mercoledì 13 gennaio 2016

La grande scommessa


Sul finire del 2006 scoppiò negli Stati Uniti una crisi finanziaria, chiamata "crisi dei subprime" (in parole povere i subprime sono prestiti rischiosi sia per i creditori che per i debitori perché poco "affidabili"), che intaccò non solo l'economia statunitense ma ebbe (e le ha tuttora) gravi conseguenze anche sull'economia mondiale (la crisi greca e quella spagnola, per citare le più in vista, sono diretta conseguenza di questa crisi del 2006). Michael Lewis, saggista e giornalista statunitense, scrisse un libro intitolato "The Big Short: Inside the Doomsday Machine", in cui si raccontava la vera storia di un gruppo di investitori che intuirono cosa stava succedendo sul mercato prima dello scoppio della crisi finanziaria.
Dal libro di Lewis è tratto La grande scommessa, film uscito negli Stati Uniti a fine dicembre ed in Italia lo scorso weekend, in cui si racconta di come tre gruppi di persone, più o meno simultaneamente, vengono a conoscenza del possibile crollo dell'economia americana, riuscendo a ricavarne profitto.
Concepito e realizzato come una commedia, ma in realtà è un film di denuncia vero e proprio (e non fa niente per nasconderlo), La grande scommessa è diretto da Adam McKay (regista, tra gli altri, dei due Anchorman), bravissimo nel riuscire a far rendere al meglio una sceneggiatura si ottima, ma comunque un tantino complicata in molti passaggi. Lo fa grazie ad una tecnica stilistica sopraffina, con un ritmo serrato che non lascia mai respiro allo spettatore e con dialoghi (e caratterizzazione dei personaggi) stellari, mai noiosi e sempre accattivanti. Ed in più McKay riesce anche a dare risalto ad una tecnica cinematografica che a volte potrebbe mettere a disagio chi sta vedendo il film, ma ne La grande scommessa risulta azzeccatissima e sorprendentemente efficace: lo sguardo in camera dei protagonisti, quasi a raccontare in prima persona al pubblico cosa stava succedendo in quei frangenti.
La storia è gradevole e scorre abbastanza bene e anche i dialoghi un po' più complicati, cioè quelli che si soffermano maggiormente sui termini tecnici, risultano totalmente comprensibili allo spettatore, grazie anche ad un'altra fenomenale intuizione: lasciare intervenire, per spiegare alcuni tecnicismi al pubblico, personaggi famosi (Selena Gomez, Margot Robbie, Anthony Bourdain e Richard Thaler), con siparietti divertenti e gradevoli.
La grande scommessa si basa comunque anche, e soprattutto, su un cast a dir poco di alto livello: Christian Bale, Steve Carrell, Ryan Gosling, Brad Pitt, sono le punte di diamante di un gruppo di attori assolutamente centrati nelle loro parti; e Bale e Carrell sono superlativi nelle loro interpretazioni di, rispettivamente, Michael Burry e Mark Baum.
Che dire, La grande scommessa è un film da vedere, non è una lezione di economia, ma uno sguardo spietato sugli imbrogli aziendali e le loro conseguenze. Se Margin call resta il miglior film sulla crisi economica degli ultimi anni, La grande scommessa educa altrettanto bene, riuscendo a strappare qualche sorriso (anche se beffardo).


SCENA CULT: le spiegazioni dei personaggi famosi 

DIALOGO CULT:
Danny Moses: "You're completely sure of the math?"
Jared Vennett: "Look at him, that's my quant."
Mark Baum: "Your what?"
Jared Vennett: "My quantitative. My math specialist. Look at him, you notice anything different about him? Look at his face."
Mark Baum: "That's pretty racist."
Jared Vennett: "Look at his eyes, I'll give you a hint, his name is Yang. He won a national math competition in China. He doesn't even speak English! Yeah I'm sure of the math." 

VOTO FINALE: 7+

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