giovedì 26 febbraio 2015

Selma - La strada per la libertà



"I have a dream". Le quattro parole identificative di Martin Luther King, pronunciate durante un discorso al Lincoln Memorial di Washington nell'agosto del 1963. Leader dei diritti civili, eroe degli emarginati, paladino della resistenza non violenta, fautore del superamento del pregiudizio etnico e dell'equiparazione tra razza bianca e razza "negra" (come venivano apostrofate le persone di colore in quegli anni), Martin Luther King morì, assassinato, il 4 aprile del 1968 a Memphis, dopo aver contribuito alla lotta per la libertà dei neri d'America.
Una tappa fondamentale del suo "cammino" fu sicuramente Selma, paesino dell'Alabama da sempre schierato contro il diritto di voto delle persone di colore. Il film, Selma, parte dal ritiro da parte di Martin Luther King del premio Nobel per la pace, il 10 dicembre del 1964, e racconta i 4 mesi di manifestazioni pacifiche che hanno preceduto l'annuncio da parte del presidente degli Stati Uniti Johnson della legge sul diritto di voto, che ha permesso ai cittadini afroamericani di poter votare alle elezioni che si svolgevano nel paese.
Selma, uscito nelle sale americane nel dicembre del 2014 e in quelle italiane lo scorso 12 febbraio, è diretto da Ava DuVernay, premiata come miglior regista al Sundance Film Festival del 2012 per il film Middle of nowhere. La regista e sceneggiatrice statunitense si dimostra un'abilissima cineasta dal sicuro avvenire, riuscendo a dare vita ad un film di alto impatto e dando, finalmente, un ritratto complesso e allo stesso tempo umano e veritiero di uno degli uomini più influenti del secolo scorso. Il film non perde mai di vista il suo obiettivo, non si compiace e non cala mai d'intensità e di ritmo, risultando scorrevole e coinvolgente. Il tutto grazie anche ad una colonna sonora da urlo e ad una fotografia sicuramente all'altezza delle aspettative.
La forza di Selma è anche l'interpretazione di David Oyelowo, incomprensibilmente tenuto fuori dalle nomination agli Oscar: la sua interpretazione di Martin Luther King (consigliata in lingua originale) è da applausi e da brividi e la chiusura del film, il famoso discorso davanti al Campidoglio dell'Alabama, esalta sia la recitazione di Oyelowo che la regia della DuVernay.
Selma è un film da vedere, genuino, emozionante e toccante in molti suoi passaggi: è il ritratto di un uomo, ma è anche il ritratto di una coscienza collettiva che si svegliava dal torpore e soprattutto dalla disumanità perpetrata negli anni nei confronti di persone la cui unica colpa, per molti, era essere nati con un colore della pelle diverso.

SCENA CULT: la prima marcia di protesta da Selma a Montgomery

FRASE CULT: "Preferisco che siate tutti arrabbiati con me piuttosto che vedervi feriti...o morti"

VOTO FINALE: 7,5

lunedì 16 febbraio 2015

Byzantium









Titolo Originale: Byzantium
Regia: Neil Jordan
Attori: Saoirse Ronan, Gemma Arterton, Caleb Landry Jones, Daniel Mays, Sam Riley, Jonny Lee Miller
Genere: Drammatico, Fantasy, Horror
Paese: Irlanda, Regno Unito, USA
Anno: 2012
Durata: 118 Minuti
Trama: Eleanor(Saoirse Ronan) e Clara(Gemma Arterton) sono due giovani donne in costante fuga e con un terribile segreto.Giunte in una località costiera, si stabiliscono in un hotel fatiscente, ma il loro segreto sarà ben presto svelato.
Giudizio finale: "Byzantium", diretto da Neil Jordan e sceneggiato da Moira Buffini, è tratto dalla rappresentazione teatrale "A Vampire Story" della stessa Buffini.La sceneggiatura è abbastanza valida, anche se la storia non colpisce a pieno; mentre la regia di Neil Jordan non è mai invasiva e riesce a intrattenere molto bene lo spettatore per l'intera durata del film.L'intero film è sorretto dalle due protagoniste, Saoirse Ronan e Gemma Arterton, con delle interpretazioni più che sufficienti e con una buona intesa sia tra di loro, sia con il resto di attori presenti nel film.Tra i non protagonisti troviamo Jonny Lee Miller, Sam Riley e Caleb Landry Jones, che se la cavano bene, malgrado i ruoli di secondo piano interpretati.
Consigliato: Sì, in mancanza di altri titoli tra cui scegliere.

