mercoledì 23 dicembre 2015

We Are Your Friends


Poteva essere un film da ricordare. Resta invece un film che non riesce ad emergere dal gruppo.
We Are Your Friends è stato distribuito negli Stati Uniti lo scorso agosto (in Italia un mese dopo) ed è diretto da Max Joseph; concepito come racconto di formazione con chiare matrici musicali, il film vede Zac Efron nei panni del giovane aspirante dj Cole Carter, diviso tra i lavoretti saltuari insieme agli amici nella San Fernando Valley e il tentativo si sfondare come dj di fama mondiale. L'incontro col famoso dj James Reed, che lo prende sotto la sua ala protettiva, e la sua fidanzata Sophie danno una scossa alla sua vita.
Tante buone idee che però si perdono sul più bello: We Are Your Friends non adempie del tutto al proprio compito, risultando un ulteriore film "generazionale" che non riesce a discostarsi dalla solita trama trita e ritrita di tutte le pellicole che tentano di raccontare ascesa, discesa e rivincita di un ragazzo (o ragazza) alle prese con il desiderio di realizzare i propri sogni. La storia, pur non essendo mai realmente noiosa, risulta abbastanza scontata, dando l'impressione allo spettatore di trovarsi davanti ad un qualcosa di già visto; la regia di Joseph si limita a seguire i dettami della sceneggiatura, riuscendo solo in un'occasione a risultare brillante e innovativa. A risaltare di We Are Your Friends è sicuramente la colonna sonora, intergrazione mai banale alle vicende di Cole e del suo gruppo di amici.
Il cast è di livello per un film del genere, sufficiente nella caratterizzazione dei personaggi: tra gli altri, Zac Efron non stecca ma sicuramente si limita solo a svolgere il suo compitino, senza infamia e senza slanci apocalittici; Wes Bentley si dimostra, come sempre, molto incisivo a livello d'interpretazione, anche se, a tratti, il suo personaggio non viene indagato a fondo; a steccare un po' è sicuramente Emily Ratajkowski, curve mozzafiato ma recitazione sicuramente da rivedere.
We Are Your Friends non è sicuramente un film da bocciare, si è visto di molto peggio; chiaro è che non lascia particolari insegnamenti o riflessioni allo spettatore e, soprattutto, non riesce a sorprenderlo.


SCENA CULT: la prima festa di Cole insieme a James

VOTO FINALE: 6-

domenica 20 dicembre 2015

The Ridiculous 6


Non ci sono solo serie tv su Netflix. In misura maggiore oltreoceano, ma comunque anche in Italia, il cataologo on line della piattaforma on demand prevede anche documentari e soprattutto film, prodotti o meno internamente. Uno di questi è The Ridiculous 6, un western demenziale prodotto dalla Happy Madison Production (casa di produzione dell’attore Adam Sandler), rilasciato su Netflix (in tutto il mondo) lo scorso 11 dicembre e che annovera nel cast, oltre a Sandler, attori del calibro di Terry Crews, Jorge Garcia, Taylor Lautner, Rob Schneider e Luke Wilson, con vari cameo interessanti ed importanti.
Il film è incentrato, inizialmente, sulla figura di Coltello Bianco (White Knife nella versione originale), orfano cresciuto da una tribù indiana. Per cercare di salvare il suo vero padre, il famigerato fuorilegge Frank Stockburn, il quale si ritrova minacciato di morte da un tale Cicero, intraprende un viaggio nell'America di fine ottocento: lungo il viaggio scopre di avere anche cinque fratellastri i quali decidono di unirsi a lui per questa missione.
L'idea alla base di The Ridiculous 6 è bella ed intrigante e lo sviluppo a livello registico ed estetico è assolutamente di livello; quello che convince poco, però, è lo sviluppo della trama, perfettamente integrata nel genere "demenziale" ma poco incisiva a livello qualitativo e carente sotto l'aspetto "commedia". Ma andiamo con ordine.
The Ridiculous 6, come tutti i prodotti Netflix, è girato in maniera ottimale e può avvalersi di una fotografia di altissimo livello: merito del regista Frank Coraci, bravo a prendere in giro tutte le convenzioni del western e a girare quasi tutte le scene in maniera ottimale, e del direttore della fotografia Dean Semler (premio Oscar nel 1991 per Balla coi lupi), favoloso nel ricreare perfettamente l'atmosfera dei film western del passato.
Come detto, a non convincere di The Ridiculous 6 è lo sviluppo di una trama che in realtà sarebbe accattivante ma che purtoppo, però, ha ben pochi acuti comici nel suo svolgimento: poche sono le gag realmente da ricordare e la storia viene tirata in po' troppo per le lunghe, annoiando lo spettatore in più di un'occasione. E questo per un film demenziale il cui unico intento è quello di far ridere è una cosa totalmente negativa.
Tutto ciò anche a causa degli attori principali, tutti al di sotto della sufficienza, in primis Adam Sandler, poco credibile e assolutamente impalpabile per quasi tutta la durata del film: considerando che The Ridiculous 6 è una sua creatura, la cosa è completamente inaccettabile. A salvarsi, dei sei protagonisti, è sicuramente Taylor Lautner, perfettamente calato nella parte del fratello demenziale (e non tanto intelligente) di Coltello Bianco.
The Ridiculous 6 rimane quindi un film facilmente dimenticabile: d'altronde non riesce ad adempiere al compito principale assegnatogli e cioè quello di divertire e di far sorridere il pubblico, dimostrandosi così riuscito quasi unicamente a livello propriamente formale.

