Cosa resterà nella storia di questa 89esima edizione della cerimonia degli Oscar? Ovviamente l'errore nell'annuncio finale del film vincitore del premio Oscar. A Warren Beatty e Faye Dunaway viene consegnata la busta sbagliata e annunciano La La Land come vincitore dell'Oscar come miglior film. Tutto il cast, regista e produttore salgono sul palco per ricevere la statuetta e per i ringraziamenti ma ad un tratto arriva la smentita. Scusate, ci siamo sbagliati, a Warren Beatty è stata consegnata la busta sbagliata: in realtà il film vincitore è Moonlight. Quindi, cambio della guardia sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles: scendono tutti i protagonisti di La La Land, un po' increduli, e salgono, altrettanto increduli, tutti i protagonisti di Moonlight. Questa è l'immagine che rimarrà nella memoria e nella storia. Tutto il resto passa in secondo piano.
Ma comunque, dopo le previsioni di ieri, è giusto anche commentare brevemente i vari Oscar assegnati, soffermandoci sempre su quelle 7 categorie "toccate" nel precedente post.
Zootropolis ha giustamente e chiaramente vinto l'Oscar come miglior film d'animazione: c'erano poche possibilità per gli altri. Il confronto con Inside Out l'ho fatto più di una volta e non è il caso di soffermarmi nuovamente sulle differenze tra i due ultimi vincitori di questa categoria.
Celebriamo invece Damien Chazelle, il più giovane regista della storia (32 anni compiuti a gennaio) a vincere l'Oscar come miglior regista. Avevo previsto che non avrebbe avuto difficoltà a prendersi la statuetta e così è stato. Dispiace per Lonergan che in Manchester by the Sea ha fatto un gran lavoro: però è stato comunque premiato con l'Oscar come miglior sceneggiatura originale (sopravanzando proprio Chazelle) e penso se ne sia andato via abbastanza contento.
Categoria attori. Pensavo che le tematiche affrontate avrebbero favorito Denzel Washington, protagonista di Barriere; invece è stato premiato, meritatamente, Casey Affleck, onestamente il migliore tra quelli in lizza (nonché mio preferito). Invece non ce l'ha fatta Natalie Portman a sopravanzare Emma Stone e un po' questa cosa mi ha deluso. Non per Emma Stone, ho sottolineato più volte la sua grandissima prova in La La Land ed è anche una delle mie attrici preferite; ma Natalie Portman in Jackie le era stata, anche se di poco, superiore. Però l'Academy ha scelto così e amen.
Senza sorprese le due categorie "non protagonisti": Mahershala Ali e Viola Davis hanno meritato i rispettivi Oscar grazie a due interpretazioni strepitose.
Finiamo l'analisi parlando del premio Oscar come miglior film: vi ho raccontato del "misfatto" al momento dell'annuncio. Ma comunque la sorpresa è stata ugualmente forte: La La Land era il vincitore annunciato (ne ha vinte comunque 6 di statuette), Moonlight poteva sperare nel colpaccio, forte del Golden Globe vinto. E colpaccio è stato: Moonlight è un buonissimo film, ben piantato a terra e realizzato in maniera ottimale. Poi tutti i discorsi sulla sua vittoria "politica" li lascio ad altri. Il mio film preferito del lotto dei candidati, lo ripeto, era La battaglia di Hacksaw Ridge: le probabilità che vincesse erano rasenti lo zero, ma per me doveva vincere lui. Io, il mio voto lo avrei dato a questo film. Ma non faccio parte (né mai lo farò) dell'Academy.
Ecco di seguito tutti i premi:
Miglior film
Moonlight
Miglior regista
Damien Chazelle (La La Land)
Miglior attore protagonista
Casey Affleck (Manchester by the Sea)
Miglior attrice protagonista
Emma Stone (La La Land)
Miglior attore non protagonista
Mahershala Ali (Moonlight)
Miglior attrice non protagonista
Viola Davis (Barriere)
Migliore sceneggiatura originale
Manchester by the Sea
Miglior sceneggiatura non originale
Moonlight
Miglior film d'animazione
Zootropolis
Miglior film straniero
Il cliente
Miglior canzone originale
City Of Stars (La La Land)
Migliore colonna sonora
La La Land
Miglior fotografia
La La Land
Miglior montaggio
La battaglia di Hacksaw Ridge
Migliori effetti speciali
Il libro della giungla
Migliore scenografia
La La Land
Miglior sonoro
La battaglia di Hacksaw Ridge
Migliori costumi
Animali fantastici e dove trovarli
Miglior trucco
Suicide Squad
Miglior documentario
O.J.: Made in America
Miglior corto documentario
The White Helmets
Miglior cortometraggio
Sing
Miglior cortometraggio d'animazione
Piper
lunedì 27 febbraio 2017
domenica 26 febbraio 2017
Oscar 2017: le previsioni
Nomination MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE:
Zootropolis (Zootopia)
Oceania (Moana)
Kubo e la spada magica (Kubo and the Two Strings)
La tartaruga rossa (La Tortue Rouge)
La mia vita da Zucchina (Ma vie de Courgette)
Devo dire che dopo l'enorme successo di critica e pubblico, strameritato, di Inside Out, che è stato non solo il miglior film d'animazione dello scorso anno, ma probabilmente uno dei migliori di tutti i tempi, quest'anno i film in nomination per questa categoria sono un po' "sottotono".
