sabato 4 giugno 2016
Pelè
16 luglio 1950. Allo stadio Maracanà di Rio de Janeiro va in scena uno dei drammi più forti della storia brasiliana: il Brasile viene sconfitto in finale della Coppa del Mondo (ai tempi Coppa Rimet) dall'Uruguay. Il cosidetto Maracanazo.
Parte da questa vicenda il film Pelè, uscito nei cinema mondiali lo scorso maggio, e dalla promessa che il piccolo Dico fa al padre, in lacrime dopo la sconfitta del Brasile nella finale di Rio: sarà lui a far diventare il Brasile campione del mondo. Dall'infanzia nei quartieri poveri di Bauru, fino alla chiamata del Santos e alla convocazione in nazionale per il mondiale del 1958 in Svezia: sarà Dico, soprannominato successivamente Pelè, a portare il Brasile sul tetto del mondo calcistico, grazie all'utilizzo della pratica della ginga, espressione del calcio spettacolo messa in discussione dalla federazione brasiliana dopo la débacle del 1950.
Un po' Race e un po' Trash, Pelè è un biopic che non dimentica le origini del protagonista, andando quindi ad indagare anche la situazione familiare e del paese di appartenza dello stesso. Il problema è che non riesce ad essere incisivo né come il primo, né come il secondo film citato: a differenza di Race, la storia di Pelè è molto romanzata, dal suo rapporto con Altafini ai vari "bisticci" con il ct Feola; il confronto con Trash è assolutamente impari, perché il film di Daldry è più di una spanna superiore a Pelè e soprattutto è un affresco migliore della vita nei quartieri poveri in Brasile.
Pelè è diretto da Jeff e Michael Zimbalist, che curano anche la sceneggiatura della pellicola: quest'ultima è molto lineare, nonostante, come detto, le varie storie inventate inserite nella trama, e scorre molto bene; la regia si limita al compitino, non riuscendo a far cambiare marcia al film, che comunque resta godibile ma poco emozionante, se non in alcune sequenze finali (legate ai genitori di Pelè). Dove i fratelli Zimbalist si riprendono e fanno centro è nel buonissimo uso e nel buonissimo mix tra scene girate e scene reali, l'inserimento delle quali risulta per niente forzato e assolutamente azzeccato.
I complimenti poi vanno al cast: a partire dai due Pelè, Leonardo Lima Carvalho (che interpreta il calciatore da bambino) e Kevin de Paula (che interpretà il Pelè 18enne dei mondiali in Svezia), entrambi all'esordio ed entrambi molto bravi a calarsi nella parte; nota di merito, infine, anche a Vincent D'Onofrio, presente solamente nella seconda parte del film in qualità del ct Feola e autore di una prova convincente.
In fin dei conti però Pelè resta una piccola delusione, con luoghi comuni e scene atte ad impietosire che onestamente si potevano evitare.
SCENA CULT: il calcio per i vicoli di Bauru
VOTO FINALE: 5,5
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