martedì 3 gennaio 2017
Passengers
In realtà a pensarci sarebbe figo. Imbarcarsi su un astronave per un viaggio interstellare di 120 anni, sottoposti a sonno criogenico, in modo da arrivare in un nuovo pianeta "freschi" e pronti a ricominciare una nuova vita, con altri 5000 sconosciuti (o non). Poi però bisogna anche avere il coraggio di farlo e il viaggio interstellare deve andare bene. Non deve avere complicazioni come quelle avute dall'astronave Avalon, partita per andare a colonizzare Homestead II e che, dopo uno scontro con un asteroide inizia ad entrare in avaria. La prima conseguenza di questa avaria è il risveglio di Jim Preston, meccanico di "terza classe": il ragazzo ci mette poco a capire di essere il solo dei 5000 passeggeri ad essersi svegliato e ad averlo fatto con 90 anni di anticipo rispetto all'arrivo programmato sul nuovo pianeta. Dopo quasi un anno passato in solitaria sulla Avalon, con la sola compagnia del barista-robot Arthur, decide di svegliare manualmente Aurora Lane, scrittrice e avventuriera di "prima classe". Dopo lo sconforto iniziale tra i due inizia ad instaurarsi un'amicizia che ben presto si trasforma in amore, ma con due grosse ombre all'orizzonte: Jim si è ben visto dal raccontare la verità ad Aurora (cioè che è stato lui a svegliarla e che non è stato un incidente) ma soprattutto che l'astronave, causa avaria causata dall'impatto con il meteorite, sta lentamente collassando.
Un po' Titanic, un po' 2001: Odissea nello spazio, un po' anche Wall-E. Passengers attinge bene da pellicole di culto per dare vita ad una storia interstellare godibile e scorrevole, interessante nel momento in cui va ad interrogare l'animo e la coscienza umani. Passengers non è un film totalmente fantascientifico, è più un mix di avventura, dramma e sentimenti, quindi onestamente le imperfezioni sotto il profilo dell'astronomia e della fisica possono tranquillamente passare in secondo piano. La storia regge, esclusi una decina di minuti un po' troppo piatti a metà film. E qui il merito, più che della sceneggiatura firmata Jon Spaihts, è della regia di Morten Tyldum, cineasta norvegese che aveva già ampiamente dimostrato tutto il suo talento dirigendo The imitation game (ricevette una nomination all'Oscar come miglior regista nel 2015). Qui, ovviamente, deve districarsi in uno spazio ben più ristretto, anche se la conformazione dell'astronave Avalon si avvicina molto a quella di un enorme quartiere metropolitano; e lo fa in maniera ottimale, supportato anche da un cast di livello e all'altezza della situazione, soprattutto per quanto riguarda Chris Pratt e Michael Sheen. Sia chiaro, l'interpretazione offerta da Jennifer Lawrence non è da buttare, però cade sempre nello stesso "errore": risulta poco credibile, e molto forzata, nei momenti in cui deve mettere in scena il dramma, quasi non riuscisse ad esprimere in modo realistico le emozioni negative provate dalla sua Aurora.
Per di più poi quando si parla di due personaggi, quello di Jim e quello di Aurora stessa, che non sono complicatissimi da interpretare, molto legati ai propri stereotipi narrativi (ma questo, in Passengers, non lo vedo come un punto a sfavore del film).
L'unico cruccio è che Passengers avrebbe potuto lasciare un'impronta più decisa, visti i presupposti. Si limita a fare perfettamente il suo compitino, senza manie o ambizioni di alto raggio.
SCENA CULT: la perdita di gravità
FRASE CULT: "If you live an ordinary life, all you'll have are ordinary stories."
VOTO FINALE: 7
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