domenica 26 maggio 2019

La verità sul caso Harry Quebert


“Oltre a essere effimera, la gloria non è priva di conseguenze.”
Le parole che lo scrittore Harry Quebert confida al suo studente, nonché amico, Marcus Goldman, racchiudono l'incipit e la chiusura di "La verità sul caso Harry Quebert", serie tv diretta da Jean-Jacques Annaud e tratta dal romanzo omonimo di Joel Dicker, caso letterario del 2012. 
Com'è possibile che una frase del genere racchiuda tutta l'essenza di una serie tv, o comunque di un libro? Per di più un thriller? Lo è perché è proprio la gloria, o la ricerca di essa, che dà vita ad una serie di eventi che portano, a 30 anni di distanza dalla scomparsa, al ritrovamento del cadavere della giovane Nora nella proprietà dello scrittore Harry Quebert, all'incriminazione dello stesso per l'omicidio della ragazza e alla ricerca della verità da parte di Marcus Goldman, ex allievo e ora amico fidato di Quebert, alle prese con il cosiddetto "blocco dello scrittore" dopo il grande successo avuto con la pubblicazione del suo primo romanzo. E quale occasione migliore per Marcus indagare sulle vicende che portarono 30 anni prima alla scomparsa di Nora e usare questa sua indagine personale non solo per aiutare il suo amico Quebert, che si professa innocente, ma per far luce, scrivendoci un libro, sul caso più chiacchierato del momento?
10 episodi, dalla durata di circa 50 minuti ognuno, che spiazzano e mettono, ogni volta, nuova carne al fuoco; cercare in ogni puntata insieme a Marcus e al Sergente Perry Gahalowood, interpretato da un grande Damon Wayans Jr., il colpevole dell'omicidio di Nora è una corsa ad ostacoli, è uno stravolgimento continuo, è un susseguirsi di verità, di menzogne, di sotterfugi, che cambiano radicalmente la prospettiva sulla vicenda. "La verità sul caso Harry Quebert" è un thriller a puntate uscito benissimo, con la mano sapiente, presente e mai invasiva di Jean-Jacques Annaud. A tratti può risultare lenta e molto "descrittiva" ma è anche in quest'ultima caratteristica che la serie risalta e viaggia a gonfie vele, perché dà tempo a chi guarda di soffermarsi a ragionare e a provare a capire chi possa essere stato ad aver ucciso Nora 30 anni prima. 
Il cast aiuta: Patrick Dempsey molto convincente, Ben Schnetzer bravissimo a reggere la scena e strepitoso nei duetti con Damon Wayans Jr., Kristine Froseth che buca lo schermo ad ogni primo piano. Ma anche i personaggi "secondari" non sfigurano e, anzi, innalzano ancor di più il livello della serie.
"La verità sul caso Harry Quebert" ha tutto ciò che un thriller seriale deve avere per sopravvivere e restare credibile agli occhi di chi guarda, mixando al meglio suspance e drammaticità a qualche sprazzo di leggerezza. Se non fosse per un uso un po' scolastico e poco credibile del trucco (perché i personaggi del 1975 sono interpretati dagli stessi attori che li interpretano nel 2005, anno in cui si svolge la vicenda nel "presente"), il voto alla serie sarebbe stato più alto.
"La verità sul caso Harry Quebert" la consiglio altamente, è assolutamente da vedere...al momento su Now Tv o su Sky Box Set.
VOTO FINALE: 7,5
Nel podcast di questa settimana, che trovate qui sotto, si parla di questa serie, ma anche di “22.11.63”, “The men in the high castle”, “You” e “Thirteen reasons why”...ovvero di altre serie tv tratte da romanzi più o meno di successo (e/o conosciuti).
Enjoy it!

lunedì 13 maggio 2019

Lo spietato

"E lei che lavoro fa?" "Imprenditore"
E già, perché fare l'imprenditore nella Milano degli anni ottanta per molti era più una copertura, un modo per nascondere i propri loschi affari. E per Santo Russo, calabrese trapiantato a Milano (a Buccinasco per l'esattezza) all'età di 16 anni, questa è stata sempre la massima aspirazione: criminale sì, ma con spirito imprenditoriale.
Nasce da qui "Lo spietato", film diretto da Renato De Maria e adattamento del romanzo "Manager Calibro 9" di Colaprico e Fazzo. E da un libro che presenta un titolo del genere, non ci si può che aspettare un film che rinverdisca i fasti del cinema poliziesco-criminale degli anni settanta, quello di "Milano calibro 9", de "La mala ordina", de "Il boss", della cosiddetta Trilogia del milieu, tre film noir-poliziotteschi diretti da Fernando Di Leo.
L'operazione compiuta da De Maria è ben riuscita: Lo spietato, uscito per sole tre "giornate evento" al cinema (8-9-10 aprile) e poi pubblicato direttamente su Netflix a partire dal 19 aprile, funziona alla grande, soprattutto a livello di ritmo, colori, costumi, scenografia, interpretazione, meno a livello di trama/sceneggiatura, molto basica e poco originale. Però, come detto, i colori e i costumi pop danno un'aura internazionale a "Lo spietato", che risulta perfetto nel catalogo Netflix. E soprattutto si contrappone bene ad un altro film di genere ambientato negli stessi anni ma a Roma: Romanzo Criminale. A differenza di quest'ultimo, forse anche per il differente anno di produzione e la voglia di esaltarsi in un catalogo comunque complicato come lo è quello di Netflix, "Lo spietato" risulta meno cupo e a tratti più scorrevole; anche se "Romanzo Criminale" resta un capolavoro di genere.
Alcune note di merito: ovviamente alla regia di Renato De Maria, che ha giustamente osato ed è riuscito a tirare fuori un film che funziona ed ha cavalcato, secondo me, il fattore Netflix e il non dover passare sotto la mannaia del box office; all'interpretazione di Riccardo Scamarcio in primis, credibile, sempre sul pezzo e mai fuori posto; all'interpretazione, anche e soprattutto, di Sara Serraiocco, bravissima nel tenere testa a Scamarcio (interpreta la moglie di Santo) e vera grande sorpresa de "Lo spietato".
VOTO: 7
E ora c'è una sorpresa: il primo podcast de "L'acchiappa film". Dedicato a "Lo spietato", ovviamente, ma anche ad altri film presenti nel catalogo Netflix e di recente pubblicazione: "The highwaymen", "Unicorn store", "Durante la tormenta", "The Silence" e "Triple Frontier". Così se siete in cerca di consigli su cosa vedere del catalogo Netflix, provo a darveli. Questo è il primo podcast...ci sono margini di miglioramento :D :D