sabato 30 gennaio 2016
Il sapore del successo
Era solo questione di tempo. L'invasione culinaria in tv, sotto forma di programmi e reality televisivi, non poteva che contagiare anche il cinema. Un bene o un male? Il sapore del successo (Burnt il titolo originale), film del 2015 diretto da John Wells e che racconta la caduta e la risalita dello chef (fittizio) Adam Jones, riesce nell'intento di portare sul grande schermo le vicende che ormai siamo abituati a vedere in tv nei vari Masterchef e Hell's Kitchen, senza risultare banale. Il che è già un bel traguardo, perché le premesse, a discapito di un cast d'eccezione, facevano pensare ad esiti assolutamente negativi.
Il protagonista della storia è Adam Jones, chef stellato che ha distrutto la sua reputazione (e di conseguenza la sua carriera) finendo in una spirale di droga e alcol. Tre anni e un milione di ostriche sgusciate dopo, torna a Londra completamente ristabilito per rimettersi in gioco ed ottenere la tanto agognata terza stella Michelin.
Una puntata di Hell's Kitchen lunga 107 minuti, dove più che la sfida tra due squadre di aspiranti cuochi, alla base del fortunato programma di Gordon Ramsey, al centro della scena vi è la sfida di un uomo con se stesso. Adam Jones, stereotipo perfetto di una nuova generazione di chef tanto bravi quanto dotati di un carattere non sempre irreprensibile dietro ai fornelli, incarna perfettamente la parabola di un uomo che all'apice della carriera cade in rovina per poi riprendersi, espiando le proprie colpe: e onestamente, questo è ciò che piace al pubblico e fa di Il sapore del successo un film comunque accattivante e assolutamente più che sufficiente.
Questo non significa che alcune pecche il film non le abbia, anzi: a partire da un intreccio narrativo a volte un po' troppo sbrigativo, che si sofferma poco sui vari personaggi del film, senza indagarne storia e background; per continuare con una trama che parte subito in quinta ma poi ha alcuni passaggi a vuoto, salvo riprendersi solamente grazie al colpo di scena finale; per finire con la poca autoironia di cui è "cosparso" il film.
Ma tutto ciò è facilmente bypassabile grazie comunque ad una regia, quella di John Wells, molto incisiva e assolutamente di prim'ordine, che rende Il sapore del successo un film scorrevole e mai banale e che tiene sempre sulle corde lo spettatore. Wells si avvale poi anche di un ottimo direttore della fotografia, l'emergente Adriano Goldman, bravissimo a rendere ottimali e veritiere le scene girate all'interno della cucina, luogo in cui avvengono le vicende raccontate dal film.
Il cast, come detto, è un cast d'eccezione, "capitanato" da un buon Bradley Cooper, qui non nella sua migliore intepretazione, bravo a livello recitativo ma poco convincente in alcuni passaggi; Sienna Miller, Omar Sy, Riccardo Scamarcio, Matthew Rhys e Daniel Brhuel creano un buonissimo amalgama e non sfigurano assolutamente, nonostante siano "costretti" a fare da contorno alle vicende dello chef Adam Jones ed i loro personaggi non vengano totalmente sfruttati e hanno una minore visibilità (soprattutto Sy, Scamarcio e Rhys).
Il sapore del successo resta un buon film, un viatico importante e da tenere in considerazione (soprattutto le sue mancanze) se Hollywood decidesse di cavalcare l'onda culinaria degli show televisivi.
SCENA CULT: la "recluta" dei suoi aiutanti in cucina da parte di Adam Jones
FRASE CULT: "You're better than me. But the rest of us need you to lead us to places we wouldn't otherwise go."
VOTO FINALE: 6,5
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