Non penso avrà problemi Zootropolis a vincere l'Oscar, nonostante un piccolo rientro di Oceania e la bellezza dello stop motion di La mia vita da Zucchina. Ecco, soprattutto quest'ultima potrebbe fare un colpaccio clamoroso.
Voto academy: Zootropolis
Voto "L'acchiappafilm": Zootropolis
Nomination come MIGLIOR FILM:
Arrival
Barriere (Fences)
La battaglia di Hacksaw Ridge (Hacksaw Ridge)
Hell or High Water
Il diritto di contare (Hidden Figures)
La La Land
Lion - La strada verso casa (Lion)
Manchester by the Sea
Moonlight
Sappiamo che questi saranno gli Oscar di La La Land; è inevitabile, viste anche le 14 candidature a questi Oscar e i 7 Golden Globes vinti. Non dovrebbero esserci molti dubbi e questo rende ancora più visibile la bontà di La La Land perché in situazioni normali la vittoria della statuetta come Miglior film sarebbe stata più combattuta. Comunque questo non cambia il mio pensiero che La battaglia di Hacksaw Ridge sia stato un grandissimo film e anche se Moonlight (la recensione arriverà) e Manchester by the Sea hanno più probabilità di vincere la statuetta rispetto al film di Mel Gibson, resta il mio preferito tra i film candidati. Ma il fenomeno La La Land credo sia difficilmente battibile.
Voto academy: La La Land
Voto "L'acchiappafilm": La battaglia di Hacksaw Ridge
Nomination come MIGLIOR REGIA:
Damien Chazelle - La La Land
Barry Jenkins - Moonlight
Kenneth Lonergan - Manchester by the Sea
Denis Villeneuve - Arrival
Mel Gibson - La battaglia di Hacksaw Ridge (Hacksaw Ridge)
Idem come sopra. Ma questa volta anche con il mio voto. Damien Chazelle su tutti. Sì, Lonergan e Villeneuve hanno fatto un ottimo lavoro, così come Jenkins con una storia complicata come lo è Moonlight, però il regista 32enne di La La Land ha dato vita ad una pellicola a tratti magica. Ho tenuto da parte Mel Gibson perché in realtà, anche se penso abbia fatto un enorme lavoro con La battaglia di Hacksaw Ridge, non credo sia riuscito ad issarsi, con la sua regia, al livello degli altri 4.
Voto academy: Damien Chazelle
Voto "L'acchiappafilm": Damien Chazelle
Nomination come MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA:
Casey Affleck - Manchester by the Sea
Andrew Garfield - La battaglia di Hacksaw Ridge (Hacksaw Ridge)
Ryan Gosling - La La Land
Viggo Mortensen - Captain Fantastic
Denzel Washington - Barriere (Fences)
Finalmente ci siamo tolti la fatidica domanda su Leonardo DiCaprio e anche se quest'ultimo non è tra i candidati all'Oscar, quantomeno siamo tutti un po' più tranquilli visto che Leo questa sera se ne starà a casa a lucidare la sua statuetta vinta lo scorso anno. La domanda è: chi sarà il suo successore? Io dico a mani basse Casey Affleck ma, anche per la storia affrontata, Denzel Washington potrebbe soffiargli l'Oscar come miglior attore protagonista. Anzi, proprio per le tematiche affrontate in Barriere penso che Washington riesca a vincere la statuetta. Sarei contento, ripeto, del contrario.
Ryan Gosling invece è fuori dalla corsa mentre, nonostante le loro buone interpretazioni, Garfield e Mortensen non sono stati al livello dei primi due citati.
