giovedì 23 giugno 2016
Scherzi Della Natura
Titolo Originale: Freaks Of Nature
Regia: Robbie Pickering
Attori: Nicholas Braun, Mackenzie Davis, Josh Fadem, Denis Leary, Ed Westwick, Vanessa Hudgens, Keegan-Michael Key, Bob Odenkirk, Joan Cusack, Chris Zylka, Patton Oswalt
Genere: Commedia, Horror
Paese: USA
Anno: 2015
Durata: 92 Minuti
Trama: Nella cittadina di Dillford, umani, vampiri e zombi vivono a stretto contatto e in pace tra loro, fino a quando l'arrivo di un'astronave aliena scombussola la vita della tranquilla comunità.Rimasti soli, un umano, una vampira e uno zombi cercheranno di salvare Dillford dalla minaccia extraterrestre.
Giudizio finale: "Scherzi Della Natura" è diretto da Robbie Pickering e scritto da Oren Uziel.Per Oren Uziel si tratta della seconda sceneggiatura, dopo l'esordio avvenuto con 22 Jump Street, ma in questa occasione fa un piccolo passo indietro; infatti la storia è sviluppata in modo un po' troppo grossolano e troppo sbrigativo, come se si puntasse a chiudere la storia il prima possibile.La regia di Robbie Pickering è abbastanza anonima e il regista si limita al compitino, anche se la visione scorre abbastanza agevolmente e senza grandi punti morti.Nicholas Braun, Mackenzie Davis e Josh Fadem sono i protagonisti della pellicola e danno vita a interpretazioni di buon livello e con una buona affinità tra di loro.I tre sono ben supportati anche dal resto del cast, autori di prove nella norma.Nel film è presente anche un forte richiamo a Twlight, con Ed Westwick che fa il verso al personaggio interpretato da Robert Pattinson nella serie di film sui vampiri e licantropi.
Consigliato: No, si può anche non vedere.
mercoledì 22 giugno 2016
Grabbers - Hangover Finale
Titolo Originale: Grabbers
Regia: Jon Wright
Attori: Richard Coyle, Ruth Bradley, Russell Tovey, Lalor Roddy, David Pearse, Pascal Scott
Genere: Commedia, Fantascienza, Horror
Paese: Irlanda, Regno Unito
Anno: 2012
Durata: 94 Minuti
Trama: Una piccola isola irlandese è attaccata da una strana specie aliena, i suoi abitanti scopriranno presto che l'unica speranza di sopravvivere è quella di ubriacarsi.
Giudizio finale: "Grabbers - Hangover Finale" è diretto da Jon Wright, mentre la sceneggiatura porta la firma di Kevin Lehane.Per Kevin Lehane si tratta dell'esordio nella stesura di un lungometraggio, ma il risultato finale è alquanto rivedibile; infatti se la storia poteva avere del potenziale, la realizzazione finale non riesce a valorizzare i buoni spunti iniziali, con uno sviluppo deludente e poco accattivante per lo spettatore.Non entusiasma neanche la regia di Jon Wright, autore di una prova piuttosto anonima e incapace di dare buon ritmo alla storia o a valorizzare completamente le poche occasioni in cui la pellicola poteva avere delle situazioni comiche, che avrebbero potuto risollevare almeno in parte le sorti del film.Richard Coyle e Ruth Bradley, sono i protagonisti della storia, ma non riescono a dare vita a dei personaggi di grande spessore, finendo invece per realizzare delle interpretazioni molto mediocri, ma i due non sono aiutati in questo neanche dal resto del cast, autore di prove dimenticabili e non di alto livello.Forse l'unica nota positiva del film sono gli effetti visivi, che, a dispetto di quello che ci si poteva aspettare, sono realizzati abbastanza bene e sono abbastanza realistici.
Consigliato: No, si può evitare.
lunedì 20 giugno 2016
Agents Of S.H.I.E.L.D. - Stagione 3
Titolo Originale: Agents Of S.H.I.E.L.D.
Regia: Vincent Misiano, Kevin Tancharoen, Garry A. Brown, Ron Underwood, Jesse Bochco, Dwight H. Little, David Solomon, Kate Woods, John Terlesky, Michael Zinberg, Wendey Stanzler, Elodie Keene, Billy Gierhart
Attori: Clark Gregg, Ming-Na Wen, Chloe Bennet, Iain De Caestecker, Elizabeth Henstridge, Brett Dalton, Nick Blood, Henry Simmons, Adrianne Palicki, Luke Mitchell, Adrian Pasdar, Powers Boothe, Mark Dacascos, Blair Underwood, Constance Zimmer, Axle Whitehead, John Hannah
Genere: Azione, Drammatico, Fantascienza
Paese: USA
Anno: 2015-2016
Durata: 45 Minuti
Numero Di Episodi: 22
Trama: Phil Coulson(Clark Gregg) vuole creare una squadra di Inumani, guidati da Skye(Chloe Bennet), per proteggere la Terra da eventuali nuove minacce.Tra i nuovi nemici che si troveranno ad affrontare, ci sarà anche un antico e potente essere rimasto esiliato per moltissimi anni in un lontano e misterioso pianeta.