SCENA CULT: il torneo di poker

DIALOGO CULT:
Lil Pete: "Hey friend, need any help gettin' her out?"
Ramon: "She's not really stuck amigo, she's a diversion."
Lil Pete: "She's a virgin? I'm a virgin, too...unless you count canty-loupes."

VOTO FINALE: 5 

mercoledì 16 dicembre 2015

Arrow - Stagione 1


Titolo Originale: Arrow
Regia: David Nutter, David Barrett, Guy Norman Bee, Vincent Misiano, Michael Schultz, John Behring, David Grossman, Kenneth Fink, John Dahl, Eagle Egilsson, Nick Copus, Wendey Stanzler, Glen Winter, Michael Offer
Attori: Stephen Amell, Katie Cassidy, David Ramsey, Willa Holland, Paul Blackthorne, Emily Bett Rickards, John Barrowman, Colton Haynes, Susanna Thompson, Manu Bennett, Colin Donnell, Celina Jade, Colin Salmon, Byron Mann, Kelly Hu, Jessica De Gouw
Genere: Avventura, Azione, Drammatico
Paese: USA
Anno: 2012-2013
Durata: 40 Minuti
Numero Di Episodi: 23
Trama: Creduto morto per cinque anni dopo l'affondamento del suo yacht in mare aperto, il playboy miliardario Oliver Queen(Stephen Amell) fa ritorno a Starling City con in mente un'idea ben precisa, combattere coloro che stanno distruggendo la sua città.
Giudizio finale: "Arrow - Stagione 1" è una serie televisiva creata da Greg Berlanti, Andrew Kreisberg e Marc Guggenheim e basata sull'omonimo fumetto della DC Comics.La storia proposta nel corso della prima stagione è molto avvincente e cattura lo spettatore per tutti e ventitré gli episodi, con un gran finale di stagione molto coinvolgente.La serie si avvale di molti registi, capaci di mantenere uno stile piuttosto omogeneo e ricco di azione; inoltre sono molto bravi nell'utilizzo dei flashback su cui la serie fa molto affidamento per raccontare due linee temporali.Purtroppo la pecca più grande della serie è nel suo cast, con alcuni attori poco convincenti; infatti Stephen Amell è praticamente monoespressivo per l'intera stagione.Ma non sono da meglio Willa Holland, Susanna Thompson e Katie Cassidy, poichè non riescono a dare la giusta spinta alle caratterizzazioni dei propri personaggi.Si salvano David Ramsey, Emily Bett Rickards e John Barrowman, con i primi due ottimi nel supporto a Stephen Amell e capaci di creare anche divertenti momenti comici, soprattutto Emily Bett Rickards; mentre John Barrowman è capace di fornire un'ottima caratterizzazione del proprio personaggio.
Consigliato: Si può vedere.