Voto academy: Denzel Washington
Voto "L'acchiappafilm": Casey Affleck
Nomination come MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA:
Isabelle Huppert - Elle
Ruth Negga - Loving
Natalie Portman - Jackie
Emma Stone - La La Land
Meryl Streep - Florence (Florence Foster Jenkins)
Natalie Portman, Natalie Portman, Natalie Portman. Lo sto ripetendo da giovedì, giorno in cui ho visto la sua interpretazione in Jackie. Non è possibile non dare a lei l'Oscar come miglior attrice protagonista. Non sarebbe un furto se lo vincesse Emma Stone, favorita numero uno, visto che comunque è stata molto brava in La La Land; ma secondo me la Portman, di poco, l'ha superata. Non vorrei che veramente il fenomeno scatenato dal film di Chazelle possa pesare sulla votazione finale. Delle altre 3, Isabelle Huppert si è quasi avvicinata al livello del duo Portman-Stone ma resta un gradino sotto, così come Ruth Negga ha già avuto un grande riconoscimento nel trovarsi nella rosa delle nominate. Infine Meryl Streep: brava, nomination giusta, ma spero non di più.
Voto academy: Emma Stone
Voto "L'acchiappafilm": Natalie Portman
Nomination come MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA:
Mahershala Ali - Moonlight
Jeff Bridges - Hell or High Water
Lucas Hedges - Manchester by the Sea
Dev Patel - Lion - La strada verso casa (Lion)
Michael Shannon - Animali notturni (Nocturnal Animals)
Michael Shannon e (soprattutto) Lucas Hedges sono i due che mi hanno impressionato di più. Forse per Hedges è un po' presto, ma Shannon quest'anno (con l'ulteriore grande interpretazione in Elvis & Nixon) è stato sorprendente. Ma la lotta, secondo me, è circoscritta a Mahershala Ali e a Jeff Bridges, magistrali. I miei complimenti vanno anche all'incisività di Bridges ma purtroppo non credo alzerà la statuetta: storia, bravura e interpretazione sono tutte dalla parte di Mahershala Ali.
Voto academy: Mahershala Ali
Voto "L'acchiappafilm": Mahershala Ali
Nomination come MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA:
Viola Davis - Barriere (Fences)
Naomie Harris - Moonlight
Nicole Kidman - Lion - La strada verso casa (Lion)
Octavia Spencer - Il diritto di contare (Hidden Figures)
Michelle Williams - Manchester by the Sea
Ho una domanda: perché Michelle Williams? Parto dicendo che già non trovavo giusto il fatto che fosse in nomination, ma che addirittura sia annoverata tra le possibili vincitrici lo trovo assurdo. Ma non perché non sia stata brava, tutt'altro...per quel poco che si è vista. Scene recitate: 3. Minuti in scena: a malapena 10. Penso che questi numeri facciano comprendere i miei dubbi. Per il resto se l'Oscar come miglior attrice non protagonista non lo vince Viola Davis è un furto; un grosso furto.
Voto academy: Viola Davis
Voto "L'acchiappafilm": Viola Davis
Nota a margine: purtroppo ho visto O.J.: Made in America, uno dei documentari candidati all'Oscar contro il nostro Fuocoammare. Il purtroppo è dovuto al fatto che quello di Ezra Edelman è un signor documentario e penso avrà la meglio su Gianfranco Rosi e sulla storia ambientata a Lampedusa.
Stasera tutti davanti la tv per goderci questa cerimonia...e domani tutti pronti per scoprire quante previsioni si sono rivelate esatte. Buona serata!
sabato 25 febbraio 2017
Manchester by the Sea
Manchester by the Sea è di gran lunga il film più triste dell'anno. Resta comunque un buon film, a tratti ottimo, ma, avviso ai naviganti, racconta una storia triste che, anche se rappresentata in maniera sobria, ha una carica drammatica molto potente. Tutto il resto è di grandissima qualità: l'interpretazione di Casey Affleck (ma anche quella del giovane Lucas Hedges non è da meno), la regia superlativa di Kenneth Lonergan, la fotografia di Jody Lee Lipes, le musiche curate da Lesley Barber e l'ambientazione offerta proprio da Manchester-by-the-Sea, comune del Massachusetts che si affaccia sull'oceano.
Manchester by the Sea racconta la storia di Lee Chandler, idraulico/tuttofare di Boston "costretto" a tornare al suo paese natale, Manchester-by-the-Sea appunto, a causa della morte del fratello Joe. Qui dovrà prendersi cura del nipote Patrick, rimasto ormai da solo al mondo (dopo l'abbandono della madre alcolizzata), e dovrà affrontare il suo tragico passato.
