sabato 30 aprile 2016

Hardcore!



Questo non è cinema. Con tutto rispetto per chi ha lavorato al film, ma Hardcore non può essere, come dice la tagline, il futuro del cinema, il film che rivoluzionerà la storia del cinema.
Hardcore è la storia di Henry, che si risveglia mutilato e senza memoria, ricostruito come cyborg dalla moglie Estelle, dopo che un pazzo con poteri di telecinesi di nome Akan lo ha massacrato. Appena ristabilitosi, Estelle viene rapita da Akan e per Henry inizierà una fuga, contro il tempo e da Akan, che lo renderà consapevole della sua forza disumana.
Girato totalmente in soggettiva, Hardcore è diretto e sceneggiato dal regista russo Ilya Naishuller e vanta nel cast attori di livello come Sharlto Copley e Tim Roth, con il primo comunque molto più presente del secondo e autore di una prova da caratterista niente male.
Come detto, lo spettatore vive il film dalla soggettiva di Henry, come fosse un videogioco e questa dovrebbe essere la tanto famigerata idea rivoluzionaria alla base di Hardcore: in realtà l'effetto è totalmente contrario, perché un videogioco è un videogioco mentre un film è un film. Mi spiego: qual è la caratteristica fondamentale e piacevole di un videogioco? Sicuramente il fatto di agire e interagire in prima persona: Hardcore in realtà si presenta come videogioco, perché ribadisco il concetto che è tutto tranne che un film, ma un videogioco non è perché lo spettatore subisce passivamente le azioni di Henry e degli altri personaggi della storia.
Eviterei di accanirmi troppo su Hardcore, concludo dando anche un'ulteriore spiegazione del perché non può essere annoverato come film: la trama non esiste, o per lo meno è come quella di un videogioco di quarta serie, e i dialoghi sono quasi totalmente assenti, considerando che il protagonista, Henry, non parla mai. Solo azione e sparatorie, vissute però in soggettiva per 90 minuti: dopo un po' se ne ha abbastanza e la tentazione di interrompere la visione è molto alta. 

VOTO FINALE: 4

mercoledì 27 aprile 2016

The Flash - Stagione 1


Titolo Originale: The Flash
Regia: David Nutter, Jesse Warn, Glen Winter, Dermott Downs, Millicent Shelton, Larry Shaw, Ralph Hemecker, Nick Copus, John F. Showalter, Rob Hardy, Stephen Surjik, Thor Freudenthal, John Behring, Kevin Tancharoen, Wendey Stanzler, Steve Shill, Douglas Aarniokoski
Attori: Grant Gustin, Candice Patton, Danielle Panabaker, Carlos Valdes, Tom Cavanagh, Jesse L. Martin, Rick Cosnett, Patrick Sabongui, John Wesley Shipp, Robbie Amell, Victor Garber, Wentworth Miller, Stephen Amell, Emily Bett Rickards, Dominic Purcell, David Ramsey
Genere: Avventura, Azione
Paese: USA
Anno: 2014-2015
Durata: 40 Minuti
Numero Di Episodi: 23
Trama: Dopo essere stato colpito da un fulmine, Barry Allen(Grant Gustin) acquisisce una super velocità, ma ben presto scoprirà di non essere l'unico con i superpoteri; inoltre cercherà di scoprire chi ha ucciso sua madre quindici anni prima.
Giudizio finale: La prima stagione di "The Flash" segna il debutto televisivo del secondo personaggio dell'universo della DC Comics, dopo la serie su Arrow.Il debutto di The Flash è più che positivo, con una prima stagione coinvolgente e appassionante per lo spettatore, anche grazie ad una sapiente regia, capace di dare un buon ritmo ad ogni singola puntata, nonostante i numerosi registi al lavoro sulla serie.Grant Gustin veste i panni del protagonista della serie, con una buona caratterizzazione del personaggio e una buona interpretazione nel corso della stagione ed è ben supportato da Candice Patton, Danielle Panabaker, Carlos Valdes, Tom Cavanagh e Jesse L. Martin, autori di buone interpretazioni e capaci di mostrare un ottimo affiatamento per le ventitré puntate che compongono la prima stagione.Le vicende raccontate, inoltre, si intrecciano con la trama della terza stagione di Arrow, rendendo entrambe le serie ancor più interessanti da vedere.Forse l'unica nota un po' stonata è rappresentata dalla realizzazione degli effetti visivi, in alcuni casi non all'altezza della situazione e che potevano essere realizzati in modo migliore.
Consigliato: Si può vedere.

