lunedì 4 luglio 2016
Tutti vogliono qualcosa
Richard Linklater ritorna negli anni settanta-ottanta. 23 anni dopo La vita è un sogno (Dazed and confused il titolo orginale), film cult che raccontava l'ultimo giorno di liceo di un gruppo di ragazzi, il regista e sceneggiatore texano torna a raccontare la gioventù di fine anni settanta/inizio anni ottanta con Tutti vogliono qualcosa, uscito negli Stati Uniti lo scorso marzo (qui in Italia è arrivato solamente a giugno) e sequel "spirituale" del film del 1993.
Il film è ambientato alla Southeast Texas University, durante il primo weekend da matricola di Jake, lanciatore entrato nella famosa squadra di baseball dell'università. Ambientato nell'arco di tre giorni, Tutti vogliono qualcosa racconta le vicende di questi ragazzi, alle prese con il baseball, ma soprattutto con droga, alcool, sesso e, in alcuni casi, con l'amore.
Tutti vogliono qualcosa strizza l'occhio, per ambientazione e sviluppo delle vicende, ad Animal House, non riuscendo però ad ergersi ai livelli del film di John Landis datato 1978. Purtroppo il confronto è un tantino impietoso: Tutti vogliono qualcosa non riesce a coinvolgere a pieno (anche perché manca di una vera anima comica alla John Belushi), risultando in alcuni passaggi noioso e troppo approssimativo, anche a causa di una trama non sempre originale e ben amalgamata. I momenti brillanti nel film non mancano, ma purtroppo peccano in continuità, con salti narrativi a volte bizzarri ed un montaggio delle scene a tratti approssimativo: dare ritmo alla pellicola con numerosi cambi di scena e di riprese alla fine ha sortito, purtroppo, l'effetto contrario.
C'è anche qualcosa di positivo però in Tutti vogliono qualcosa: la perfetta rappresentazione dell'epoca, con un attenzione ai particolari estremamente brillante; una colonna sonora degna dei migliori film di genere; la performance di Glen Powell, spalla del protagonista Jake, e autore di una prova maiuscola, all'interno comunque di una prestazione generale (del cast) molto soddisfacente.
Tutti vogliono qualcosa non è un film completamente da buttare, ma resta la sensazione che si potesse fare qualcosa in più per rendere più accattivante e indelebile il film.
SCENA CULT: nella stanza di Willoughby
FRASE CULT: "We came for a good time, not for a long time."
VOTO FINALE: 5,5
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