Gran bel lavoro quello di Kenneth Lonergan, che dirige in maniera ottimale un film complicato come lo è Manchester by the Sea, sfruttando al massimo (e al meglio) l'ambientazione offertagli da questo paesino della contea di Essex e andando ad indagare a fondo, proprio tramite questa ambientazione, il dramma umano, in questo caso un dramma "maschile". E il personaggio di Lee ricalca a pieno la complessità dell'animo maschile nel momento in cui si devono affrontare situazioni drammatiche. Ma come detto, Lonergan lo fa in maniera sobria, ma non per questo poco incisiva (anzi), sfruttando anche le pause, i cambi di clima, i silenzi, le espressioni dei protagonisti. Con Casey Affleck quasi certo ormai, anche meritatamente, di prendersi l'Oscar come miglior attore protagonista; ne parleremo meglio domani, nel post dedicato alle previsioni per la cerimonia dell'Oscar, con una disamina sui cinque candidati. Resta il fatto che Affleck sfodera un'interpretazione di altissimo livello, partendo dal presupposto che aveva tra le mani un personaggio complicatissimo in una storia complicatissima e trovandosi a fronteggiare 3-4 tematiche che se non affrontate al meglio avrebbero potuto far annegare tutto il film.
Manchester by the Sea non vincerà l'Oscar come miglior film, così come Lonergan non lo vincerà come miglior regista, visto che in entrambi i casi se la devono vedere con La La Land; ma va lodato comunque il lavoro di tutti quelli che hanno lavorato a questa pellicola, perché, infine, anche la scelta di raccontare il passato di Lee tramite flashback è funzionale e parte integrante della storia.
VOTO FINALE: 7,5
venerdì 24 febbraio 2017
Jackie
Emma Stone è la favorita per vincere l'Oscar come miglior attrice protagonista. Era anche la mia preferita, perché in La La Land è impeccabile e straordinaria. Poi però ho visto Jackie, ho visto la Jacqueline Kennedy interpretata da Natalie Portman: e onestamente, secondo me, non ce n'è per nessuna. Dispiace perché probabilmente proprio per il fattore La La Land sarà Emma Stone a trionfare domenica sera (notte in Italia) ma Natalie Portman ha fatto qualcosa di eccezionale. La pecca, non sua, è che non è supportata da un film ad alto impatto come lo è quello di Damien Chazelle che ha consacrato la Stone. Il motivo è che Jackie, a mio parere, racconta una storia non conosciuta benissimo nei dettagli al di fuori dei confini statunitensi; perché sì, l'assassinio di Kennedy è uno dei fatti storici di maggior rilevanza dello scorso secolo, ma i dettagli sono poco conosciuti. Infatti una grande serie tv (nonché un libro strepitoso) come 22.11.63 non ha avuto, qui da noi in Italia, la giusta rilevanza.
Jackie segue la storia di Jacqueline Kennedy come first lady, raccontata dalla stessa ad un giornalista solamente cinque giorni dopo l'assassinio del marito John in quel di Dallas.
Diretto dal regista cileno Pablo Larraín, Jackie è una sorta di biografia di Jacqueline Kennedy, anche se circoscritta al periodo in cui la stessa ha abitato, come first lady, alla Casa Bianca. Larraín confeziona un buon prodotto, che però, ripeto, non penso riesca ad aver tantissimo appeal al di fuori dei confini statunitensi, tanto che qui da noi, a parte il passaggio alla Mostra di Venezia, la sua uscita al cinema (datata ieri, 23 febbraio) è passata un po' in sordina. E onestamente dispiace, perché i costumi, lo stile di regia, le musiche, il modo in cui è stata raccontata la storia e soprattutto l'interpretazione della Portman meritavano più considerazione. Io comunque ci credo ancora che con un colpo di coda Natalie Portman possa riuscire a sfilare una statuetta (onestamente quasi vinta ormai) ad Emma Stone: la sua caratterizzazione di Jacqueline lo meriterebbe. Così come Jackie meriterebbe di essere visto in lingua originale, se si riesce ad averne la possibilità. Aspettiamo domenica sera. Anche perché in linea di massima l'Oscar come miglior attrice protagonista credo sia quello un po' più in bilico (forse lo penso solo io). Ma per tutte le previsioni vi rimando al solito post che verrà pubblicato a poche ore dall'inizio della cerimonia. Stay tuned.