martedì 26 aprile 2016

Il libro della giungla



Missione compiuta. Non era facile rendere film uno dei capolavori del cinema di animazione Disney, pietra miliare per milioni di bambini dal 1967 (anno di uscita) ad oggi. La Disney si è presa questa responsabilità, riuscire a rendere film uno dei suoi migliori cartoni animati e ha riadattato il romanzo di formazione di Rudyard Kipling: Il libro della giungla versione 2016, uscito nei cinema mondiali ad aprile, è un film onesto, migliore di ciò che ci si poteva attendere da un riadattamento in chiave CGI di un film di animazione che già in passato non era riuscito a compiere a pieno il proprio compito nel momento in cui venne rappresentato con attori in carne ed ossa. Il pregio della Disney per questa nuova versione de Il libro della giungla è stato quello di mantenere pressoché intatta la storia del film del 1967 e mantenere in toto gli elementi chiave di quel film: un umano, Mowgli, contornato da tanti animali parlanti, creati in CGI (come detto) e totalmente centrati nella storia.
Una storia, quella de Il libro della giungla, conosciuta in tutto il mondo e che in questo film non si discosta molto dal romanzo da cui è tratta e, come detto, dal cartone animato che fu apprezzatissimo da pubblico e critica: Mowgli, cucciolo d'uomo cresciuto dai lupi, è costretto a lasciare il branco per difenderlo dalla tigre Shere Khan, intenzionata a non dare pace ai lupi prima di avere ucciso lo stesso Mowgli. La pantera Bagheera, la prima che da piccolo lo salvò e lo portò dai lupi, si offre di accompagnarlo nel villaggio degli uomini. Il viaggio di Mowgli lo metterà di fronte a molte disavventure, a nuovi amici e ad una crescita materiale e spirituale.
Il libro della giungla è un film per grandi e piccini, per far riavvicinare le nuove generazioni ad una delle pietre miliari del cinema d'animazione e anche della letteratura, e per far rivivere alle vecchie generazioni la magia di un'avventura come lo è quella del cucciolo d'uomo Mowgli. Il libro della giungla è a tutti gli effetti un romanzo di formazione ed il film, diretto da Jon Favreau (al timone di regia dei primi due Iron Man), compie a pieno il suo dovere di intrattenere il pubblico in sala. Grazie anche ad un uso perfetto del CGI, mai fuori luogo e assolutamente realistico. L'ultimo applauso è invece per Neel Sethi, al debutto: la sua interpretazione di Mowgli è molto convincente e l'essere l'unico umano in un film "popolato" da animali parlanti, e quindi nella maggior parte delle scene girate pressoché inesistenti, non deve essere stato facile, ma il ragazzo di origini indiane ha superato alla grande questa prova. Il libro della giungla si poggia sulle sue (esili) spalle ma Sethi riesce a dare sostanza e credibilità al cucciolo d'uomo Mowgli e di conseguenza a tutto il film. 

SCENA CULT: nel regno di King Louie 

FRASE CULT:
Baloo: "They want to send you to the man-village? I say, you can be a man right here!" 

