domenica 14 febbraio 2016
The end of the tour - Un viaggio con David Foster Wallace
La sera del 12 settembre del 2008 Karen Green trovò suo marito impiccato nel patio di casa a Claremont. Quell'uomo, morto suicida, era David Foster Wallace, uno degli scrittori più apprezzati della sua epoca, definito "la mente migliore della sua generazione" e uno dei rappresentanti della corrente letteraria Avantpop. Arrivato alla ribalta internazionale nel 1996 grazie al suo romanzo Infinite Jest, David Foster Wallace venne avvicinato, alla fine del tour promozionale del libro, dal giornalista della rivista Rolling Stone David Lipsky: i due passarono 5 giorni insieme (gli ultimi del tour di Wallace), a parlare, a conoscersi e a conoscere se stessi nel riflesso dell'altro.
David Lipsky non pubblicherà mai su Rolling Stone la lunga intervista a David Foster Wallace, ma decise di trascrivere nel 2010 il racconto di quei 5 giorni passati insieme a quel suo coetaneo così tanto diverso ma così tremendamente simile a lui, dando vita al libro "Come diventare se stessi. David Foster Wallace si racconta." Da questo libro è tratto The end of the tour, film del 2015 presentato in anteprima al Sundance Film Festival dello scorso anno e inserito nella Selezione Ufficiale alla Festa del Cinema di Roma.
Poggiato interamente sulla bravura di Jason Segel e Jesse Eisenberg, The end of the tour riesce ad essere un perfetto ritratto dei due scrittori, delle loro paure, dei loro pregi e dei loro difetti: l'inizio di quella che sembrerebbe una bellissima amicizia ma che in realtà non andò oltre quei cinque giorni di marzo del 1996. Lipsky e Foster Wallace non si rividero mai più, ma i dialoghi e le perle che lasciarono al mondo in quell'ultima tappa del tour promozionale dello scrittore restano un segno indelebile nella storia della letteratura statunitense e non.
Ed è proprio quest'ultimo aspetto che sorprende di più del film: il fatto che quei dialoghi così brillanti e così intelligenti non siano frutto di realtà scritte a tavolino, ma siano invece le reali parole che i due ragazzi poco più che trentenni si scambiarono all'epoca dei fatti. Il tutto registrato da Lipsky, nelle vesti dell'intervistatore e in alcuni momenti anche dell'intervistato.
Un film basato interamente sui dialoghi e sulle interazioni tra i due protagonisti potrebbe risultare un po' noioso. In realtà il lavoro fatto dal regista statunitense James Ponsoldt (già al timone del buonissimo The spectacular now) è ottimo: l'abilità di seguire gli scambi tra Lipsky e Foster Wallace senza prevalicare i due e soprattutto riuscendo a dare ritmo alla storia è un ulteriore punto in suo favore. In tutto ciò è aiutato da una buona colonna sonora curata da Danny Elfman e dalla fotografia di Jakob Ihre, anche loro bravi a restare al proprio posto e non interferire troppo con la vicenda raccontata e con il feeling creato dal duo Segel-Eisenberg.
Jason Segel e Jesse Eisenberg strepitosi nelle loro interpretazioni, rispettivamente, di David Foster Wallace e David Lipsky: la prova non era facile per entrambi, vista la difficoltà dei dialoghi e la non facilissima interazione tra i due. Se The end of the tour mantiene un'anima e entra nei cuori dei telespettatori è soprattutto merito loro.
The end of the tour non è un film biografico, è più un ritratto e un omaggio a David Foster Wallace: aiuta a riscoprire una delle mente più brillanti della sua epoca e, come il titolo del romanzo di Lipsky fa intendere, aiuta anche a comprendere se stessi, seguendo le parole dei due protagonisti.
SCENA CULT: i dialoghi tra David Foster Wallace e David Lipsky
VOTO FINALE: 7+
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