sabato 6 febbraio 2016
Brooklyn
C'è un'isola nei pressi di New York, che dal 1892 al 1954 è stato il principale punto d'ingresso per gli immigrati che sbarcavano negli Stati Uniti. Quell'isolotto, situato sulla foce del fiume Hudson, si chiama Ellis Island ed ha "ospitato" milioni di persone che dovevano forzatamente passare di lì per ricevere un visto e riuscire ad entrare nel suolo americano, nella maggior parte dei casi per tentare di sbarcare il lunario.
Eilis, protagonista di Brooklyn, è una di queste: non avendo un vero futuro nella sua terra natale, l'Irlanda, con l'aiuto della sorella e del prete di paese, si imbarca su una nave per andare a lavorare a Brooklyn. Dopo un difficile ambientamento iniziale, grazie all'incontro con un ragazzo italoamericano Eilis riesce a mettere da parte la nostalgia ed inizia ad apprezzare la sua nuova vita a New York. Ma una brutta notizia la costringe a tornare in Irlanda ed affrontare una dura prova: restare in Irlanda o tornare a Brooklyn?
Diretto dall'irlandese John Crowley e soprattutto sceneggiato da Nick Hornby, Brooklyn deve le sue fortune alla bravura di Saoirse Ronan, strepitosa nel riuscire a dare vita e rendere convincente un personaggio complicato come quello di Eilis, pacata e timida a tratti, estroversa e egocentrica in altri passaggi. La forza della Ronan, oltre al fatto di poter sfoderare tranquillamente il suo accento (l'attrice è di origini irlandesi, come Eilis), è quella di riuscire a reggere sulle proprie spalle un film costruito e incentrato intorno al personaggio della giovane immigrata, intorno alla sue scelte e alla sua crescita personale e professionale: riflesso, in realtà, anche della grande crescita dell'attrice stessa, 22 anni e con alle spalle una candidatura come miglior attrice non protagonista per il film Espiazione del 2008 (aveva solo 14 anni) ed una nomination come miglior attrice protagonista proprio per la sua interpretazione in Brooklyn, oltre a tante altre prove di sostanza in questi 9 anni di carriera.
Brooklyn è un film drammatico, pane quotidiano delle sceneggiature scritte da Hornby, che inserisce anche alcune scene un po' più esilaranti, alleggerendo la trama soprattutto grazie alla bravura di Julie Walters e ai momenti in cui tutte le ragazze sono sedute per cena intorno al tavolo della matrona Madge Kehoe. Per il resto la storia è molto lenta e a tratti si fa fatica a restare concentrati senza annoiarsi di fronte ad alcune trovate poco accattivanti ai fini del racconto, anche a causa della regia di Crowley. Il regista irlandese, nonostante si avvalga dell'ottima fotografia di Yves Bélanger, dirige Brooklyn senza metterci anima e cuore, nonostante la storia potrebbe riguardarlo molto da vicino; si limita solamente a guardare da lontano la storia di questa giovane ragazza, senza prendere una reale posizione e senza riuscire a dare al film il cambio di marcia che ad un certo punto ci si aspetta.
Onestamente vale la pena di vedere Brooklyn solamente per l'intepretazione di Saoirse Ronan e, soggettivamente, è a lei che va il tifo per la vittoria dell'Oscar come miglior attrice protagonista.
SCENA CULT: le cene nel convitto femminile
FRASE CULT: "You have to think like an American. You'll feel so homesick that you'll want to die, and there's nothing you can do about it apart from endure it. But you will, and it won't kill you. And one day, the sun will come out you might not even notice straight away-it'll be that faint. And then you'll catch yourself thinking about something or someone who has no connection with the past. Someone who's only yours.And you'll realize that this is where your life is"
VOTO FINALE: 6+
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