Giudizio finale: Dopo l'ottima prima stagione e il buon proseguimento nella seconda, Agents Of S.H.I.E.L.D. in questa nuova stagione fa un passo indietro rispetto a quello che ci si poteva attendere.Infatti l'integrarsi con i vari film dell'universo Marvel, che aveva caratterizzato la serie fin dai suoi esordi, è praticamente scomparso, facendo in modo che la serie intraprendesse una strada del tutto nuova e indipendente rispetto al mondo cinematografico.Comunque, resta il fatto che la storia proposta in questa terza stagione è accattivante e coinvolgente per lo spettatore, riuscendolo a intrattenere per l'intera serie; ma la perdita della connessione delle vicende narrate nell'universo cinematografico Marvel è sicuramente una grave e grande pecca.I diversi registi che si alternano nel corso delle ventidue puntate della stagione, riescono a dare un buon ritmo ad ogni singolo episodio e a far appassionare lo spettatore alla storia, anche grazie ad una sceneggiatura ben sviluppata.Clark Gregg, Ming-Na Wen, Chloe Bennet, Iain De Caestecker, Elizabeth Henstridge e Brett Dalton, presenti nella serie fin dagli inizi, ritornano a indossare i panni dei protagonisti e dimostrano ancora una volta un buon affiatamento e una buona interpretazione in ogni singolo episodio.Rispetto alla seconda stagione acquistano più spazio Henry Simmons e Luke Mitchell, autori di prove più che positive, in linea con gli altri membri del cast.Nick Blood e Adrianne Palicki si difendono bene e aiutano a mantenere alto il livello della serie.Forse a mancare è l'interpretazione di un villian di grande spessore, grazie al quale forse la serie avrebbe potuto toccare un livello più alto e avrebbe potuto avere una riuscita maggiore.Gli effetti visivi sono al livello delle stagioni precedenti, sicuramente non all'altezza di quelli cinematografici, ma comunque di buon livello e ben realizzati,
Consigliato: Sì, da vedere.
domenica 19 giugno 2016
Conspiracy - La cospirazione
A volte la domanda esce spontanea: ma lo leggono il copione alcuni attori prima di accettare una parte in un film? Soprattutto quando siamo di fronte ad attori di un certo calibro. Perché Conspiracy - La cospirazione è un film ai limiti della decenza (cinematograficamente parlando) e la presenza di Josh Duhamel, Al Pacino e Anthony Hopkins certifica ancor di più la domanda iniziale.
Il protagonista principale è Josh Duhamel, interprete dell'ambizioso avvocato Ben Cahill. Ben, tramite una sua ex che si rifà viva dopo 10 anni, mette le mani su del materiale scottante rigurdante il capo di un'industria farmaceutica, Arthur Denning. Decide allora di offrirle all'avvocato Abrams, storico avversario di Denning, per intentare una causa civile nei confronti di quest'ultimo. Il problema è che così finisce nel bel mezzo di un intrigo di potere.
Conspiracy - La cospirazione è tutto ciò che un film non dovrebbe essere: la sceneggiatura, curata da Adam Mason e Simon Boyes, è fatta letteralmente con i piedi, piena di buchi narrativi e forzature inutili e soprattutto con un finale totalmente anonimo; il soggetto, in realtà, non sarebbe neanche male, ma purtroppo è stato sviluppato in modo completamente sbagliato e qui anche la regia irritante di Shintaro Shimosawa ci ha messo del suo, con stacchi inconcepibili e una staticità di fondo che rende Conspiracy - La cospirazione un film noiosissimo, dall'inizio alla fine.
Dovrebbe essere un film drammatico tendente al thriller, in realtà all'opera di Shimosawa manca suspense e avvilisce a tal punto lo spettatore dal tentarlo (in ogni scena) a concludere la visione. E neanche i tre protagonisti principali sovracitati riescono nell'impresa di rendere Conspiracy - La cospirazione un film accettabile: è vero, non sfigurano, ma le loro interpretazioni vanno a sprazzi e non innalzano il livello della pellicola. A deludere completamente è, in realtà, la prova piattissima di Alice Eve, monoespressiva e totalmente inconcludente.