VOTO FINALE: 6,5

domenica 24 aprile 2016

Zona d'ombra - Una scomoda verità




"The show must go on!" recita il detto. E lo show deve andare avanti anche se a lungo termine potrebbe rivelarsi deleterio per chi recita la parte di protagonista di questo spettacolo. È questo il caso della NFL (lega di football americano) e dell'articolo Game Brain del 2009 scritto da Jeanne Marie Laskas per la rivista GQ, in cui si raccontava la vera storia del dottor Bennet Omalu, il neuropatologo di origine nigeriana che scoprì l'encefalopatia cronica traumatica, una malattia degenerativa che colpisce il cervello dopo ripetuti colpi in testa e trova il suo massimo compimento nel cervello degli ex giocatori di football americano. La battaglia mediatica che ne scaturì mise in serio pericolo la carriera e la famiglia di Omalu, il cui unico obiettivo era la salute dei giocatori; mettersi contro un'industria (perché tale è) come l'NFL, che "possiede un intero giorno della settimana”, e gran parte dell'opinione pubblica, causò al dottor Omalu non pochi problemi.
Le vicende del neuropotologo, della sua scoperta e della lotta contro l'NFL per tentare di far uscire la verità, sono raccontate nel film Zona d'ombra - Una scomoda verità (Concussion il titolo originale), diretto e sceneggiato da Peter Landesman e interpretato da Will Smith, uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 21 aprile, 4 mesi dopo l'uscita nei cinema americani. Un'uscita programmata negli Stati Uniti a dicembre per sfruttare l'ultimo slot a disposizione per dare a Zona d'ombra qualche opportunità in vista dei premi Oscar: la realtà è stata ben diversa, anzi fu proprio il film di Landesman e la mancata candidatura di Will Smith a accendere la miccia della protesta della comunità afroamericana nei confronti dell'Academy. In realtà, per quanto riguarda Will Smith, è realmente inconcepibile il motivo per cui l'attore nativo di Philadelphia non sia stato per niente preso in considerazione per la categoria "Miglior attore protagonista": la sua interpetazione (consigliata in lingua originale) del dottor Omalu entra di diritto tra le migliori dell'anno e sicuramente è nella personale top3 dell'attore, sia per incisività, sia per studio del personaggio.
Onestamente, Zona d'ombra è soprattutto Will Smith, l'umanità e la passione che l'attore mette nell'interpretare un personaggio comunque scomodo (per la cultura americana) come il dottor Omalu. E il raccontare nel migliore dei modi, e in tutte le sue sfaccettature, una storia così scomoda fa di Peter Landesman un regista e uno sceneggiatore comunque molto coraggioso. E bravo, ovviamente: la regia è molto buona e con estrema cura dei dettagli, la trama molto lineare e senza buchi narrativi, che però avrebbe potuto fare di più. Logicamente quando si parla di storia vera e di protagonisti che cercano in tutti modi di far venire a galla una vicenda scomoda, non si può non fare il paragone con Il caso Spotlight, miglior film agli ultimi Oscar: quest'ultimo, essendo anche più corale di Zona d'ombra, ha una caratura e un impatto più devastante rispetto al film di Landesman.
Il football negli Stati Uniti è ormai uno stile di vita: Zona d'ombra non è un film sul football, ma fa riflettere su quanto in là ci si possa spingere affinché, riprendendo la frase d'apertura, "the show must go on".

MONOLOGO CULT: "All of these animals have shock absorbers built into their bodies. The woodpecker's tongue extends through the back of the mouth out of the nostril, encircling the entire cranium. It is the anatomical equivalent of a safety belt for its brain. Human beings? Not a single piece of our anatomy protects us from those types of collisions. A human being will get concussed at sixty G's. A common head-to-head contact on a football field? One hundred G's. God did not intend for us to play football."

VOTO FINALE: 6,5

mercoledì 20 aprile 2016

Arrow - Stagione 3


Titolo Originale: Arrow
Regia: Glen Winter, Wendey Stanzler, Stephen Surjik, John Behring, Michael Schultz, Peter Leto, Rob Hardy, Jesse Warn, Thor Freudenthal, Nick Copus, Dermott Downs, Gregory Smith, Dwight H. Little, Douglas Aarniokoski, Antonio Negret
Attori: Stephen Amell, Katie Cassidy, David Ramsey, Willa Holland, Paul Blackthorne, Emily Bett Rickards, John Barrowman, Colton Haynes, Manu Bennett, Caity Lotz, Brandon Routh, Karl Yune, Audrey Marie Anderson, Cynthia Addai-Robinson, Rila Fukushima, Katrina Law, Matt Nable, Grant Gustin
Genere: Avventura, Azione
Paese: USA
Anno: 2014-2015
Durata: 40 Minuti
Numero Di Episodi: 23
Trama: Oliver Queen(Stephen Amell), impegnato a proteggere Starling City sotto le vesti di Arrow, dovrà affrontare un terribile nemico che lo metterà difronte ad una difficile scelta.
Giudizio finale: La terza stagione di "Arrow", basata sull'omonima serie di fumetti targata DC Comics, rispecchia un po' le precedenti, con puntate coinvolgenti per lo spettatore, che lo spingono a seguire la storia puntata dopo puntata.Nonostante i molti registi all'opera nel corso della stagione, le puntate sono abbastanza omogenee e con un buon ritmo narrativo, capace di non far annoiare lo spettatore; inoltre i vari registi sono molto bravi a destreggiarsi nelle due linee temporali che raccontano le vicende di Arrow e che sono una caratteristica della serie fin dalla prima stagione.Stephen Amell ritorna a vestire i panni del protagonista della serie, ma come nelle stagioni precedenti la sua interpretazione risulta monoesperessiva e forse è l'unica pecca di Arrow.Così come per Stephen Amell, anche l'interpretazione di Willa Holland resta in linea con le poco convincenti interpretazioni delle stagioni precedenti.David Ramsey e Emily Bett Rickards, invece, forniscono buone prove in linea con quanto fatto in precedenza e risultano essere un valore aggiunto.Ma la prova migliore è forse quella di John Barrowman, nuovamente convincente nel proprio ruolo e capace di una grande caratterizzazione del personaggio.Tra le new entry della serie troviamo Brandon Routh e Matt Nable, autori di buone interpretazioni e di una buona caratterizzazione dei rispettivi personaggi.Comunque complessivamente tutto il cast dimostra di avere un buon affiatamento nel corso di tutta la stagione.Inoltre, durante la terza stagione troviamo diverse puntate che si intrecciano narrativamente con la prima stagione di "The Flash".
Consigliato: Si può vedere.

