giovedì 28 gennaio 2016

Beasts of No Nation


Paese non ben specificato dell'Africa occidentale: il piccolo Agu fa parte di una famiglia coesa e unita che si ritrova divisa dall'arrivo della guerra civile; rimasto solo dopo aver assistito al massacro del padre e del fratello maggiore, fugge nella foresta, dove viene arruolato dai ribelli della NDF e fatto diventare un bambino soldato. La sua esperienza di guerra, narrata in prima persona dallo stesso Agu, lo segnerà per tutta la vita.
Basato sul romanzo Bestie senza una patria di Uzodinma Iweala, prodotto da Netflix (e distribuito sulla sua piattaforma), Beasts of No Nation è un altro di quei film finiti nel calderone delle polemiche generate dalla totale esclusione di attori di colore dalle nomination agli Oscar 2016; in effetti le interpretazioni del piccolo Abraham Attah (al debutto assoluto) e soprattutto di Idris Elba avrebbero meritato maggiore considerazione.
Senza entrare nella polemica scatenata dalle parole di Spike Lee e dagli annunci di boicottaggio della cerimonia degli Oscar di altri attori e attrici di colore, bisogna assolutamente sottolineare il buonissimo lavoro di Cary Fukunaga, che ha curato regia, sceneggiatura e fotografia di Beasts of No Nation in modo eccellente.
Il film è girato molto bene, con pochissimi appunti da poter fare al regista statunitense (già al timone della fortunatissima prima stagione di True Detective): il connubio storia-regia-fotografia regge ampiamente e da modo allo spettatore di immedesimarsi totalmente nella vicenda raccontata. Una vicenda assolutamente attuale in molti paesi dell'Africa, dove bambini e ragazzi ancora minorenni vengono arruolati nei vari eserciti di ribelli che mettono a ferro e fuoco ampie zone del continente: e tutto ciò non può che prendere allo stomaco il pubblico, forse ancor di più di come fece in passato quel capolavoro che è Blood Diamond. A differenza di quest'ultimo, Beasts of No Nation si concentra maggiormente sulla figura dei bambini soldato e la scelta di riportare in maniera cruda e veritiera ciò che succede a questi ragazzi è un punto a favore di Fukunaga, bravissimo a rendere il tutto tremendamente reale.
Il carisma di Idris Elba, poi, fa il resto: Beasts of No Nation è il punto più alto della sua già brillantissima carriera e realmente la sua mancata candidatura agli Oscar è inconcepibile. Il lavoro fatto sul personaggio, Commandant, è impressionante: la sua presenza scenica e la sua interpretazione (l'accento che usa è la punta di diamante) avrebbero sicuramente meritato maggiori riconoscimenti.
Bravissimo, poi, è anche Abraham Attah: un bambino di 15 anni che esordisce così nel mondo cinematografico, reggendo buona parte del film sulle sue spalle e dando una credibilità così incisiva al suo personaggio (e di conseguenza alla storia), non può che avere una brillante carriera davanti a sé.
Beasts of No Nation deve essere visto: per aprire gli occhi e per capire che, per quanto ci si possa lamentare ogni giorno della propria vita, ci sono posti nel mondo, non molto lontani da noi, in cui bambini di 11-12 anni sono costretti ad uccidersi tra loro per reclamare il proprio posto nel mondo.

FRASE CULT: "Bullet is just eating everything, leaves, trees, ground, person. Eating them. Just making person to bleed everywhere. We are just like wild animals now, with no place to be going. Sun, why are you shining at this world? I am wanting to catch you in my hands, to squeeze you until you can not shine no more. That way, everything is always dark and nobody's ever having to see all the terrible things that are happening here."

VOTO FINALE: 7

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