Le considerazioni finali su Conspiracy - La cospirazione, dopo tutto ciò che è stato scritto, sono come il film stesso: inutili.
VOTO FINALE: 4,5
sabato 18 giugno 2016
The nice guys
L'ambientazione aiuta, e anche parecchio. Gli anni settanta, più di Los Angeles, hanno quell'aura affascinante che da modo al cinema di "tuffarcisi" dentro e riuscire, in molti casi, ad uscirne benissimo. Ed è questo il caso di The nice guys, presentato in anteprima (fuori concorso) al Festival di Cannes ed uscito qui in Italia lo scorso primo giugno. Attenzione però, non è solo grazie all'atmosfera anni settanta che The nice guys è un gran bel film, c'è dell'altro...anzi, c'è molto altro.
Partiamo dalla trama: Jackson Healy e Holland March sono due investigatori privati dai modi un po' particolari che si ritrovano a dover collaborare per venire a capo del "caso Amelia", una giovane attrice porno in fuga da alcuni sicari. Man mano che passano i giorni i due iniziano a conoscersi e ben presto scopriranno che nulla è come sembra.
Un film strabiliante, con una sceneggiatura (curata da Shane Black e Anthony Bagarozzi) assolutamente accattivante, che mixa in maniera perfetta vari generi, dal giallo alla commedia al thriller. Un film dal ritmo comunque sostenuto e diretta in maniera brillante da Shane Black, molto bravo, come ampiamente dimostrato nel sottovalutato film del 2005 Kiss Kiss Bang Bang, a dirigere pellicole di questo genere, esilaranti, energiche e un filino anti-conformiste. E sono proprio alcune situazioni surreali ma allo stesso tempo esilaranti il punto di forza di The nice guys, fondato principalmente sui dialoghi e le interazioni del duo Healy-March, così tanto differenti ma allo stesso tempo così tanto simili.
Healy e March interpretati in maniera magistrale, rispettivamente, da Russell Crowe e Ryan Gosling che danno vita ad un tandem esplosivo e (speriamo) replicabile: le loro interazioni sono perfette e sempre centrate, i tempi comici sono azzeccatissimi e l'attitudine di entrambi nel voler dar vita ad una coppia cinematografica da urlo è ampiamente ripagata da interpretazioni assolutamente magistrali. Si, è vero, sono anche aiutati da un cast di contorno all'altezza, con la quindicenne Angourie Rice bravissima nel reggere il confronto con i due più quotati attori.
Film da vedere The nice guys, assolutamente.
SCENA CULT: il primo "incontro" tra Healy e March
DIALOGO CULT:
Holly: "Dad, there are whores here n'stuff."
Holland March: "Don't say "n'stuff". Just say: Dad, there are whores here."
VOTO FINALE: 7,5
venerdì 17 giugno 2016
Friend Request - La Morte Ha Il Tuo Profilo
Titolo Originale: Friend Request
Regia: Simon Verhoeven
Attori: Alycia Debnam-Carey, William Moseley, Connor Paolo, Brit Morgan, Brooke Markham, Sean Marquette, Liesl Ahlers
Genere: Thriller
Paese: Germania
Anno: 2016
Durata: 92 Minuti
Trama: Laura(Alycia Debnam-Carey) è una ragazza con molte amicizie su un social network.Quando toglie dalle proprie amicizie una ragazza misteriosa, questa in seguito si suicida e da quel momento Laura e i suoi amici vengono perseguitati da una misteriosa entità, che sembra avere come scopo rendere impopolare la giovane ragazza.
Giudizio finale: "Friend Request - La Morte Ha Il Tuo Profilo" è diretto da Simon Verhoeven, al primo lungometraggio in lingua inglese dopo alcuni lavori usciti in Germania, mentre la sceneggiatura è opera dello stesso regista in collaborazione con Matthew Ballen e Philip Koch.Il film porta il social network al cinema, un po' come era successo con Unfriended nel recente passato, ma Friend Request ha il merito di non focalizzarsi solamente nelle interazioni virtuali tra i protagonisti, ma è capace di portare le vicende raccontate anche nella vita reale, lasciando le interazioni virtuali in secondo piano.Purtroppo, a dispetto di un'idea che poteva sembrare intrigante inizialmente, la storia che viene proposta non brilla di certo per originalità, non aggiungendo nulla di nuovo al genere.Male anche la regia di Simon Verhoeven, che non riesce a trasmettere la giusta tensione nello spettatore, ma dirige in modo piatto un film che ha come unico merito quello di durare poco.Non convince neanche il cast, che ha in Alycia Debnam-Carey la protagonista principale, ma che fornisce un'interpretazione anonima e poco convincente, con una caratterizzazione del personaggio sicuramente rivedibile.Il resto del cast si attesta più o meno sullo stesso standard della protagonista, in linea con la mediocrità della pellicola.
