sabato 20 febbraio 2016

Il caso Spotlight



Nel 1970 il Boston Globe, quotidiano edito a Boston, decise di creare un team di giornalisti che si occupasse principalmente di giornalismo d'inchiesta. Quell'esperimento che in realtà non sarebbe dovuto durare più di un anno, riscosse enorme successo, grazie al lavoro dei giornalisti che di anno in anno entrarono a far parte del team e contribuirono a dare vita ad inchieste sempre molto incisive e di notevole impatto. L'inchiesta più importante e di impatto mondiale fu quella che il team Spotlight condusse a cavallo tra il 2001 e l'inizio del 2002: gli abusi su minori da parte di alcuni importanti esponenti della diocesi cattolica di Boston. Quella che inizialmente doveva essere un'inchiesta su un prete pedofilo di Boston divenne qualcosa di molto più grande e scoperchiò un vaso di Pandora tenuto fino a quel momento ben chiuso dalle più alte cariche della Chiesa Cattolica, con l'aiuto delle istituzioni cittadine. L'inchiesta condotta dai giornalisti dello Spotlight ebbe un'eco mondiale e diede il via ad un giro di vite all'interno della struttura ecclesiastica mai visto prima, arrivando alla condanna recente di Papa Francesco sul tema della piaga della pedofilia nel clero e dei vergognosi insabbiamenti di chi sapeva.
Il caso Spotlight, distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi lo scorso novembre e qui in Italia il 18 febbraio, racconta le vicende dei 4 giornalisti del team Spotlight che iniziando a lavorare al caso di un prete pedofilo di Boston, scoprirono un giro di reticenza e omertà che coinvolgeva un largo numero di ecclesiastici.
Onestamente siamo di fronte al miglior film tra quelli in nomination all'Oscar, un gradino più in alto di quello che fino a questo momento era il favorito, La grande scommessa. Il caso Spotlight ha sbaragliato la concorrenza e si spera che anche quelli dell'Academy se ne accorgano nel momento di votare il "film dell'anno".
Gli appunti da fare al regista e sceneggiatore Tom McCarthy sono pressoché nulli: partendo da una storia molto incisiva, McCarthy è riuscito a dare il giusto taglio alla storia, riuscendo ad astenersi dal voler a tutti i costi tratteggiare i protagonisti della vicenda come degli eroi, dando loro i giusti, e veritieri, difetti. Ed è proprio questo riuscire a distaccarsi in parte da una vicenda che ha fatto la storia del giornalismo che rende il lavoro di McCarthy eccezionale. Il caso Spotlight ha ritmo e scorre in maniera ottimale, ha un'efficacia drammatica notevole e pervade di emozioni uno spettatore completamente catturato dalle vicende che vede sul grande schermo, tanto da sentirsi anch'esso parte del gruppo investigativo.
La regia di McCarthy e la fotografia curata da Masanobu Takayanagi sono totalmente centrate e vivono anche della luce riflessa data dalle interpretazioni di un cast all'altezza della situazione: Michael Keaton, Rachel McAdams (candidata all’Oscar come migliore attrice non protagonista), Lev Schreiber, Stanley Tucci e soprattutto un grandissimo Mark Ruffalo (candidato anch'egli come migliore attore non protagonista), contribuiscono ad alzare il livello della pellicola.
Il caso Spotlight è sicuramente un film coraggioso che compie a pieno il suo dovere, resta sempre sul pezzo (un po' come i giornalisti della vicenda) ed è un "affresco" da mostrare in tutte le scuole di giornalismo e di sceneggiatura: è così che si svolge un'inchiesta giornalistica ed è così che la stessa deve venire rappresentata sul grande schermo.

FRASE CULT: "They say it's just physical abuse but it's more than that, this was spiritual abuse. You know why I went along with everything? Because priests, are supposed to be the good guys."

VOTO FINALE: 7,5

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