domenica 13 dicembre 2015

Sense8 - Stagione I






Probabilmente la miglior serie tv degli ultimi 5 anni. Un insieme perfetto di elementi per dare vita ad un prodotto di ottima qualità. Sense8 è una serie tv originale firmata Netflix, pubblicata sulla piattaforma americana il 5 giugno 2015 (in Italia è arrivata, insieme alla casa madre, lo scorso 22 ottobre), ideata e sceneggiata dai Wachowski e J. Michael Straczynski, con i primi che si sono anche alternati alla regia in diversi episodi con Tom Tykwer, James McTeigue e Dan Glass.
La serie racconta di otto persone legate tra loro da una violenta visione, in cui si vede una donna che si suicida. Tutti e otto, in maniera inizialente incomprensibile, sono "connessi" tra loro e possono leggere nei pensieri degli altri e provare le stesse sensazioni degli altri. Qualcuno però sta dando loro la caccia e gli otto protagonisti, sparsi in giro per il mondo, oltre a dover affrontare i loro problemi quotidiani, dovranno difendersi da questo nemico comune.
Partiamo dal presupposto che Netflix è ormai una garanzia: questo non significa che poi ogni idea o sceneggiatura diventi perfetta solamente perché realizzata con l'aiuto di Netflix; ciò che risalta all'occhio però è sicuramente la bontà con cui vengono girate le serie tv, i film ed i documentari firmati dalla piattoforma streaming diventata ormai un cult in tutto il mondo. E Sense8 non è da meno. Non c'è una nota stonata nella serie tv dei Wachowski: personaggi accattivanti, ben interpretati e ben caratterizzati, in ogni loro minima sfaccettatura; musiche perfette, elemento centrale per legare tra loro le storie degli 8 protagonisti e momenti assolutamente godibili all'interno delle puntate; fotografia strepitosa, mai banale e assolutamente centrata; regia da urlo, con stacchi, zoomate, cambi di fuoco e panoramiche da far studiare in tutte le scuole di cinema.
La prima stagione di Sense8 conta 12 episodi, della durata che varia dai 40 ai 50 minuti (a parte l'episodio pilota di 64 minuti) e riesce in un'impresa che ben poche serie tv possono annoverare: riuscire a non annoiare mai, né all'interno del singolo episodio e né nella completezza della stagione. Il crescendo spaventoso che caratterizza Sense8 e che porta all'apoteosi del finale di stagione è un qualcosa di assolutamente stupefacente, con lo spettatore sempre coinvolto nella storia e ansioso di scoprire le evoluzioni dei vari personaggi e di arrivare ad avere, così come gli 8 protagonisti, delle risposte a tutto ciò che vede accadere.
Sense8 è stata rinnovata per una seconda stagione (annuncio avvenuto lo scorso 8 agosto, data di nascita di tutti e 8 i personaggi) e se si mantiene ad alti livelli avremo una serie tv che potrà tranquillamente entrare nella storia e negli annali di cinema e tv. 