Consigliato: No, si può passare oltre.
mercoledì 15 giugno 2016
The Boy
Titolo Originale: The Boy
Regia: William Brent Bell
Attori: Lauren Cohan, Rupert Evans, James Russell, Jim Norton, Diana Hardcastle, Ben Robson
Genere: Horror, Thriller
Paese: Canada, Cina, USA
Anno: 2016
Durata: 97 Minuti
Trama: Greta(Lauren Cohan), una giovane donna americana, giunge in Inghilterra per fare da tata al bambino di una coppia benestante.Al suo arrivo nella casa in cui dovrà lavorare, la donna scopre che quello a cui dovrà badare non è un bambino ma bensì una bambola e dovrà seguire una serie di istruzioni.In seguito a diversi fatti strani. la donna inizia a pensare che la bambola ospiti lo spirito di un bambino.
Giudizio finale: "The Boy", è diretto da William Brent Bell, mentre la sceneggiatura è firmata da Stacey Menear, all'esordio assoluto come sceneggiatrice.Purtroppo per Stacey Menear è un'esordio da rivedere, in quanto propone una storia abbastanza piatta e senza mordente, capace di cambiare ritmo solo nella parte conclusiva, con un colpo di scena che si poteva intuire, ma non era così scontato.La regia di William Brent Bell, un regista che vanta una discreta esperienza con i thriller, è deludente; infatti non riesce a trasmettere nello spettatore la giusta tensione e a creare l'atmosfera che ci si aspetterebbe da un film come The Boy, dando vita ad un film molto piatto e che riesce a prendere un po' di ritmo solo nella parte finale, troppo poco per raggiungere una valutazione positiva.Lauren Cohan è la protagonista della pellicola, autrice di un'interpretazione nella norma, senza una particolare caratterizzazione del personaggio, ma che comunque riesce a cavarsela discretamente, dovendo reggere il peso del film praticamente da sola.Il solo Rupert Evans, tra gli attori di supporto. è quello ad avere un po' più di spazio, riuscendo a dare un buon supporto a Lauren Cohan e a fare il suo e nulla di più.
Consigliato: No, meglio vedere altro.
domenica 12 giugno 2016
Warcraft - L'inizio
Correva l'anno 1993 e la Blizzard Entertainment lanciò sul mercato il videogioco strategico in tempo reale Warcraft: Orcs & Humans, primo di una saga che da lì a breve divenne una delle più amate a livello globale. Le voci di un adattamento cinematografico della serie di videogiochi iniziarono addirittura 10 anni fa, nel 2006, quando la Legendary Pictures acquisì i diritti della storia di Warcraft. Con la consulenza e la produzione proprio della Blizzard Entertainment, finalmente Warcraft - L'inizio è stato distribuito nelle sale cinematografiche americane questo fine settimana (in Italia invece è uscito il primo di giugno), dopo varie peripezie e molteplici cambi data.
Su Warcraft - L'inizio c'erano molti dubbi, in realtà una trama molto incisiva, un ritmo alto ed una perfetta integrazione tra effetti speciali e recitazione "umana" ha contribuito a spazzare via le critiche e a dare vita ad un film comunque vedibile.
Riprendendo la storia di Warcraft: Orcs & Humans, Warcraft - L'inizio racconta proprio l'inizio della guerra tra umani ed orchi: questi ultimi, guidati dal crudele sciamano Gul'dan, grazie ad uno speciale portale, hanno deciso di invadere il mondo di Azeroth, un mondo che vive in pace ed è governato dall'umano Re Llane. A fermare le intenzioni di Gul'dan ci provano il fido protettore del re, Luthar, il guardiano del regno (nonché potente mago), Medivh, ed il giovane apprendista mago Khadgar. In loro aiuto la "mezzosangue" Garona e Durotan, orco leader del Clan dei Lupi Bianchi, intento a fermare la mania di distruzione di Gul'dan.
Nelle intenzioni iniziali Warcraft - L'inizio avrebbe dovuto avere una durata di 160 minuti: in realtà la scelta finale di far durare il film poco più di 2 ore (123 minuti) è risultata una scelta azzeccata, in quanto il film ha un buonissimo ritmo e scorre ottimamente, senza tralasciare nessun passaggio importante e soprattutto risultando poco confusionario.