domenica 15 febbraio 2015

Il tempo di vincere - When the game stands tall



Nel 2003, quando la squadra di football del De La Salle High School, gli Spartans, andavano a vincere la finale nazionale, non si portavano a casa solamente il titolo ma arrivavano alla 151esima vittoria consecutiva, un record tutt'ora imbattuto nel football (e in molti altri sport). Quello che non sapevano è che quella sarebbe stata l'ultima vittoria di questa magnifica striscia vincente durata per ben 11 anni. Dal post 151esima vittoria e dalla preparazione della stagione successiva, che vedremo sarà molto difficile sin dall'inizio, prende spunto Il tempo di vincere, film del 2014 diretto da Thomas Carter e con Jim Caviezel nei panni dello storico allenatore degli Spartans, Coach Bob Ladoucer, che al suo ritiro nel gennaio 2013 chiuse con una percentuale di vittorie del 93,4%, la più alta di sempre nella storia di tutti gli sport (basata sugli allenatori con almeno 200 vittorie all'attivo).
Il film non è male, è ben diretto e anche ben interpretato, però è troppo mieloso e strizza troppo l'occhio alla cristianità e alla religiosità di allenatore e giocatori. Il tempo di vincere, come storia di fondo, non ha nulla da invidiare ad altri film sul football liceale/collegiale, però non riesce ad issarsi al livello dei vari Friday Night Lights, The blind side, Varsity Blue e via dicendo. Sotto l'aspetto di trama ed evolversi della vicenda, Il tempo di vincere si limita a svolgere il compitino, puntando troppo sul lato "spirituale" della vicenda, cosa che a volte fa sembrare tutto troppo forzato.
I complimenti per questo film vanno solamente a Coach Ladoucer per il suo record, ma sicuramente non vanno né a Scott Marshall Smith (che ne ha curato la sceneggiatura) e né al regista Thomas Carter, troppo ancorato alla trama e poco incisivo fuori dal rettangolo di gioco.
Il tempo di vincere è un film che può piacere agli amanti del football solamente per le varie scene di gioco, ma nel complesso non penso possa lasciare qualcosa nella testa dello spettatore.


SCENA CULT: la maggior parte delle scene di football sono girate molto bene, anche se per un film sul football non dovrebbero esserci problemi, soprattutto nel 2015.

FRASE CULT: “We’re not asking you to be perfect on every play. What we’re asking of you and what you should be asking of each other is to give a perfect effort from snap to whistle.”

VOTO FINALE: 5,5

sabato 14 febbraio 2015

Birdman o (L'imprevedibile virtù dell'ignoranza)