FRASE CULT: "I will march with Jack, alone if necessary."
VOTO FINALE: 7
lunedì 20 febbraio 2017
Autobahn - Fuori controllo
Onestamente ad un certo punto il film va realmente fuori controllo. Così tanto che si ha la sensazione che non riesca più a rientrare su binari e canoni passabili e a ritrovare il filo della storia. Invece vanno fatti, in questo caso, i complimenti al regista inglese Eran Creevy per la bravura con cui è riuscito a riportare la storia di Autobahn - Fuori controllo su livelli quantomeno soddisfacenti; perché sia chiaro, Autobahn (o Collide, che sarebbe il titolo originale) è un film che galleggia tra la sufficienza e l'insufficienza, un ibrido che non trova mai una sua reale dimensione. A metà tra un film di Guy Ritchie (riuscito male) e un action fatto di inseguimenti e fughe dettate dall'amore, Autobahn deve essere preso esclusivamente per quello che è: un'ora e mezza di intrattenimento, e basta. Meglio evitare di interrogarsi sull'originalità (inesistente) della trama, sul maggior peso specifico dato alle scene di inseguimento a discapito del buono sviluppo della storia, ai dialoghi troppo forzati (soprattutto quelli tra Casey e Juliette). Tralasciando tutto ciò, in fin dei conti Autobahn ha il giusto carico adrenalico per riuscire a tenere un ritmo molto alto fino alla fine e per non annoiare completamente gli spettatori. La bravura è anche del cast, comunque mai sottotono e con un Ben Kingsley bravo a tenere alto il livello d'attenzione.
Anticipavo a proposito di una storia scontata: sì, perché protagonista è Casey, giovane americano di stanza in Europa come corriere della droga. L'incontro e l'innamoramento con Juliette lo portano ad abbandonare il giro per dedicarsi completamente alla vita di coppia. Ma una brutta malattia di Juliette lo costringe a ribussare alla porta di Geran, un influente gangster tedesco, che gli prospetta un colpo da capogiro. Ma la rapina al maggiore trafficante di droga tedesco, Hagen, si rivela tutt'altro che una passeggiata.
Quasi quattro anni sono passati dal controverso Welcome to the Punch - Nemici di sangue, precedente film di Eran Creevy, in cui il regista londinese si avvaleva di un'ottima fotografia e di un buon cast per coprire tutte le magagne di una storia scontata e poco originale. Autobahn, stilisticamente, è la copia esatta del film del 2013. Ottima fotografia, soprattutto per quanto riguarda le scene di inseguimento, e pochissima attenzione alla trama e all'originalità e veridicità della stessa. Creevy prova a travestirsi da Guy Ritchie ma al momento non è riuscito a dimostrare neanche metà del talento del suo connazionale e se non fosse stato per gli inseguimenti in auto e le sparatorie, Autobahn sarebbe uno dei peggiori film dell'anno. Invece, ripeto, alla fine l'adrenalina e l'intrattenimento riescono a mascherare tutto ciò che di scontato e banale riempie la pellicola di Eran Creevy. Ma non mi sento comunque di consigliarla.
SCENA CULT: l'inseguimento in autostrada
VOTO FINALE: 5,5
venerdì 17 febbraio 2017
Smetto quando voglio - Masterclass
La banda è tornata. Si, è uno slogan che hanno usato un po' tutti quelli che si sono approcciati al racconto di Smetto quando voglio - Masterclass. Ho deciso di usarlo anche io: perché dovrei fare il radical chic e usare altri termini ad effetto? Penso sia giusto così: quella frase sottolinea il fatto che sia stata data continuità al buonissimo lavoro svolto con Smetto quando voglio, fenomeno cinematografico italiano di quasi 3 anni fa. Anzi, con Smetto quando voglio - Masterclass si è anche alzato il livello: perché se nel primo episodio si parlava di una commedia vera e propria, con poco "action" puro e soprattutto con un finale un po' approssimativo, in questo episodio c'è tutto. Commedia, azione e un finale pazzesco, che lascia aperte le porte per il terzo episodio della serie (a tal proposito, se vedete Smetto quando voglio - Masterclass al cinema, rimanete fino a dopo i titoli di coda). Sydney Sibilia si conferma grandissimo e abilissimo regista (e sceneggiatore, perché ci sono anche le sue idee nella sceneggiatura del film), fenomenale nel mixare azione e commedia rimanendo sempre incisivo; ne esce fuori un film in salsa rock-psichedelica ma con un ritmo e una modernità da incorniciare, un ottimo sequel che non cade mai nel banale e nel grottesco ed esalta a dismisura le doti dei suoi attori principali. Che altri non sono se non quelli del primo film, con in più le new entry di Greta Scarano, Marco Bonini, Giampaolo Morelli, Rosario Lisma e...lo vedrete guardando il film.
