domenica 5 marzo 2017
Il diritto di contare
La storia è piena di sottotrame nascoste, di cui si sa poco o niente, molto spesso dimenticate; sottotrame che in realtà sono state importantissime per lo svolgimento della storia stessa. Una di queste è quella raccontata dal film Il diritto di contare, diretto da Theodore Melfi e in uscita in Italia il prossimo 8 marzo. E, come detto nel precedente post, se c'è un film da andare a vedere al cinema è proprio questo e non il pluripremiato Moonlight. Nell'insieme, penso che Il diritto di contare sia un film migliore rispetto a quello di Berry Jankins, vincitore dell'Oscar: perché ne Il diritto di contare si è preferito dare maggior risalto ed importanza alla storia e, per chi vede un film, la trama è sempre più importante dei tecnicismi "registici", seppur ottimi.
La storia nascosta, sconosciuta ai più e mai realmente venuta a galla, è quella di tre donne nere che lavorano alla NASA nei primi anni sessanta. Siamo in periodo di segregazione razziale, ma anche di corsa allo spazio. Katherine, Dorothy e Mary cercano di farsi valere in un mondo ancora non del tutto aperto nei confronti dei neri, provando a dare una svolta alle loro carriere. Ma il mondo sta per cambiare.
Bel lavoro quello fatto da Theodore Melfi, sia nelle vesti di regista che nelle vesti di sceneggiatore. Il diritto di contare è un film che affronta con potente leggerezza il tema "segregazione razziale" e allo stesso tempo dipinge in maniera quasi ottimale un periodo storico che avrebbe dato slancio a cambiamenti epocali. Così, mentre vediamo le tre ragazze "combattere" per i propri diritti in un paese ancora troppo ancorato ai luoghi e ai pensieri comuni, vediamo anche la voglia statunitense di superare l'URSS nella corsa allo spazio. Le due storie si intrecciano molto bene, senza intoppi: per lo spettatore è un piacere godere di uno spettacolo simile.
Ed è anche un piacere sottolineare le buonissime prove di Taraji P. Henson, Octavia Spencer e Janelle Monáe (vista anche in Moonlight), molto brave nel gestire le varie situazioni che i loro personaggi devono affrontare. Si rivedono dopo un po' di tempo fuori dai radar Kevin Costner e Kirsten Dunst, credibili e mai sopra le righe, anzi a tratti veri valori aggiunti del film.
Sono contento quando vedo film come Il diritto di contare: sia perché viene data importanza a storie molto spesso dimenticate, sia perché riescono a far riflettere in maniera leggera, senza appesantire chi è davanti allo schermo. E non c'è cosa migliore.
FRASE CULT: "There are no colored bathrooms in this building, or any building outside the West Campus, which is half a mile away. Did you know that? I have to walk to Timbuktu just to relieve myself! And I can't use one of the handy bikes. Picture that, Mr. Harrison. My uniform, skirt below the knees and my heels. And simple necklace pearls. Well, I don't own pearls. Lord knows you don't pay the colored enough to afford pearls! And I work like a dog day and night, living on coffee from a pot none of you want to touch! So, excuse me if I have to go to the restroom a few times a day."
VOTO FINALE: 7
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