sabato 16 gennaio 2016
Creed - Nato per combattere
"Build you own legacy". Una tagline che rende ben chiaro sin dall'inizio la direzione che Creed, film del 2015 arrivato nelle sale cinematografiche italiane il 14 gennaio (mentre negli Stati Uniti è uscito a novembre), intende prendere: partire dalla saga di Rocky e dare vita ad un nuovo personaggio cinematografico che possa emozionare come "lo stallone italiano" fece 40 anni fa. E finalmente, grazie a questo spin-off, la storia del pugile più famoso di Philadelphia ritorna a brillare. Merito di uno dei talenti più brillanti usciti negli ultimi anni dal cinema indipendente americano: quel Ryan Coogler (già strepitoso regista e sceneggiatore di Prossima fermata Fruitvale Station) che in Creed cura regia e sceneggiatura ed è riuscito a convincere Sylvester Stallone a indossare nuovamente i panni di Rocky Balboa (in maniera eccezionale, ma ne parleremo dopo).
La storia è ambientata dopo Rocky Balboa, sesto film della serie, e segue le vicende di Adonis Johnson, figlio illegittimo di Apollo Creed, nato dopo la morte sul ring di quest'ultimo. Nonostante viva una vita tranquilla, grazie all'educazione della moglie di Apollo ed un lavoro più che soddisfacente, il richiamo della boxe è troppo forte. Lasciato il lavoro, Adonis decide di trasferirsi a Philadelphia per convincere Rocky ad allenarlo e farlo diventare un pugile professionista.
Quello che in reltà sarebbe dovuto essere Rocky V lo è in tutto e per tutto Creed: un seguito, in questo caso uno spin-off, degno erede della saga pugilistica che più ha emozionato il pubblico negli ultimi 40 anni. E se per molti aspetti Creed ricorda da vicino il primo Rocky, resta il fatto che, nonostante fino al quarto episodio la saga sia stata più che accettabile, era proprio dall'episodio iniziale che non si vedeva un film all'altezza.
Il merito principale, come già detto, è di Ryan Coogler: grazie ad una regia sapiente, asciutta e soprattutto eccezionalmente tecnica, riesce a innalzare Creed al livello dei migliori film sulla boxe degli ultimi anni, prende una direzione indipendente dai precedenti capitoli della serie e riesce a mantenerla fino alla fine, riuscendo a tenere lo spettatore sempre incollato allo schermo. Uno spettatore a cui Coogler strizza più di una volta l'occhio con l'inserimento di feticci presi dai precedenti film su Rocky. E quei tre-quattro piano sequenza che Coogler piazza nei momenti e con i tempi giusti dimostrano la bravura di questo regista statunitense, all'altezza anche nelle scene di combattimento sul ring.
Il secondo merito di Coogler è la sceneggiatura: perfetta! Non si può appuntare niente alla storia di Creed, che ricorda in alcuni aspetti e in alcuni toni la trama del primo Rocky ma che ad un certo punto ha la trovata vincente per innalzare il livello del film e prendere una propria direzione.
Perfetta è anche la caratterizzazione dei personaggi, con l'agevolazione delle notevoli interpretazioni dei due protagonisti, Michael B. Jordan e Sylvester Stallone: il binomio ed il feeling sullo schermo tra i due funziona, con il primo (che somiglia parecchio a Carl Weathers, l'attore che interpretò Apollo Creed nei primi 4 film della saga) sempre più lanciato nell'olimpo hollywoodiano, grazie ad interpretazioni solide, come questa di Adonis Johnson Creed, ed un'attenzione ottimale nel far risaltare al meglio i personaggi interpretati; cosa dire di Sylvester Stallone? la vittoria del Golden Globe come migliore attore non protagonista (e la conseguente candidatura all'Oscar) per questa sua ultima interpretazione dello stallone italiano è totalmente meritata, la forza, la convinzione, l'umanizzazione con cui interpreta per l'ennesima volta Rocky Balboa è impressionante e di grande impatto emotivo.
Bravi tutti, non era facile riuscire a far risorgere dalle ceneri la saga di Rocky, e ancor di più dare vita da questi ceneri ad una nuova storia: Creed è come un pugno nello stomaco ben assestato, fa piangere, fa emozionare, fa saltare in piedi sulla poltrona. Considerando che sarebbe dovuto essere un disastro, beh, Creed in realtà riesce a scuotere nel profondo e a far riconciliare i fan con la saga originale.
SCENA CULT: Adonis che boxa con le immagini proiettate del padre
DIALOGO CULT:
Bianca: "So, what are you afraid of?"
Adonis: "I'm afraid of taking on the name and losing."
VOTO FINALE: 7,5
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