martedì 19 aprile 2016

The Walking Dead - Stagione 6




Titolo Originale: The Walking Dead
Regia: Greg Nicotero, Jennifer Chambers Lynch, Michael Slovis, Stephen Williams, Avi Youabian, Jeffrey F. January, David Boyd, Michael E. Satrazemis, Kari Skogland, Billy Gierhart, Alrick Riley
Attori: Andrew Lincoln, Chandler Riggs, Norman Reedus, Steven Yeun, Melissa McBride, Lauren Cohan, Danai Gurira, Sonequa Martin-Green, Alanna Masterson, Michael Cudlitz, Christian Serratos, Seth Gilliam, Lennie James, Tovah Feldshuh, Jeffrey Dean Morgan
Genere: Drammatico, Horror, Thriller
Paese: USA
Anno: 2015-2016
Durata: 40 Minuti
Numero Di Episodi: 16
Trama: Quando pensano ormai di aver raggiunto un luogo sicuro in cui restare, Rick(Andrew Lincoln) e il suo gruppo dovranno affrontare nuove minacce e nuovi nemici.
Giudizio finale: "The Walking Dead", serie ispirata all'omonimo fumetto creato da Robert Kirkman, è ormai giunta alla sesta stagione, che purtroppo ripercorre le orme delle ultime stagioni, con pochi momenti di spicco e molti momenti "morti", in cui succede poco o niente.La regia nel corso di questa stagione è piuttosto omogenea, nonostante l'avvicendamento di diversi registi nel corso degli episodi, con un ritmo piuttosto lento ma che scorre senza grandi patemi.Andrew Lincoln, Chandler Riggs, Norman Reedus, Steven Yeun e gli altri protagonisti delle precedenti stagioni tornano a vestire i panni dei propri personaggi e ancora una volta forniscono interpretazioni di buon livello, con una buona affinità scenica e con una buona caratterizzazione dei singoli personaggi.Molto significativa e di gran impatto l'entrata in scena del personaggio interpretato da Jeffrey Dean Morgan, che, a dispetto del poco tempo concessogli in questa stagione, riesce a dare una grande caratterizzazione al proprio personaggio e a creare una buona aspettativa per la nuova stagione, sperando in un cambio di rotta dopo delle stagioni non proprio entusiasmanti.
Consigliato: Inizia ad avere poco senso continuare a vedere la serie.