Miglior film, migliore regia (Inarritu), miglior attore protagonista (Keaton), miglior attore non protagonista (Norton), miglior attrice non protagonista (Stone), miglior sceneggiatura originale, migliore fotografia, miglior sonoro, miglior montaggio sonoro: queste sono le 9 nomination per i prossimi Oscar ricevute da Birdman or (The unexpected virtue of ignorance), film del 2014 diretto da Inarritu e girato quasi completamente in piano sequenza.
Birdman è un supereroe interpretato per ben 3 film da Riggan Thompson, celebrità decaduta dopo aver lasciato la saga cinematografica che lo ha reso famoso. Nel tentativo di allontanarsi dalla figura che lo ha reso celebre, decide di mettere in scena a Broadway l'adattamento di un racconto di Raymond Carver (What we talk about when we talk about love); ad aiutarlo ci sono sua figlia Sam, appena uscita da un centro riabilitativo, il suo migliore amico/produttore Jake, Lesley, attrice che grazie a questo spettacolo corona il suo sogno di bambina, e Mike, famoso e talentuoso attore teatrale dal pessimo carattere.
La pretesa di Inarritu è alta: girare nel 2014 un film di due ore quasi completamente in piano sequenza, cercando di risultare credibile, non annoiare lo spettatore e non cadere in facili trappole dovute alla tecnica di regia utilizzata. Ed è per questo che la pretesa si trasforma in impresa: si perché Birdman è un film strepitoso, che tracima ritmo e incalza lo spettatore grazie ai suoi dialoghi pungenti, mai banali e tremendamente geniali. Inarritu è molto bravo a descrivere perfettamente la società contemporanea, con le sue contraddizioni e con il suo essere ormai solamente virale, fagocitata e condizionata dai social media e dalla realtà virtuale e non reale da essi creata.
E tutto ciò lo fa usando la figura di Riggan Thompson, anzi, usando la figura di Michael Keaton. Il parallelo tra l'attore e il personaggio da lui interpretato è istantaneo: da una parte un attore diventato famoso grazie alla sua interpretazione di Batman e finito poi piano piano nell'oblio (Keaton), dall'altra la storia di un attore finito nel dimenticatoio dopo aver raggiunto l'apice della notorietà per aver interpretato un supereroe (Riggan). Keaton da prova di essere un grande attore, la sua interpretazione di Riggan Thompson gli vale meritatamente la candidatura all'Oscar e sarebbe in realtà una sorpresa, a questo punto, non dare a lui la statuetta più ambita da chi intraprende il mestiere di attore. Ma Birdman non è solo Keaton, è un insieme di attori di grande sostanza e che riescono a sentirsi perfettamente a proprio agio nell'impalcatura creata da Inarritu: da Edward Norton a Zach Galifianakis, da Naomi Watts a Amy Ryan e Lindsay Duncan, tutti straordinari nell'interpretazione dei propri personaggi. Ma a sorprendere più di tutti è sicuramente Emma Stone: chiamata alla definitiva prova di maturità per la sua carriera, la giovane ragazza dell'Arizona risponde presente e sfodera un'interpretazione di assoluto valore, tanto da svegliare dal torpore anche l'Academy che l'ha candidata all'Oscar come miglior attrice non protagonista.
Birdman si avvale anche, e soprattutto, di un buonissimo montaggio, sonoro e visivo: potrebbe sembrare facile montare visivamente un film girato completamente in piano sequenza, in realtà il lavoro maggiore è stato proprio quello di riuscire a non far perdere l'emozione dei dialoghi e la bravura degli attori in fase di postproduzione.
Complimenti a Inarritu, il suo Birdman è il film dell'anno


SCENA CULT: il monologo di Sam (interpretata da Emma Stone) che per la prima volta parla a suo padre apertamente e senza remore

DIALOGO CULT:
Riggan: "Listen to me. I'm trying to do something important."
Sam: "This is not important."
Riggan: "It's important to me! Alright? Maybe not to you, or your cynical friends whose only ambition is to go viral. But to me... To me... this is - God. This is my career, this is my chance to do some work that actually means something."
Sam: "Means something to who? You had a career before the third comic book movie, before people began to forget who was inside the bird costume. You're doing a play based on a book that was written 60 years ago, for a thousand rich old white people whose only real concern is gonna be where they go to have their cake and coffee when it's over. And let's face it, Dad, it's not for the sake of art. It's because you want to feel relevant again. Well, there's a whole world out there where people fight to be relevant every day. And you act like it doesn't even exist! Things are happening in a place that you willfully ignore, a place that has already forgotten you. I mean, who are you? You hate bloggers. You make fun of Twitter. You don't even have a Facebook page. You're the one who doesn't exist. You're doing this because you're scared to death, like the rest of us, that you don't matter. And you know what? You're right. You don't. It's not important. You're not important. Get used to it."

VOTO FINALE: 8,5

giovedì 12 febbraio 2015

Hours


Il canto del cigno. L'ultimo "one man show" di Paul Walker. Con queste due frasi si può riassumere Hours, film del 2013 diretto e sceneggiato da Eric Heisserer ed uscito nelle sale cinematografiche statunitensi a dicembre del 2013, due settimane esatte dopo la morte del protagonista Paul Walker.
Un Paul Walker che in Hours interpreta Nolan, che si ritrova, nel bel mezzo dell'uragano Katrina, in un ospedale di New Orleans, sforzandosi di tenere in vita sua figlia appena nata, dopo la morte della moglie Abigail dovuta a complicazioni post parto.
Hours è un film di 97 minuti in cui, come detto, Paul Walker è il protagonista solitario e incontrastato: riesce a tenere sulle sue spalle tutto il peso della vicenda, dimostrando una maturazione e una capacità di sapersi gestire all'interno della pellicola a dir poco incredibili. L'intensità che mette nell'interpretazione del suo personaggio è tale da riuscire, anche e soprattutto nei momenti in cui non c'è dialogo, a far immedesimare lo spettatore con Nolan, a tenere alto il livello di tensione per tutta la durata del film. In quest'ultimo aspetto è aiutato anche dalla bravura di Heisserer, grazie ad una regia sapiente e perfetta, in cui è molto bravo a guidare e a farsi guidare da Walker, senza sbavature e senza cercare di forzare troppo la sceneggiatura.
Hours resterà l'ultimo film da protagonista di Paul Walker, il cui ultimo lavoro, il film corale Fast and Furious 7, uscirà invece nelle sale il prossimo aprile. Un ultimo film che lascia l'amaro in bocca per la sensazione di aver perso un buon attore nell'universo ovattato di Hollywood.

