venerdì 10 marzo 2017

Barriere



Sarebbe dovuto essere il film di Denzel Washington. Non fraintendetemi, la sua interpretazione è molto buona, ma in fin dei conti Barriere (Fences il titolo originale) è a pieno titolo il film di Viola Davis. Non c'è alcun dubbio. La sua interpretazione, valsale l'Oscar quale miglior attrice non protagonista, vale da sola il prezzo del biglietto. Perché se Denzel Washington è il protagonista principale e indiscusso della pellicola, senza lo straordinario apporto della Davis Barriere sarebbe stato un film normalissimo e, onestamente, neanche tanto accattivante.
Barriere è la storia di Troy Maxson, ex promessa del baseball e netturbino nella Pittsburgh degli anni '50, padre, marito, fratello e lavoratore "combattente" per natura: contro le discriminazioni, contro le ingiustizie, contro le scelte dei figli. La sua natura autoritaria lo porta spesso a costruire delle barriere tra lui e i suoi affetti.
Un "one man show" in uno spazio abbastanza angusto: così è costruito Barriere. Denzel Washington è il protagonista assoluto del film, sempre al centro della scena, con tutti gli altri personaggi che ruotano intorno alla sua vita e alle sue scelte. Tra tutti, la più presente è Viola Davis, spalla ideale e, a tratti, anche più protagonista di Washington stesso. Il personaggio di Troy Maxson ha insito lo spirito ciarliero e ciò comporta lunghi monologhi dello stesso, in più di un'occasione molto dispersivi e poco funzionali alla legittima linearità della pellicola. Ma comunque Denzel Washington fa un ottimo lavoro: come attore, ma soprattutto come regista. Barriere, onestamente, non è un film difficile da dirigere, proprio perché, come anticipato, si svolge per il 90% nel cortile dell'abitazione di Troy (e per l'altro 10% all'interno delle mura di casa); ma appunto per questo non era neanche facile riuscire a  intrattenere il pubblico. Lo fa con una regia abbastanza pulita e con movimenti di macchina poco invasivi ma ben presenti, tocchi di originalità che riescono ad alleggerire i lunghi discorsi del protagonista.
Ora, Barriere non è un film che mi ha particolarmente entusiasmato. Non posso negare però la buona qualità del prodotto, racchiusa nella metafora principale che il film, già dal titolo, mette in scena: Troy, dal suo cortile nel quale sta costruendo il recinto richiesto dalla moglie Rose, si batte per far sentire la sua voce nel mondo, per abbattere le barriere della segregazione razziale che negli anni '50 viveva il suo culmine.
Tre film, Barriere, Moonlight e Il diritto di contare, che trattano più meno le stesse tematiche; tutti e tre candidati all'Oscar come miglior film (e uno dei tre lo ha anche vinto). Ebbene, dei tre comunque il mio preferito resta Il diritto di contare.

FRASE CULT: "Some people build fences to keep people out, and other people build fences to keep people in."

VOTO FINALE: 6,5

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