sabato 16 aprile 2016

Il cacciatore e la regina di ghiaccio



Ci sono due sorelle. Una delle due, dopo una delusione d'amore, decide di scappare e rifugiarsi a nord, dove affina il suo potere magico di controllo del ghiaccio. "Aspetta, aspetta, questa storia la conosciamo, è Frozen!". No, in realtà no.
Anni dopo, un gruppo di persone composto da nani e umani si mette in viaggio alla ricerca di oggetto magico, trovato il quale dovranno portarlo in un luogo ugualmente misterioso e distruggerlo. "Aspetta, aspetta, questa storia la conosciamo, è Il signore degli anelli!". No, in realtà no.
A dare la spinta decisiva alla riuscita della missione che salverà il mondo è l'amore tra due guerrieri..."Quindi è Hunger Games?". No, in realtà stiamo parlando de Il cacciatore e la regina di ghiaccio, uscito nei cinema da poche settimane, prequel, sequel, spin-off e chi più ne ha più ne metta, del film del 2012 Biancaneve e il cacciatore.
Diretto da Cedric Nicolas-Troyan e sceneggiato da Craig Mazin e Evan Spiliotopoulos, Il cacciatore e la regina di ghiaccio è un'accozzaglia di idee unite tra loro in maniera approssimativa, un calderone di scopiazzature, alcune al limite della querela, con poca sostanza e con poca originalità. Come detto è un mezzo prequel e un mezzo sequel di Biancaneve e il cacciatore, il tutto per giustificare l'assenza di Biancaneve stessa: la scelta non paga a pieno, alcune forzature sono palesemente visibili e la storia si trascina a fatica verso un finale abbastanza scontato e banale.
La regia di Cedric Nicolas-Troyan è in linea con la trama, non ha sobbalzi d'autore e nemmeno scempiaggini da cerchio rosso: il regista francese, all'esordio (dopo la collaborazione in Biancaneve e il cacciatore e in Maleficent), è da rivedere, magari alle prese con un film che abbia un'autentica spina dorsale.
Cosa resta quindi da salvare de Il cacciatore e la regina di ghiaccio? Poco, quasi niente. Gli effetti visivi, che non sfigurano ma comunque non sono da trascrivere negli annali della storia del cinema. Ed infine il cast, unica vera ragione di esistere del film, che oltre ad essere l'insieme di varie storie già raccontate in altri film è anche l'insieme di attori di caratura importante: Chris Hemsworth credibile ed ironico al punto giusto nel ruolo di Eric (il cacciatore); Charlize Theron sempre molto brava in ogni ruolo che si trova ad affrontare e la sua interpretazione della "villain" Ravenna è di enorme sostanza; Emily Blunt sorprendente per come riesce a crescere insieme al suo personaggio, dopo un'impressione iniziale di troppa poca cattiveria nell'interpretare la regina di ghiaccio; infine, Jessica Chastain, l'unica delusione del cast, più per colpa di un personaggio, quello di Sara, cucito su misura di qualcun altro e non su di lei.
Il cacciatore e la regina di ghiaccio è un film totalmente inutile, non c'è nient'altro in più da dire.

VOTO FINALE: 5-

venerdì 15 aprile 2016

Zootropolis



L'anno del cinema di animazione è stato caratterizzato, e oserei dire segnato, da quel capolavoro, degno di Oscar, Inside Out e quindi logicamente qualsiasi film d'animazione che giunge nelle sale cinematografiche deve per forza convivere con la presenza ingombrante della pellicola di produzione Pixar. Zootropolis (Zootopia il titolo orginale) si trova anch'esso ad affrontare il paragone con il migliore film di animazione degli ultimi anni, ma comunque riesce ad uscirne bene: certo siamo lontani dai livelli toccati da Inside Out, ma Zootropolis riesce bene nell'intento di intrattenenere e soprattutto è adatto ad un pubblico leggermente diverso, prevalentemente è un film d'animazione chiaramente più a misura di bambino che di adulto.
Uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 18 febbraio, Zootropolis racconta le gesta di Judy, giovane coniglietta che ha appena realizzato il suo sogno, diventare la prima coniglietta poliziotta di Zootropolis. Assegnata ad ausiliare del traffico, Judy si ritrova invece a dover affrontare, insieme a Nick, volpe che ogni giorno cerca di sbarcare il lunario con espedienti più o meno lusinghieri, il mistero della scomparsa di 14 animali di specie diversa.
Zootropolis, come ormai ogni film d'animazione degli ultimi anni, racconta in maniera molto leggera i problemi della società moderna: è un film sull'integrazione e sulla manipolazione dei cittadini da parte del governo. Come detto, è adatto più ai bambini che agli adulti proprio per la maniera in cui vengono affrontati questi temi e, soprattutto per quanto riguarda l'integrazione tra specie diverse, per il modo in cui riesce positivamente a insegnare ai più piccoli l'uguaglianza e l'amicizia.
Buon film d'animazione, non esilarante dall'inizio alla fine, ma con alcune scene da ricordare.