Un film, Smetto quando voglio - Masterclass, che parte, dopo un preambolo iniziale, su per giù da dove era finito il primo episodio. Con Pietro Zinni finito in carcere e gli altri membri della banda in attesa di giudizio per l'aggressione al farmacista; Pietro viene convinto dall'ispettrice Paola Coletti a riformare la banda e a collaborare con la polizia: se riescono a "smascherare" 30 smart drugs e a bloccare alcuni spacci della capitale potranno ritenere la loro fedina penale pulita. Ma non tutto va come dovrebbe andare e soprattutto una sostanza creerà alcuni grattacapi a tutto il gruppo.
Siamo probabilmente davanti al ritorno all'età dell'oro della commedia e del cinema italiano in generale. E il franchise (a questo punto lo chiamerei proprio così) di Smetto quando voglio è una delle punte di diamante di questa rinascita. Merito sicuramente di Sydney Sibilia che, come detto, è riuscito a correggere le piccole imprecisioni del primo film e, con l'aiuto degli altri due sceneggiatori, Francesca Manieri e Luigi Di Capua, a rendere Smetto quando voglio - Masterclass un film pressoché perfetto e spassosissimo. Con un ritmo, sia nelle scene che nelle battute (e nei dialoghi), molto alto ma che non incide sulla coerenza e sulla comprensione della storia.
Aspettiamo fiduciosi il terzo capitolo di questa saga, convinti che si rivelerà ancora una volta un film di assoluto livello.
SCENA CULT: la rapina al treno
DIALOGO CULT:
"Pietro, perché hai una svastica sul casco?"
"Perché sono venuto con un sidecar originale del III Reich e non è che posso andare con un casco normale su un sidecar originale del III Reich, altrimenti sembrerei un cretino."
VOTO FINALE: 7,5
domenica 12 febbraio 2017
La battaglia di Hacksaw Ridge
Penso che ogni decennio abbia il suo film di guerra di punta. Dal mio personale punto di vista, quello degli anni settanta è assolutamente Apocalypse Now, come per gli ottanta c'è Full Metal Jacket. Spielberg segnò una nuova era con Salvate il soldato Ryan, uscito nei cinema nel 1998, così come Tarantino sfornò il miglior film della prima decade degli anni duemila, Bastardi senza gloria. Questo secondo decennio del nuovo millennio se l'è preso assolutamente Mel Gibson ed il suo La battaglia di Hacksaw Ridge (Hacksaw Ridge il titolo originale), scavalcando un'altro capolavoro di genere uscito solamente non più di un paio di anni fa, Fury. E vista la qualità del film appena citato diretto da David Ayer, il lavoro svolto da Mel Gibson, dagli sceneggiatori Andrew Knight e Robert Schenkkan e da tutto il cast (con Andrew Garfield sugli scudi, ovviamente) rasenta la perfezione. E penso di essere una delle persone più adatte ad incensare La battaglia di Hacksaw Ridge e soprattutto Mel Gibson, non essendo propriamente un fan del Gibson regista (tralasciando, anche qui ovviamente, Braveheart). Che, per la legge del contrappasso nei confronti del sottoscritto, penso rimarrà nella storia proprio con questo capolavoro di genere, un film di guerra da vedere e rivedere. Anche se aiutato dalla storia, Mel Gibson innalza La battaglia di Hacksaw Ridge, e di conseguenza le gesta di Desmond Doss, con una combinazione perfetta tra realtà storica e destino, tra religione e spirito di fratellanza, ma soprattutto consegna alla storia una delle migliori sequenze di guerra, di un realismo e di una crudezza unica ma ugualmente funzionali nella resa visiva del film.
Chi è Desmond Doss? Desmond Doss è stato il primo obiettore di coscienza a ricevere la medaglia d'onore per i suoi servizi come medico di campo durante la seconda guerra mondiale, prestando servizio nel Pacifico. E La battaglia di Hacksaw Ridge racconta in breve la sua storia fino ad arrivare alla famosa battaglia sull'isola di Okinawa, dove Doss, senza mai utilizzare un'arma, riuscì a salvare 75 soldati.
