sabato 12 novembre 2016

The Accountant



Lo abbiamo lasciato supereroe in Batman v Superman, nelle nuove vesti di uomo-pipistrello. Lo ritroviamo di nuovo supereroe, ma dei e con i numeri. The Accountant è principalmente Ben Affleck, anche se Anna Kendrick si dimostra ancora una volta molto brava, molto sveglia e molto carismatica a reggere il confronto con il più quotato attore. Ma Ben si dimostra al di sopra di tutti, tanto che le accuse di monoespressività qui risultano un plus nell'interpretazione del suo personaggio. Quel Christian Wolff la cui storia si avvicina molto a quella di Bruce Wayne: ok, il primo è autistico mentre il secondo ha solo perso i suoi genitori, ma entrambi hanno un lato oscuro, quel carattere cupo che li accompagna in ogni momento della loro vita.
Christian Wolff è un mago dei numeri: un ragazzo, e poi uomo, che ha "usato" il proprio autismo per sviluppare al massimo la sua passione per i numeri e per diventare contabile. Ma non un contabile qualunque: sotto falso nome si occupa della contabilità dei più grandi criminali in circolazione. Ed è per questo che a dargli la caccia è il direttore dei crimini finanziari del Dipartimento del Tesoro, convinto che ci sia lui dietro l'uccisione di diversi membri della famiglia criminale Gambino. Nel frattempo Wolff accetta il lavoro della Living Corporation, intenta a scoprire cosa c'è sotto ai buchi di bilancio aziendali: qui incontra Dana, contabile della società e prima ad aver scoperto questi buchi. Il domino che si scatena cambierà la sua esistenza.
Dopo i buoni prodotti Pride and Glory e Warrior, e quello meno buono Jane got a gun, Gavin O'Connor sforna un film niente male, vicino ai primi due citati sopra sia per realizzazione che soprattutto per le atmosfere. The Accountant è un film cupo, a tratti un po' confusionario, lento, ma allo stesso tempo efficace, nonostante la sceneggiatura di Bill Dubuque non sia proprio il massimo, né per come viene trattato l'autismo (il modo molto comprimario) né per quanto riguarda la snellezza della trama (troppo piena). Ne esce comunque fuori un buon film, innalzato dalla bravura di Ben Affleck e dalla perfetta alchimia creata con Anna Kendrick, ormai sempre più lanciata in quel di Hollywood e soprattutto molto affine e intrigante in questo genere di trame e di ambientazioni.
Si poteva fare meglio? Magari si. Però la consapevolezza di aver visto un buon film resta. 

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VOTO FINALE: 7

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