SCENA CULT: la prima conversazione tra Nolan e Abigail

VOTO FINALE: 7

mercoledì 11 febbraio 2015

John Wick









Titolo Originale: John Wick
Regia: Chad Stahelski
Attori: Keanu Reeves, Michael Nyqvist, Alfie Allen, Willem Dafoe, Dean Winters, Adrianne Palicki, Omer Barnea, Toby Leonard Moore, Daniel Bernhardt, Bridget Moynahan, John Leguizamo, Ian McShane
Genere: Azione, Thriller
Paese: Canada, Cina, USA
Anno: 2014
Durata: 101 Minuti
Trama: John Wick(Keanu Reeves), è un ex sicario da tempo ritiratosi, ma quando, per una serie di coincidenze, la sua strada si incontrerà con una vecchia conoscenza, dovrà ritornare nuovamente in azione.
Giudizio finale: "John Wick" è diretto da Chad Stahelski e la sceneggiatura è opera di Derek Kolstad.Per Chad Stahelski si tratta della prima volta alla regia, ma nonostante questo esordio il risultato finale è molto valido, con una regia molto veloce, con ottime scene d'azione che intrattengono alla perfezione lo spettatore senza annoiarlo.Siamo ancora agli esordi anche per Derek Kolstad, il quale sebbene riesca a creare una sceneggiatura più che buona, purtroppo non aggiunge nulla che non si possa ritrovare anche in altri film e per questo risulta piuttosto banale.Keanu Reeves, protagonista assoluto del film, si trova a suo agio nei panni di John Wick ed oltre a fornire un'interpretazione molto positiva, continua nella sua "rinascita" cinematografica.Interpretazione molto buona anche per il villain del film, con Michael Nyqvist che in questa veste è molto credibile.Alfie Allen, Willem Dafoe e Adrianne Palicki si dimostrano ottimi comprimari, a loro agio nei ruoli interpretati.
Consigliato: Sì, ideale per svagarsi un po'.

lunedì 9 febbraio 2015

Gemma Bovery









Titolo Originale: Gemma Bovery
Regia: Anne Fontaine
Attori: Fabrice Luchini, Gemma Arterton, Jason Flemyng, Isabelle Candelier, Niels Schneider, Mel Raido, Elsa Zylberstein, Pip Torrens, Kacey Mottet Klein, Edith Scob
Genere: Commedia, Drammatico
Paese: Francia
Anno: 2014
Durata: 99 Minuti
Trama: Martin(Fabrice Luchini), grandissimo appassionato di Flaubert, da anni è ritornato in Normandia e lavora come panettiere nel negozio appartenuto a suo padre.Un giorno, nella casa vicina alla sua, si trasferisce una coppia di giovani inglesi, che per una coincidenza del destino si chiamano Bovery, un nome molto simile alla protagonista del romanzo preferito di Martin.Ma non è solo il cognome, anche le azioni della coppia sembrano ispirarsi ai personaggi descritti in Madame Bovary.
Giudizio finale: "Madame Bovery", tratto dall'omonima graphic novel di Posy Simmonds del 1999, è diretta da Anne Fontaine; mentre la sceneggiatura porta la firma della stessa regista e di Pascal Bonitzer.La coppia di sceneggiatori ci regala una storia molto leggera, che si sviluppa in modo molto lineare e che procede senza annoiare lo spettatore.Molto buona anche Anne Fontaine nelle vesti di regista, la quale riesce a coinvolgere lo spettatore, riuscendo quasi a portarlo nel piccolo villaggio della Normandia in cui si svolge il film.Protagonisti principali sono Fabrice Luchini e Gemma Arterton, che sebbene forniscano discrete interpretazioni, sembrano mancare di quel qualcosa in più per valorizzare pienamente i propri personaggi.I due protagonisti sono ben supportati da Jason Flemyng, Isabelle Candelier e Niels Schneider, sebbene anche loro non impressionino completamente.
Consigliato: Non è un filmone, ma in mancanza di altri titoli si può vedere.