La battaglia di Hacksaw Ridge dura 140 minuti e quasi più della metà del film è dedicata proprio allo scontro tra le forze militari statunitensi e quelle giapponesi avvenuto nel promontorio Hacksaw. Per questo si può tranquillamente parlare di film di guerra, senza ombra di dubbio.
Gli elogi a Mel Gibson sono stati già ampiamente fatti: l'attore-regista-sceneggiatore statunitense è sempre molto sensibile a temi a sfondo religioso e la storia di Desmond Doss la sublima in maniera ottimale, non cadendo mai in tranelli autocelebrativi e, in molti casi, autolesionisti.
L'ultimo, grande complimento, è per Andrew Garfield: in un cast di assoluto livello, Garfield si erge alla perfezione, intepretando nel migliore dei modi l'eroe di Hacksaw e prendendosi giustamente la candidatura all'Oscar come migliore attore. Statuetta che probabilmente andrà a Ryan Gosling per La La Land, ma Andrew Garfield si è meritato ampiamente la candidatura e, in caso dovesse succedere, meriterebbe in egual misura l'Oscar.
La battaglia di Hacksaw Ridge entra di diritto tra i miei film preferiti di quest'annata e, ripeto, per gli amanti di film di guerra è una manna dal cielo.
SCENA CULT: l'arrivo a Okinawa
FRASE CULT: "Help me get one more."
VOTO FINALE: 8
sabato 11 febbraio 2017
Split
Ruota tutto intorno a James McAvoy. Una perdita di credibilità di quest'ultimo e tutto l'impianto cinematografico orchestrato da M. Night Shyamalan si sarebbe sgretolato come un biscotto nel latte. Fortunatamente, invece, non è stato così. Anche se non parlerei più di tanto di fortuna vedendo l'interpretazione di McAvoy. Split è una delle migliori prove dell'attore scozzese nonché il prepotente e confortante ritorno a buonissimi livelli di Shyamalan, dopo il primo indizio che fu The visit.
Parlavamo di James McAvoy: la facilità (per lo meno apparente) con cui interpreta un personaggio complesso come quello assegnatogli dal regista nato in India lo innalza a livelli mai visti nei vari film interpretati.
Sì, perché McAvoy interpreta Kevin Wendell Crumb, ragazzo afflitto dal disturbo associativo di personalità che rapisce e rinchiude nello scantinato tre ragazze, Casey, Claire e Marcia. Nell'attesa di scoprire quale sarà il loro destino, le tre conosceranno 3 delle 23 personalità di Kevin e iniziano a venire a conoscenza di una nuova personalità, chiamata "la Bestia", la quale dovrà mostrarsi per liberare il mondo dagli "impuri".
Siamo abituati, sin dai tempi de Il sesto senso, ad aspettarci un finale a sorpresa da parte di M. Night Shyamalan e, evitando di spoilerare un po' troppo, anche in Split una sorpresa finale c'è: poi sta a voi che lo guardate capirla e decidere come prenderla. Parlando esclusivamente del film e della trama, Split si dimostra un buon prodotto, con un'ottima sceneggiatura e delle buone trovate che garantiscono un gran bel ritmo al film. Che è un thiller con una spruzzata di horror e che riesce a tenere sempre alta la tensione, grazie anche all'ottima fotografia di Mike Gioulakis, già ottimo nel miglior film horror degli ultimi anni, quell'It Follows passato un po' in sordina ma che consiglio vivamente di recuperare. Per il resto, al netto di qualche dialogo e qualche scena non propriamente centrate (ma classiche di M. Night Shyamalan), Split resta un buon film, da vedere, anche e soprattutto, come più volte detto, per l'interpretazione magistrale di McAvoy,
Ah, dimenticavo: occhio al finale perché merita.
SCENA CULT: lo sdoppiamento dalla psichiatra
FRASE CULT: "An individual with multiple personalities can change their body chemistry with their thoughts."
VOTO FINALE: 7+
domenica 5 febbraio 2017
La La Land
Pura magia. Penso bastino queste due parole per descrivere al meglio La La Land, film rivelazione della seconda parte del 2016, candidato a ben 14 Premi Oscar, vincitore di ben 7 Golden Globe (en plein, considerato che era candidato in 7 categorie) e film che rimarrà nella storia del cinema. Non ci sono dubbi a riguardo. E il merito non è solamente di Damien Chazelle, regista trentunenne che aveva già dimostrato il suo enorme talento in Whiplash, ma è da dividere con tutte le persone che hanno lavorato alla realizzazione di La La Land.
