venerdì 18 novembre 2016

All the way



Da incorniciare. Il film tv dell'anno è targato HBO. Trasmesso dall'emittente televisiva statunitense lo scorso 21 maggio (e arrivato in Italia per vie, diciamo, traverse), All the way ha fatto breccia sin da subito nei cuori di pubblico e critica. Merito di un insieme di cose che hanno reso il film biografico sull'ex presidente degli Stati Uniti Lyndon B. Johnson un prodotto di altissimo livello, quasi alla stregua di un capolavoro cinematografico.
Partiamo da una trama snella, ma allo stesso tempo accattivante e incisiva: Kennedy è appena stato dichiarato morto dopo l'attentato subito a Dallas e il suo vice, Lyndon B. Johnson, viene eletto presidente. Quello che in realtà sarebbe dovuto essere un presidente "di passeggio", considerando che di lì ad un anno ci sarebbero state le elezioni, diventerà uno dei più incisivi della storia moderna americana e mondiale. Il primo punto che Johnson decise di portare in porto, seguendo le orme di Kennedy, fu quello dell'approvazione di un disegno di legge per i diritti civili. Da un lato Johnson si trova a far fronte ad alcune dinamiche interne al suo partito (quello democratico) che gli consiglia di mettere da parte questo argomento; dall'altra Martin Luther King, fiducioso nei confronti del nuovo presidente, che lo incita ad andare avanti per l'approvazione della legge. All'orizzonte, come detto, le nuove elezioni e la possibilità, per Johnson, di togliersi l'etichetta di "Presidente per caso" e indossare i panni del Presidente eletto dal popolo.
Quasi un "figlio" del Lincoln di Steven Spielberg del 2012, All the way racconta in maniera esaustiva tutte le dinamiche che intercorsero per riuscire a far approvare il disegno di legge che avrebbe garantito alcuni diritti civili agli afro-americani; la regia di Jay Roch è di assoluto livello (ma Roch aveva già dimostrato le sue abilità alle prese con film biografici nella realizzazione del film sulla vita di Dalton Trumbo), rende comprensibili anche dinamiche complesse e sopratutto ha un ritmo molto alto, non perdendo comunque mai di vista il suo risultato finale, cioè quello di raccontare in maniera esaustiva la storia di un uomo complesso, a tratti burbero e al limite del bullismo, ma risoluto nonostante le sue private debolezze.
Ma Roch è bravo a guidare e a farsi guidare da Bryan Cranston, già strepitoso nei panni di Dalton Trumbo ma addirittura eccellente qui, in quelli del presidente Johnson. Ulteriori aggettivi all'interpretazione di Cranston non gli renderebbero giustizia e non riuscirebbero a rendere visibile il grande studio sul personaggio e soprattutto le difficoltà del passare in così breve tempo dall'interpretare due uomini del calibro di Trumbo e Johnson. La nota di merito per la rappresentazione di Lyndon B. Johnson va anche a chi ha curato trucco e costumi di Cranston, perché la somiglianza sullo schermo è incredibile.
Guardatelo assolutamente All the way e, se possibile, in lingua originale: il film merita, la storia merita e lo meritano anche tutti coloro che hanno lavorato a questo piccolo, grande, capolavoro. 

FRASE CULT: "Clausewitz said: 'Politics is war by other means.' Bullshit! Politics is war. Period. You know how you win a campaign...by not losing it. I only lost one election my whole life. The son of a bitch stole it from me in the final seconds with a handful of fake votes. I will carry the pain of that with me to my dying day. But I'll tell you what: nobody will ever do me that way again. It'll be some other way." 

VOTO FINALE: 7,5
 

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