domenica 8 febbraio 2015

Ogni cosa è illuminata


Nel 1999 l'allora ventiduenne americano Jonathan Safran Foer viaggia in Ucraina per fare delle ricerche sulla vita del nonno; dalla sua esperienza verrà pubblicato, tre anni più tardi, il suo primo romanzo, Ogni cosa è illuminata. Quest'ultimo, acclamato come uno dei migliori romanzi di letteratura dei nostri tempi, non solo lancia Foer nell'olimpo degli scrittori, ma fa si che ad interessarsi del libro sia l'attore Liev Schreiber, deciso a trarre una sceneggiatura dal racconto di Foer e cimentarsi per la prima nei panni di regista. Nasce così il film Ogni cosa è illuminata, uscito al cinema nel 2005 con interpreti Elijah Wood (nei panni di Jonathan), Eugene Hutz e Boris Leskin e diretto, come detto, da Liev Schreiber, all'esordio assoluto dietro la macchina da presa.
La trama del film è differente da quella del libro: il romanzo di Foer intreccia il racconto del viaggio di Jonathan, Alex ed il nonno di quest'ultimo alla ricerca della donna che salvò la vita del nonno di Jonathan dalla furia nazista, con la storia della piccola cittadina di Trachimbrod, dal Settecento fino alla distruzione avvenuta a opera dei nazisti; la sceneggiatura curata da Schreiber, invece, punta l'attenzione solamente sul viaggio dei tre, le loro vicissitudini e il loro girovagare alla ricerca di Augustine e di Trachimbrod.
Ogni cosa è illuminata è un piccolo capolavoro, da rivalutare o da scoprire, è un viaggio esilarante, ma a tratti anche straziante, aggrappato ai fili della memoria e rivisitato perfettamente con l'alternarsi di vicende tragiche e farsesche.
Ottimo esordio di Schreiber, sia come sceneggiatore che, soprattutto, come regista: la sua regia è pulita, mai invasiva, racconta molto bene la storia e i personaggi con pochi passaggi, riesce ad alternare perfettamente momenti divertenti ad altri meno, non stancando e non appesantendo lo spettatore, già "toccato" dalle vicende trattate.
Molto buona anche la prova di Elijah Wood: purtroppo uno dei suoi migliori tentativi di staccarsi dal personaggio che lo ha reso famoso (Frodo ne Il signore degli anelli) è passato pressoché inosservato ed è un peccato perché in questo film Wood riesce ad esprimersi al meglio e a centrare in pieno il suo personaggio. La sorpresa del film, però, è sicuramente Eugene Hutz, cantante del gruppo musicale ucraino Gogol Bordello: il suo esordio assoluto come attore (nonché protagonista) è di assoluto livello, è perfetto nei panni del giovane Alex, guida ucraina di Jonathan e vera anima comica del film.
A fare da perfetto contorno, infine, sono la fotografia e la colonna sonora, protagoniste silenziose ma tremendamente importanti della vicenda.
Che dire, Ogni cosa è illuminata è un'opera illuminante e di tutto rispetto, sia nella sua stesura originale (il libro di Foer) che nella sua trasposizione cinematografica.
 
SCENA CULT: l'arrivo in stazione di Jonathan

FRASE CULT: "Ho riflettuto molto sulla nostra rigida ricerca, mi ha dimostrato come ogni cosa sia illuminata dalla luce del passato...dall'interno guarda l'esterno, come dici tu alla rovescia…in questo modo io sarò sempre lungo il fianco della tua vita e tu sarai sempre lungo il fianco della mia vita."