Che altro non è che una storia d'amore ambientata in quel di Hollywood tra un musicista jazz non del tutto realizzato e un'aspirante attrice che per sbarcare il lunario lavora come barista in una caffetteria degli studi della Warner. La scintilla che scocca tra i due dà vita ad un grande amore e ad una crescita professionale e caratteriale di entrambi.
Leggerezza e magia. Con questi due ingredienti Chazelle mette in scena una delle più belle storie d'amore degli ultimi anni e uno dei migliori film musicali della storia (facendo addirittura meglio di Whiplash, suo primo capolavoro). La leggerezza con cui racconta la storia tra Mia e Sebastian, mixando al meglio musica e immagini; la magia con cui da vita alle varie scene musicali e sognanti che ricalcano il clima nostalgico hollywoodiano. Sì, perché La La Land è ambientato nella Los Angeles dei nostri giorni ma ha quell'aura da cinema degli anni venti del novecento che consente al film di ingranare quella marcia in più e fare breccia nei cuori degli spettatori. E qui c'è anche il merito di chi ha curato sceneografie, costumi, musiche e fotografia di La La Land.
Emma Stone e Ryan Gosling meritano un capitolo a parte, per le loro interpretazioni. Mi limito ad elogiare il modo in cui entrambi si sono calati nei personaggi e lo spirito con cui hanno affrontato i ruoli di Mia e Sebastian, dando vita ad un duetto che resterà a lungo nella mente di tutti e mostrando un feeling fuori dal comune. Il merito della magia di La La Land è anche loro, del modo in cui hanno affrontato la sceneggiatura e i vari dialoghi creati da Damien Chazelle.
La La Land su tutto. Sorprendentemente, magicamente, musicalmente.
SCENA CULT: l'Osservatorio Griffith
DIALOGO CULT:
Mia: "It's pretty strange that we keep running into each other."
Sebastian: "Maybe it means something."
Mia: "I doubt it."
Sebastian: "Yeah, I didn't think so."
VOTO FINALE: 8,5
sabato 4 febbraio 2017
Proprio lui?
Non sfonda. Ci prova. Fino in fondo. Anzi, forse è proprio nell'ultimo quarto di film che "Proprio lui?" ha una buona sterzata comica e si allinea al filone commedia che sarebbe il suo genere di riferimento. Però è troppo poco, a causa di quei tre quarti di film infarciti di luoghi comuni e che sarebbero da dimenticare se non fosse per il binomio Franco-Cranston. I due in coppia funzionano a meraviglia, hanno un buonissimo feeling, dei buonissimi tempi comici e (soprattutto James Franco) un'autoironia fuori dal comune.
"Proprio lui?" è una commedia natalizia (anche se qui in Italia è uscita a fine gennaio, incomprensibilmente) che segue il filone delle commedie incentrate sull'incontro-scontro genero-suoceri. In questo caso, Ned, sua moglie Barb e suo figlio Scotty decidono di passare le vacanze di Natale a casa di Laird, eccentrico e ultra miliardario fidanzato della figlia Stephanie. Laird riesce, nonostante i suoi modi molto sopra le righe, a conquistare il resto della famiglia tranne proprio Ned, a cui ha anche chiesto la benedizione per chiedere la mano di Stephanie. Saranno 3 giorni assurdi.
John Amburg, sceneggiatore dei vari Meet the parents (Ti presento i miei e vari seguiti), torna ad indagare i rapporti tra genero e suocero, ma in "Proprio lui?" aver voluto puntare tutto sulla differenza generazionale tra i due non ha pagato, soprattutto sotto il profilo della comicità. Come detto, esclusa un'esilarante scena sul water, tutta la prima parte di "Proprio lui?" scorre con poche risate (roba che Un Natale in affitto, film flop del 2004 con Ben Affleck, aveva maggiori slanci comici) e vive delle buonissime interpretazioni di James Franco, Bryan Cranston e anche di un Keegan Michael Key perfettamente inserito nei duetti dei due sopracitati, grazie anche ad un personaggio assolutamente centrato per questo genere di commedie.
"Proprio lui?" onestamente non è un film da andare a vedere al cinema; si può recuperare in un secondo momento, per passare un'oretta e mezza in tranquillità, consapevoli che però non sarà un turbinio di risate come ci si poteva aspettare.
SCENA CULT: gli attacchi a sorpresa
DIALOGO CULT:
Laird: "I think it's going great. I think they've already accepted me."
Stephanie: "I'm getting a little bit of a different vibe."
VOTO FINALE: 5,5
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