sabato 9 aprile 2016
Victor - La storia segreta del dott. Frankenstein
"Conoscete già a storia. La scarica del fulmine. Un genio folle. Una creazione spaventosa."
È tutto nell'incipit l'intento principale di Victor - La storia segreta del dott. Frankenstein (Victor Frankenstein il titolo originale), ennesima rivisitazione del romanzo cult di Mary Shelley, in questi giorni nelle sale cinematografiche italiane. Del racconto dell'autrice britannica ci sono state negli anni diverse re-interpretazioni, le figure del Dottor Frankenstein e della sua "creatura" sono state usate (e oserei dire abusate) più e più volte, quindi pensare di riuscire a dare vita ad un film innovativo sul tema è un'impresa assolutamente titanica. Ci riescono in parte il regista scozzese Paul McGuigan (Slevin, Push) e lo sceneggiatore statunitense Max Landis (Chronicle, American Ultra), le menti dietro la realizzazione di Victor Frankenstein: lo fanno capovolgendo il punto di vista principale della storia, affidando il racconto ad un povero clown deforme che un giorno incontra il brillante Victor Frankenstein che, dopo averlo aiutato a scappare dal circo intuendone le sue capacità, lo accoglie in casa come suo aiutante, chiamandolo Igor. I due tenteranno un'impresa quasi impossibile, spinti dall'ossessione per la scienza di Victor.
L'idea di affidare il racconto al giovane Igor risulta essere vincente, soprattutto per riuscire a distanziarsi da tutte le precedenti rappresentazioni del Frankenstein di Mary Shelley: Igor è l'alter ego dello spettatore, che si affaccia piano piano sulla scena e osserva lo svolgimento dei fatti, vivendo le stesse identiche sensazioni provate dal protagonista intepretato da Daniel Radcliffe. Perché si, Victor Frankenstein è principalmente la storia del dottore e delle sue idee innovative e folli allo stesso tempo, ma il protagonista del film è Igor, sono le sue vicende, legate a doppio filo a quelle di Victor, che vengono raccontate allo spettatore.
McGuigan si dimostra ancora una volta un regista di talento e, strizzando l'occhio a Guy Ritchie e ai suoi Sherlock Holmes, confeziona un film di buon livello, dal ritmo sostenuto e registicamente senza punti morti. La sceneggiatura di Landis, come detto, parte da una buonissima idea iniziale e riesce, specialmente nella prima parte, a svilupparsi nel migliore dei modi; ma poi ritorna il solito Landis: come in Chronicle e in American Ultra, lo sceneggiatore statunitense si perde sul più bello e l'ultima parte di Victor Frankenstein non riesce ad attestarsi sui buonissimi livelli della prima. Il personaggio del dottor Frankenstein viene poco approfondito, soprattutto nel suo malessere interiore e nelle sfaccettature della sua follia/genialità.
Il film comunque scorre molto bene, grazie, oltre che all'ottima fotografia e scenografia, alle interpretazioni di Daniel Radcliffe e James McAvoy: la contrapposizione tra i due personaggi e i due attori è la chiave di Victor Frankenstein ed entrambi riescono nell'intento di dare vita ad una coppia cinematografica di altissimo livello. Il "doppio", cinematograficamente parlando, è sempre stata la chiave di ottimi film: e qui in Victor Frankenstein non è da meno, con la contrapposizione della follia schizofrenica di McAvoy-Victor e la pacatezza brillante di Radcliffe-Igor: l'unico appunto è che forse ci si poteva spingere un po' oltre ed osare di più.
Victor Frankenstein è un modo diverso di mettere in scena il romanzo di Mary Shelley, è un film godibile e sicuramente migliore di altre opere ispirate allo stesso romanzo (I, Frankenstein su tutti).
SCENA CULT: tutte le scene inerenti l'anatomia umana (o animale)
FRASE CULT:
Victor: "There is no Satan. No God. Only Humanity. Only ME!"
VOTO FINALE: 7-
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