SCENE CULT: 1x04 - Scena "What's going on?" / 1x10 - Scena nascite

VOTO FINALE: 8

sabato 12 dicembre 2015

Pan - Viaggio sull'isola che non c'è

  
Seconda stella a destra, e poi dritto fino al mattino. La strada per l'isola che non c'è è stampata a lettere cubitali nell'immaginario comune, così come la storia di Peter Pan, dei bambini sperduti e della loro continua "guerra" con il capitan Uncino. Ciò che non è mai stata raccontata è l'origine della leggenda del bambino che non vuole crescere.
Pan - Viaggio sull'isola che non c'è, film uscito ad ottobre negli Stati Uniti e solamente un mese dopo qui in Italia, racconta di come Peter, abbandonato dalla madre in un orfanotrofio nei pressi dei giardini di Kensington, venga rapito dal pirata Barbanera e portato sull'isola che non c'è. Costretto a lavorare in miniera, fa la conoscenza di Giacomo Uncino ed insieme a lui progetta la fuga per mettersi a capo di una tribù che possa combattere Barbanera e i pirati.
Non proprio una libera interpretazione della favola di Peter Pan, visto che qui si tratta di una sorta di prequel delle vicende raccontate nei libri dello scrittore scozzese James Matthew Barrie. E grazie a ciò lo sceneggiatore Jason Fuchs ed il regista Joe Wright hanno potuto sbizzarrirsi nell'inventare quasi di sana pianta una storia che avesse come protagonisti i personaggi dei libri ma che raccontasse vicende totalmente inedite. Il problema, ed anche bello grosso, è che ciò che ne è venuto fuori è un film incasinato e pieno di invenzioni narrative, che sfiniscono e destabilizzano lo spettatore, facendolo perdere, in più di un'occasione, nei vari spunti della storia: Pan non riesce ad avere una sua identità, unendo in maniera un po' invasiva molti elementi cinematografici attinti da altre saghe di successo.
A salvarsi di Pan sono gli effetti visivi, realizzati ottimamente e contraltare perfetto delle vicende raccontate dal film: se quest'ultime appesantiscono lo spettatore e cercano di farlo scappare (come vorrebbe Uncino) dall'isola che non c'è, le musiche di John Powell, le scenografie di Aline Bonetto, le musiche di Jacqueline Durran, la fotografia di John Mathieson e Seamus McGarvey e gli effetti speciali riescono a dare vitalità alla storia e un motivo di interesse a chi sta guardando il film.
Il cast è di buonissimo livello, con il piccolo Levi Miller e la sempre brava Rooney Mara autori di prove sostanziose. Da contraltare però, c'è la prova di Hugh Jackman: poco incisivo il suo personaggio (Barbanera), non propriamente uno dei migliori villain cinematografici, poco significativa la sua caratterizzazione; sicuramente dall'attore australiano ci si aspetta sempre qualcosa in più.
Dispiace dover bocciare un film come Pan, perché l'idea alla base del film era accattivante, così come le modalità di messa in scena della storia: siamo nel 2015, quindi cercare di strizzare l'occhio allo steampunk per dare una prospettiva diversa alla storia di Peter Pan è assolutamente condivisibile (a parte un paio di scene); purtroppo, però, si è cercato di fare troppo e ciò non ha assolutamente giovato al film.

SCENA CULT: il mondo delle fate

DIALOGO CULT:
Peter Pan: "Always be friends, Hook. Are we?"
Hook: "Always. It can't possibly go wrong."

VOTO FINALE:


martedì 8 dicembre 2015

Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick


In principio ci fu Moby Dick, epica balena bianca portata alla ribalta internazionale dal libro di Herman Melville; viceversa, però, fu anche il libro su Moby Dick che rese Herman Melville uno scrittore famoso in tutto il mondo, uno dei capostipiti della letteratura americana. Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick non è l'adattamento cinematografico di quel romanzo, ma bensì racconta la storia che lo ha ispirato, cioè la vicenda, realmente accaduta, della baleniera Essex, abbattuta dalla balena bianca nell'inverno del 1820.
Finalmente, dopo molto tempo, Hollywood ritorna a raccontare storie avventuresche e lo fa attraverso uno dei migliori registi della nostra epoca, quel Ron Howard che riesce a rendere epico e magnifico qualsiasi soggetto e sceneggiatura gli passi tra le mani. In questo caso, è impeccabile a rendere visivamente perfetto il libro Nel cuore dell'oceano - Il naufragio della baleniera Essex di Nathaniel Philbrick, uscito nel 2000 e fortunatamente finito nelle mani del regista statunitense. Howard è bravissimo a calvalcare le onde (è proprio il caso di dirlo) della storia, senza sconvolgerla e mantenendo intatta l'aura di epicità e solidità della vicenda raccontata, inserendo però, in maniera significativa e mai banale, uno studio dettagliato sui personaggi, facendo risaltare al massimo tutti i vari cambiamenti di stato d'animo degli esseri umani, sbattuti in mare e comunque sempre leali tra loro. 
Heart of the Sea merita non solo di essere visto al cinema in alta risoluzione, ma probabilmente è uno dei pochi film degli ultimi anni a meritare la visione in 3D, vista la spettacolarità delle scene e la grande cura dei dettagli anche nelle scene di naufragio e di raffronto con la mastodontica balena bianca. Tutto ciò anche grazie alla fotografia curata da Anthony Dod Mantle, perfetta e da far vedere nelle scuole e nelle università che trattano la materia: la veridicità con cui vengono messe in scena le vicende della baleniera Essex è da antologia.
Questo binomio perfetto tra fotografia e scene spettacolari non fa altro che coinvolgere in maniera totale lo spettatore, che ha infatti l’impressione, sebbene a tratti, di essere proprio lì, sulla Essex, bagnato, sballottato, impaurito e tremendamente curioso.
Parlavamo di studio sui personaggi: beh, questo è da attribuire anche agli attori di Heart of the Sea, su tutti Chris Hemsworth, Benjamin Walker e Cillian Murphy, magari non autori di prove da ricordare negli annali, ma comunque di grande sostanza e perfetti per dare forza e slancio alla trama e al film.
Heart of the Sea - Le origini di Moby Dick è uscito nelle sale cinematografiche italiane lo scorso 3 dicembre (l'11 uscirà negli Stati Uniti) e, nonostante gli alti e bassi fisiologici che film di questo genere possono avere, riesce a compiere a pieno il proprio compito: intrattenere e dare nuova linfa al genere avventura.

