venerdì 18 marzo 2016

Point Break



I remake scottano. Da sempre. Decidere di fare il remake di un film che a suo tempo riscosse un enorme successo di critica e pubblico ed è considerato un cult per intere generazioni di cinefili, significa intraprendere un viaggio impervio.  Sprezzante del pericolo, la casa di produzione Alcon Entertainment, in collaborazione con la Warner Bros., ha deciso di dare vita al remake di Point Break, film del 1991 che diede vita alla carriera di successo come regista di Kathryn Bigelow e che ha influenzato enormemente la cultura di massa del periodo (e anche degli anni a venire).
Il risultato è stato, cinematograficamente parlando (ma anche al botteghino), un fiasco totale: Point Break è un film assolutamente mediocre, lontano parente del capolavoro del 1991 e un’accozzaglia di bellissime immagini di sport estremi tenute però insieme da una trama a dir poco raccapricciante e al limite dell’inesistente.
Al centro del film le due figure di Johnny Utah e Bodhi: il primo ex atleta di sport estremi e ora agente dell’FBI sulle tracce di un gruppo di atleti di sport estremi che compiono spettacolari rapine; il secondo a capo di questo gruppo, che oltre alla serie di rapine sta tentando la scalata verso “l’illuminazione spirituale” portando a compimento le otto prove di Ozaki. Johnny dovrà infiltrarsi nel gruppo ed entrare a stretto contatto con Bodhi.
Diretto da Ericson Core e sceneggiato da Kurt Wimmer, Point Break è la cronaca di un fiasco annunciato, sia nel confronto con la pellicola originale (da cui è molto liberamente tratto), sia come film in sé. Non bastano una serie di immagini di altissima qualità per dare vita ad un capolavoro (o comunque ad un film accettabile), se poi non si riesce a tenerle insieme grazie ad una trama solida, accattivante e soprattutto sensata. Come detto, Point Break è solo questo: video girati benissimo (e qui vanno i complimenti all’Ericson Core direttore della fotografia) di scene mozzafiato che però restano fini a sé stesse, tenute insieme da una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e che vorrebbe richiamare il film della Bigelow del 1991 con scarsissimi risultati.
Il Core regista compie delle scelte a dir poco azzardate e non riesce a sollevare il film dal piattume generale che la storia in sé si porta dietro sin dalla nascita: della bella sceneggiatura firmata Peter Iliff del Point Break originale resta solamente l’idea di fondo, coniugata in maniera strampalata e totalmente distaccata dalla realtà in questo remake uscito nelle sale cinematografiche mondiali a cavallo tra il 2015 e il 2016.
Altra nota dolente è il cast: Edgar Ramirez e Luke Bracey, rispettivamente Bodhi e Utah, sono totalmente inadeguati nelle parti e mai realmente incisivi e qui, onestamente, fare il confronto con il compianto Patrick Swayze e Keanu Reeves sarebbe una cattiveria bella e buona, visto che la differenza di carisma (anche dei personaggi stessi) è tremendamente accentuata. Bodhi e Utah del primo Point Break sono due personaggi che rimarranno impressi nella storia del cinema; Bodhi e Utah di questo remake finiranno, fortunatamente, nel dimenticatoio. Il resto del cast si attesta sul piattume generale della storia e anche la bellissima Teresa Palmer non contribuisce a rendere il suo personaggio adeguato e accattivante al punto giusto.
In un’era in cui video di prodezze e di sport estremi possono trovarsi tranquillamente su Youtube, fare un film del genere, senza sostanza, è totalmente inutile ed è uno spreco di tempo e soldi: per chi lo realizza e per chi lo vede. 

SCENA CULT: la traversata in motocross 

DIALOGO CULT:
Bodhi: "We have to give more than we take. There's a few billion dollars up there."
Utah: "You're going to steal it?"
Bodhi: "No, we're going to give it back." 

VOTO FINALE: 4,5

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