I remake scottano. Da sempre. Decidere di fare il remake di un film che a suo tempo riscosse un enorme successo di critica e pubblico ed è considerato un cult per intere generazioni di cinefili, significa intraprendere un viaggio impervio. Sprezzante del pericolo, la casa di produzione Alcon Entertainment, in collaborazione con la Warner Bros., ha deciso di dare vita al remake di Point Break, film del 1991 che diede vita alla carriera di successo come regista di Kathryn Bigelow e che ha influenzato enormemente la cultura di massa del periodo (e anche degli anni a venire).
Il risultato è stato, cinematograficamente
parlando (ma anche al botteghino), un fiasco totale: Point Break è un film
assolutamente mediocre, lontano parente del capolavoro del 1991 e un’accozzaglia
di bellissime immagini di sport estremi tenute però insieme da una trama a dir
poco raccapricciante e al limite dell’inesistente.
Al centro del film le due figure di Johnny
Utah e Bodhi: il primo ex atleta di sport estremi e ora agente dell’FBI sulle
tracce di un gruppo di atleti di sport estremi che compiono spettacolari
rapine; il secondo a capo di questo gruppo, che oltre alla serie di rapine sta
tentando la scalata verso “l’illuminazione spirituale” portando a compimento le
otto prove di Ozaki. Johnny dovrà infiltrarsi nel gruppo ed entrare a stretto
contatto con Bodhi.
Diretto da Ericson Core e sceneggiato da Kurt
Wimmer, Point Break è la cronaca di un fiasco annunciato, sia nel confronto con
la pellicola originale (da cui è molto liberamente tratto), sia come film in
sé. Non bastano una serie di immagini di altissima qualità per dare vita ad un
capolavoro (o comunque ad un film accettabile), se poi non si riesce a tenerle
insieme grazie ad una trama solida, accattivante e soprattutto sensata. Come
detto, Point Break è solo questo: video girati benissimo (e qui vanno i
complimenti all’Ericson Core direttore della fotografia) di scene mozzafiato
che però restano fini a sé stesse, tenute insieme da una sceneggiatura che fa
acqua da tutte le parti e che vorrebbe richiamare il film della Bigelow del
1991 con scarsissimi risultati.
Il Core regista compie delle scelte a dir poco
azzardate e non riesce a sollevare il film dal piattume generale che la storia
in sé si porta dietro sin dalla nascita: della bella sceneggiatura firmata
Peter Iliff del Point Break originale resta solamente l’idea di fondo,
coniugata in maniera strampalata e totalmente distaccata dalla realtà in questo
remake uscito nelle sale cinematografiche mondiali a cavallo tra il 2015 e il 2016.
Altra nota dolente è il cast: Edgar Ramirez e
Luke Bracey, rispettivamente Bodhi e Utah, sono totalmente inadeguati nelle
parti e mai realmente incisivi e qui, onestamente, fare il confronto con il
compianto Patrick Swayze e Keanu Reeves sarebbe una cattiveria bella e buona,
visto che la differenza di carisma (anche dei personaggi stessi) è
tremendamente accentuata. Bodhi e Utah del primo Point Break sono due
personaggi che rimarranno impressi nella storia del cinema; Bodhi e Utah di
questo remake finiranno, fortunatamente, nel dimenticatoio. Il resto del cast
si attesta sul piattume generale della storia e anche la bellissima Teresa
Palmer non contribuisce a rendere il suo personaggio adeguato e accattivante al
punto giusto.
In un’era in cui video di prodezze e di sport
estremi possono trovarsi tranquillamente su Youtube, fare un film del genere,
senza sostanza, è totalmente inutile ed è uno spreco di tempo e soldi: per chi
lo realizza e per chi lo vede.
SCENA CULT: la traversata in motocross
DIALOGO CULT:
Bodhi: "We have to give more than we take. There's a few billion dollars up there."SCENA CULT: la traversata in motocross
DIALOGO CULT:
Utah: "You're going to steal it?"
Bodhi: "No, we're going to give it back."
VOTO FINALE: 4,5
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