VOTO FINALE: 7+

sabato 7 febbraio 2015

La teoria del tutto



La vera storia di Stephen Hawking: La teoria del tutto, tratto dal romanzo biografico Verso l'infinito scritto da Jane Wilde Hawking (prima moglie di Stephen) racconta la storia del fisico più conosciuto della nostra era, costretto a convivere dall'età di 13 anni con una malattia degenerativa dei motoneuroni.
Il film, distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi lo scorso 7 novembre e uscito in Italia solamente il 15 gennaio, è diretto dal regista britannico James Marsh e vede nei panni di Stephen Hawking e sua moglie Jane rispettivamente Eddie Redmayne e Felicity Jones.
La storia di La teoria del tutto è buona, anche se incentrata più sull'amore tra Stephen e Jane che sugli studi del giovane fisico, più un contorno di una vicenda che tocca i cuori degli spettatori: sia per l'amore profondo tra i due, sia per la forza dimostrata da entrambi, Stephen per combattere la sua malattia e non farsi abbattere da essa, Jane per la grande volontà di rimanere sempre al fianco del suo amato, nel bene e nel male.
La regia di Marsh è buona, con pochissime sbavature e nessun tentativo di accattivarsi lo spettatore, cosa che sarebbe potuta risultare un po' stucchevole visto il tema e gli argomenti trattati.
La vera forza di La teoria del tutto, però, sta tutta nell'interpretazione di Eddie Redmayne e Felicity Jones: entrambi nominati agli Oscar nelle categorie di riferimento, danno prova di una crescita esponenziale incredibile. Felicity Jones interpreta Jane in maniera perfetta, dando credibilità a questa donna forte e dolce allo stesso momento, e sfoderando una grande interpretazione che può lanciarla nel firmamento hollywoodiano. Per Eddie Redmayne è probabilmente la consacrazione assoluta, perché riuscire ad interpretare in questa maniera perfetta Stephen Hawking significa avere delle grandi capacità: la maggior parte del film la passa parlando pochissimo o per niente, riuscendo ugualmente a dare sfoggio delle sue grandi capacità attoriali, riuscendo ad entrare nel mondo del suo personaggio e a farlo uscire fuori in maniera devastante. Mezzo voto in più del film è dovuto esclusivamente alle interpretazioni della coppia Redmayne-Jones.
La teoria del tutto è un bel film, forse un po' statico e con pochi scossoni, però merita assolutamente una visione e speriamo qualche premio Oscar, soprattutto a Redmayne come miglior attore protagonista.

SCENA CULT: il girotondo di Stephen e Jane

FRASE CULT: "Non ci dovrebbero essere limiti alla ricerca umana. Siamo tutti diversi. E per quanto la vita possa sembrare cattiva, c’è sempre qualcosa che si può fare e riuscirci. Finché c’è vita, c’è speranza."

VOTO FINALE: 8

mercoledì 4 febbraio 2015

J. Edgar









Titolo Originale: J. Edgar
Regia: Clint Eastwood
Attori: Leonardo DiCaprio, Josh Hamilton, Naomi Watts, Judi, Dench, Armie Hammer, Ed Westwick, Jeffrey Donovan, Josh Lucas, Dermot Mulroney, Denis O'Hare, Lea Thompson
Genere: Biografico, Drammatico
Paese: USA
Anno: 2011
Durata: 137 Minuti
Trama: J. Edgar Hoover(Leonardo DiCaprio), direttore dell'F.B.I. per quasi cinquanta anni, ripercorre la propria vita privata e professionale.
Giudizio finale: "J. Edgar" è un film del 2011 diretto da Clint Eastwood, sceneggiato da Dustin Lance Black e racconta la carriera del direttore dell'F.B.I. J. Edgar Hoover, dagli inizi, nel 1919, fino al giorno della sua morte nel 1972.Indubbiamente ci troviamo di fronte all'ennesima ottima prestazione da regista per Clint Eastwood, che riesce a far andare avanti la visione del film abbastanza piacevolmente, nonostante un ritmo piuttosto lento.Molto valida anche la sceneggiatura, anche se non si riesce a capire molto bene se Dustin Lance Black voglia realizzare una celebrazione di Hoover o più semplicemente mettere a nudo i suoi lati più negativi; peccato, perchè questa sorta di limbo in cui si trova la storia rende il film incompleto.Mattatore indiscusso della scena per tutti i 137 minuti di durata della pellicola è Leonardo DiCaprio, autore di una grandissima interpretazione; l'ennesima dimostrazione di essere uno dei migliori attori del nuovo millennio.Ma il film non è solo DiCaprio; infatti l'attore è ben assistito da Naomi Watts, Judi Dench e Armie Hammer, autori di ottime interpretazioni e di un ottimo affiatamento con Leonardo DiCaprio.Eccezionale in questa occasione il trucco, con Leonardo DiCaprio, Naomi Watts e Armie Hammer invecchiati alla perfezione.
Consigliato: Sì, si può vedere.