SCENA CULT: la scena alla motorizzazione civile con i bradipi

VOTO FINALE: 6

sabato 9 aprile 2016

Victor - La storia segreta del dott. Frankenstein


"Conoscete già a storia. La scarica del fulmine. Un genio folle. Una creazione spaventosa."
È tutto nell'incipit l'intento principale di Victor - La storia segreta del dott. Frankenstein (Victor Frankenstein il titolo originale), ennesima rivisitazione del romanzo cult di Mary Shelley, in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane. Del racconto dell'autrice britannica ci sono state negli anni diverse re-interpretazioni, le figure del Dottor Frankenstein e della sua "creatura" sono state usate (e oserei dire abusate) più e più volte, quindi pensare di riuscire a dare vita ad un film innovativo sul tema è un'impresa assolutamente titanica. Ci riescono in parte il regista scozzese Paul McGuigan (Slevin, Push) e lo sceneggiatore statunitense Max Landis (Chronicle, American Ultra), le menti dietro la realizzazione di Victor Frankenstein: lo fanno capovolgendo il punto di vista principale della storia, affidando il racconto ad un povero clown deforme che un giorno incontra il brillante Victor Frankenstein che, dopo averlo aiutato a scappare dal circo intuendone le sue capacità, lo accoglie in casa come suo aiutante, chiamandolo Igor. I due tenteranno un'impresa quasi impossibile, spinti dall'ossessione per la scienza di Victor.
L'idea di affidare il racconto al giovane Igor risulta essere vincente, soprattutto per riuscire a distanziarsi da tutte le precedenti rappresentazioni del Frankenstein di Mary Shelley: Igor è l'alter ego dello spettatore, che si affaccia piano piano sulla scena e osserva lo svolgimento dei fatti, vivendo le stesse identiche sensazioni provate dal protagonista intepretato da Daniel Radcliffe. Perché si, Victor Frankenstein è principalmente la storia del dottore e delle sue idee innovative e folli allo stesso tempo, ma il protagonista del film è Igor, sono le sue vicende, legate a doppio filo a quelle di Victor, che vengono raccontate allo spettatore.
McGuigan si dimostra ancora una volta un regista di talento e, strizzando l'occhio a Guy Ritchie e ai suoi Sherlock Holmes, confeziona un film di buon livello, dal ritmo sostenuto e registicamente senza punti morti. La sceneggiatura di Landis, come detto, parte da una buonissima idea iniziale e riesce, specialmente nella prima parte, a svilupparsi nel migliore dei modi; ma poi ritorna il solito Landis: come in Chronicle e in American Ultra, lo sceneggiatore statunitense si perde sul più bello e l'ultima parte di Victor Frankenstein non riesce ad attestarsi sui buonissimi livelli della prima. Il personaggio del dottor Frankenstein viene poco approfondito, soprattutto nel suo malessere interiore e nelle sfaccettature della sua follia/genialità.
Il film comunque scorre molto bene, grazie, oltre che all'ottima fotografia e scenografia, alle interpretazioni di Daniel Radcliffe e James McAvoy: la contrapposizione tra i due personaggi e i due attori è la chiave di Victor Frankenstein ed entrambi riescono nell'intento di dare vita ad una coppia cinematografica di altissimo livello. Il "doppio", cinematograficamente parlando, è sempre stata la chiave di ottimi film: e qui in Victor Frankenstein non è da meno, con la contrapposizione della follia schizofrenica di McAvoy-Victor e la pacatezza brillante di Radcliffe-Igor: l'unico appunto è che forse ci si poteva spingere un po' oltre ed osare di più.
Victor Frankenstein è un modo diverso di mettere in scena il romanzo di Mary Shelley, è un film godibile e sicuramente migliore di altre opere ispirate allo stesso romanzo (I, Frankenstein su tutti). 

SCENA CULT: tutte le scene inerenti l'anatomia umana (o animale) 

FRASE CULT:
Victor: "There is no Satan. No God. Only Humanity. Only ME!" 