SCENA CULT: il primo attacco della balena bianca

FRASE CULT: "The tragedy of the Essex is the story of men. And a Demon"

VOTO FINALE: 7,5 

sabato 5 dicembre 2015

American Ultra


Dopo aver lavorato insieme nel film Adventureland del 2009 (da vedere per chi non lo avesse già fatto), Jesse Eisenberg e Kristen Stewart si ritrovano a lavorare in coppia e nuovamente come protagonisti in American Ultra, film diretto da Nima Nourizadeh (Project X) e sceneggiato da Max Landis (Chronicle), uscito nelle sale cinematografiche americane lo scorso 21 agosto e ancora inedito in Italia.
Eisenberg e Stewart interpretano rispettivamente Mike e Phoebe, due ragazzi innamorati e un po' "sui generis" che si ritrovano coinvolti in un'azione governativa che sembrava ormai sepolta e non riattivabile.
Grazie ai molti elementi di richiamo alla serie tv Chuck, American Ultra ha di base una storia abbastanza accattivante che però, nella seconda parte della pellicola, non riesce a compiere il salto di qualità decisivo per meritare una considerazione maggiore: il film si spegne sul più bello, anche a causa di molte scene "schizofreniche" che, se in alcuni passaggi aiutano lo sviluppo della trama e imprimono un certo ritmo al film, in alcuni passaggi contribuiscono a rendere poco chiare alcune vicende. Su questo Landis dovrà lavorare per le pellicole future, visto che anche Chronicle decollava benissimo ma poi non riusciva a mantenersi sui livelli iniziali, accelerando un po' troppo in vista del "traguardo finale".
Ottimo invece, a livello registico, il lavoro di Nima Nourizadeh: American Ultra è girato benissimo, ogni singola ripresa è centellinata e funzionale allo sviluppo della trama, l'attenzione ai dettagli è massima e il "controllo" sui due attori principali è eccezionale. In più Nourizadeh può avvalersi di un'ottima fotografia, curata alla perfezione (per questo genere di film) da Michael Bonvillain e elemento chiave nello svolgimento della storia, importante per dare coerenza al ritmo dato dal regista di origini iraniane ad American Ultra (soprattutto nelle scene di azione).
Parlando dei due attori, da sottolineare il buonissimo feeling (un po' come nel già citato Adventureland) tra Jesse Eisenberg e Kristen Stewart, entrambi autori di due prove abbastanza incisive e sorprendentemente con poche sbavature: nei loro film passati, i due attori hanno avuto dei passaggi a vuoto, andando anche "fuori tema", cosa che qui in American Ultra non succede.
Buon ritmo, ottima regia, ottima fotografia, buona recitazione: in realtà American Ultra avrebbe tutto per essere considerato un film più che ottimo; peccato che una storia a volte lacunosa, la schizofrenia continua ed un finale non del tutto azzeccato non contribuisca alla consacrazione di questo film.

SCENA CULT: il primo "combattimento" di Mike

DIALOGO CULT:
Victoria Lasseter: "Cherry Progressive, listen. Mandelbrot set is in motion. Echo Choir has been breached."
Mike Howell: "Is that a lyric from something?" 

VOTO FINALE: 6