martedì 3 febbraio 2015

Cockneys vs Zombies

Londra: in un cantiere, degli operai scoprono una catacomba e mentre la stanno perlustrando uno di loro viene morso da uno zombie. L'epidemia si diffonde a macchia d'olio in tutta la città. Cercano di trovare una via di fuga e di scappare da Londra i fratelli MacGuire (insieme ai loro complici in una rapina ad una banca e a due ostaggi) e una banda di "vecchietti" di una casa di riposo, capitanata dal nonno dei due fratelli.
Purtroppo da tutto ciò esce fuori tutto tranne che un bel film: Cockneys vs Zombies si ferma ad una buona idea di base e a qualche spunto comico, ma non riesce mai a compiere un salto di qualità tale da certificarlo come B-movie di successo. Soprattutto in un periodo in cui gli zombies pullulano al cinema e in tv, Cockneys vs Zombies non fa per niente una bella figura, non riesce ad ergersi dal marasma di film e serie a tema e non fa nulla per non finire nel dimenticatoio. 
Regista del film è Matthias Hoene, bravo solamente a svolgere il compitino, senza riuscire a dare il cambio di marcia alla sceneggiatura curata da James Moran e Lucas Roche; il cast di attori non delude in pieno, però nessuno riesce a caratterizzare a pieno il proprio personaggio: l'unico ad andarci vicino è sicuramente Alan Ford, che interpreta il nonno dei due fratelli MacGuire.
Peccato, perché ne poteva uscire fuori un buon film, ma Cockneys vs Zombies resta l'ennesimo (inutile) tentativo di cavalcare l'onda del successo dei "non morti" conseguendo risultati tutt'altro che entusiasmanti.

SCENA CULT: il tentativo dei vecchietti capitanati da Ray di salvare Hamish dagli zombies.

FRASE CULT: "Questa passerà alla storia come la rapina più facile di tutti i tempi"

VOTO FINALE: 5- 

domenica 1 febbraio 2015

I Origins



Seconda opera prima di Mike Cahill, dopo il buonissimo esordio in Another Earth, I Origins è un film del 2014, presentato in anteprima al Sundance Film Festival dello stesso anno, dove si è aggiudicato il premio Alfred P. Sloan (proprio come successo 3 anni prima ad Another Earth).
Al centro della storia il rapporto tra il dottore-biologo Ian Gray, la giovane Sofi e l'assistente di laboratorio di Ian, Karen: sullo sfondo gli studi dei due ragazzi sul processo di evoluzione dell'occhio, la reincarnazione e l'esistenza o meno di Dio.
Mike Cahill conferma ancora una volta le sue grandi capacità e le sue grandi potenzialità: non solo come regista, ma anche come sceneggiatore e, in questo caso, anche come montatore. Si, perché in I Origins, Cahill si occupa sia della regia, sia del soggetto, sia della sceneggiatura e sia del montaggio, oltre ad aver prodotto il film insieme al suo attore protagonista Michael Pitt. La cosa sorprendente è che riesce comunque a svolgere tutti i ruoli in maniera più che buona, sviluppando al meglio una trama originale con poche sbavature, riuscendo a dare un buon ritmo ad un film che in apparenza può sembrare lento ma che in realtà scorre molto bene per tutti i 106 minuti. Punto di forza di I Origins, però, è sicuramente la colonna sonora, strepitosa e mai invadente, che si fonde in maniera perfetta con il film ed i suoi protagonisti. Protagonisti che hanno i volti di Michael Pitt, Astrid Berges-Frisbey e Brit Marling: Pitt, nonostante riesca a tenere bene il film ed il suo personaggio, appare a volte un po' troppo compassato e mono-espressivo; la spagnola Berges-Frisbey non sfigura, dando prova di buone capacità attoriali e di avere un buon potenziale (se sfruttato a pieno); Brit Marling è come sempre perfetta, forse una delle attrici più sottovalutate di questo secondo decennio degli anni duemila.
I Origins è un film straconsigliato, assolutamente da vedere.

SCENA CULT: l'incontro tra Ian e Sofi in metro

FRASE CULT: "Every living person on this planet has their own unique pair eyes. Each their own universe. My name is Doctor Ian Gray. I'm a father, and husband, and I'm a scientist. When I was a child, I realized that the camera was designed exactly like the human eye, taking in light through a lens, forming it into images. I began taking as many pictures of eyes as I possibly could. I'd like to tell you the story of the eyes that changed my world."

VOTO FINALE: 7