VOTO FINALE: 7-




sabato 2 aprile 2016

Batman v Superman: Dawn of Justice



Anche la DC Comics ha la sua "Civil War" e vede, in contemporanea, la nascita della Justice League, contraltare degli Avengers griffati Marvel. E questa è una premessa dovuta, anche per giustificare in pieno il voto finale che merita Batman v Superman: Dawn of Justice.
Il film è principalmente lo scontro tra i due supereroi della DC Comics, ma in realtà è anche lo scontro tra due "mondi" e tra due diversi modi di vedere la vita: da un lato Bruce Wayne, cupo e poco propenso ai rapporti, determinato a sconfiggere il male in ogni modo; dall'altro Clark Kent, un dio sceso sulla terra che preferisce dare la priorità ai rapporti interpersonali, senza considerarne le conseguenze. In questo scontro, si inserisce alla perfezione Lex Luthor, giovane magnate intenzionato ad approfittare dell'attrito tra i due supereroi.
Seguendo le linee guida tracciate da Christopher Nolan nella sua trilogia sull'uomo pipistrello, Zack Snyder, già al timone di regia del prequel L'uomo d'acciaio che ha dato nuova linfa al franchise di Superman, mantiene un clima cupo e dark per Batman v Superman ma purtroppo, a differenza del visionario regista inglese, non ha completamente carta bianca. Mi spiego meglio. Nolan aveva una trilogia, con un suo protagonista, Batman, ed un suo finale, e ha potuto concentrare le sue energie solamente nella creazione di questo fenomeno cinematografico, in tempi in cui i supereroi non stavano facendo sfracelli al botteghino; Snyder, invece, è stato chiamato in causa per dare vita ad un nuovo fenomeno cinematografico che faccesse capo alla DC Comics e che si scontrasse (al botteghino e nell'immaginario degli appassionati) con quello creato dalla Marvel. E ciò lo ha "costretto" a sottostare a determinate dinamiche e quindi dare vita, con questo Batman v Superman, alla Justice League più volte annunciata dai vertici della DC e della Warner: ed ecco l'inserimento, un po' avventato e troppo forzato, di Wonder Woman e un primo contatto con altri supereroi dell'universo dei fumetti DC, come Flash, Aquaman e Cyborg.
Logicamente gli effetti visivi la fanno da padrone ed insieme alla fotografia di Larry Fong e alla musiche (divine) di Hans Zimmer e Junkie XL, prende vita uno spettacolo piacevolissimo per gli occhi e le menti degli spettatori, comunque sempre attirati dalle vicende raccontate dalla pellicola.
Il problema maggiore però è che Batman v Superman pecca in leggerezza: è tutto troppo dark, tutto troppo tremendamente "pesante". Il film si prende troppo sul serio e la differenza maggiore con gli altri film di supereroi sfornati dalla Marvel è tutta in questo piccolo particolare: a volte bisognerebbe anche puntare sulla leggerezza e la speranza è che la Warner e la DC Comics prendano nota per le loro pellicole future, su tutte Suicide Squad e quello sulla Justice League.
La regia di Snyder, ancorata alle scelte di sceneggiatura dei vertici della casa di produzione e di David S. Goyer, risulta comunque molto asciutta e soddisfacente, riuscendo a reggere anche nei momenti in cui è proprio la trama a fare acqua e a forzare la mano su alcuni accadimenti.
Batman v Superman: Dawn of Justice segna il debutto come nuovo Batman di Ben Affleck, già protagonista del flop del 2003 Daredevil: nonostante l'ondata di critiche che si tirò addosso all'annuncio del suo ruolo, Affleck in realtà risulta molto credibile come Bruce Wayne, diverso (e anche più invecchiato) da quello interpretato da Christian Bale nella trilogia di Nolan, ma comunque abbastanza inserito e centrato rispetto alla nuova dimensione data all'uomo pipistrello. La sua interpretazione è incisiva, magari leggermente compassata, ma assolutamente in linea con il personaggio. Se il resto del cast si muove molto bene e ha pochissime indecisioni, a sorprendere è Jesse Eisenberg e la sua interpretazione di Lex Luthor: fenomenale. Finalmente una prova super di Eisenberg e che "rompe" totalmente con i personaggi interpretati in passato dall'attore: cimentarsi in un ruolo complicato come quello di Lex Luthor ed uscirne indenne e rafforzato significa essere riuscito a sfoderare una grande prova.
Logicamente Batman v Superman resta un film da vedere ma ha troppi input narrativi per riuscire a fare completamente breccia nel cuore degli spettatori e per crearsi una propria dimensione. Meditare gente, meditare: magari forzare meno la mano per creare un proprio franchise avrebbe dato maggior linfa al film. 

SCENA CULT: il combattimento tra Batman e Superman 

MONOLOGO CULT:
Lex Luthor: "And now, you will fly to him, and you will battle him to the death. Black and blue. Fight night. The greatest gladiator match in the history of the world. God versus man. Day versus night! Son of Krypton versus Bat of Gotham!" 

VOTO FINALE: 6,5