Warcraft - L'inizio basa il suo successo sugli effetti speciali, ovviamente, e sull'integrazione tra essi e gli attori in carne ed ossa: beh, come già detto, l'integrazione è perfetta, l'utilizzo del CGI risulta molto credibile e non si ha mai la sensazione di vedere qualcosa di poco autentico.
La pellicola, diretta bene da Duncan Jones, ha ben poco di innovativo, considerando che la storia richiama moltissimi film fantasy degli ultimi anni, ma ciò passa in secondo piano grazie anche ad un cast all'altezza della situazione, a partire dalla scelta dei protagonisti principali: Travis Fimmel, Paula Patton, Toby Kebbell, Ben Foster e Ben Schnetzer hanno dimostrato un buon affiatamento sul set e sono riusciti a rendere credibili i personaggi da loro interpretati, con interpretazioni di sostanza e di qualità.
Warcraft - L'inizio è, scusate il gioco di parole, un buonissimo inizio di una saga che si spera possa, nei capitoli successivi (se ci saranno, ma è difficile prevedere il contrario), mantenere le premesse di questo buonissimo film.
SCENA CULT: l'incontro tra gli umani e Durotan
FRASE CULT: "I've spent more time protecting my king, than my own son. Does that make me loyal, or a fool?"
VOTO FINALE: 7+
martedì 7 giugno 2016
Money Monster - L'altra faccia del denaro
Passabile, ma non memorabile. Si può racchiudere con questa frase Money Monster, film diretto da Jodie Foster e con protagonisti George Clooney e Julia Roberts, nei cinema in questi giorni.
Un po' La grande scommessa e un po' soprattutto Mad City (in Italia conosciuto come Assalto alla notizia), Money Monster ha come protagonista l'eccentrico esperto di finanza Lee Gates, conduttore di un programma chiamato proprio "Money Monster", in cui, oltre a commentare l'andamento della borsa, consiglia investimenti, il tutto con balletti e siparietti di basso rango. Un giorno però il giovane Kyle Budwell irrompe nello show, gli punta una pistola alla testa e lo imbottisce di esplosivo: tutto ciò perché il ragazzo vuole risposte su alcune operazioni poco limpide avvenute a Wall Street nei giorni precedenti.
Money Monster ha di base una storia molto accattivante, una denuncia al giornalismo qualunquista di questi tempi e un tentativo di fare aprire gli occhi su ciò che davvero avviene dietro le quinte delle grandi multinazionali quotate in borsa. E Jodie Foster riesce ad imprimere un ritmo molto alto alla vicenda, con una regia sapiente e attenta ai particolari, cercando di non dare fiato allo spettatore e intrattenendolo nella maniera migliore possibile. Però, purtroppo, tutto ciò non serve a coprire completamente le varie pecche di Money Monster: uno sviluppo della trama già visto in passato; un paio di scene onestamente evitabili; la banalità e l'ovvietà di un finale già scritto e poco sorprendente.
Di sostanza invece, come sempre, le interpretazioni di George Clooney e Julia Roberts. I due sono una garanzia e in coppia funzionano a meraviglia, con la Roberts spalla perfetta di Clooney, credibilissimo nei panni di un personaggio che riesce ad esaltarlo.
Foster-Clooney-Roberts: sono loro che garantiscono un punto in più a Money Monster ed una sufficienza che rimane comunque parecchio stiracchiata
SCENA CULT: la videochiamata della moglie di Kyle
FRASE CULT: "I'm sitting 80 feet from a bomb... don't talk to me about delicate situations!"
VOTO FINALE: 6+
sabato 4 giugno 2016
Pelè
16 luglio 1950. Allo stadio Maracanà di Rio de Janeiro va in scena uno dei drammi più forti della storia brasiliana: il Brasile viene sconfitto in finale della Coppa del Mondo (ai tempi Coppa Rimet) dall'Uruguay. Il cosidetto Maracanazo.
Parte da questa vicenda il film Pelè, uscito nei cinema mondiali lo scorso maggio, e dalla promessa che il piccolo Dico fa al padre, in lacrime dopo la sconfitta del Brasile nella finale di Rio: sarà lui a far diventare il Brasile campione del mondo. Dall'infanzia nei quartieri poveri di Bauru, fino alla chiamata del Santos e alla convocazione in nazionale per il mondiale del 1958 in Svezia: sarà Dico, soprannominato successivamente Pelè, a portare il Brasile sul tetto del mondo calcistico, grazie all'utilizzo della pratica della ginga, espressione del calcio spettacolo messa in discussione dalla federazione brasiliana dopo la débacle del 1950.
Un po' Race e un po' Trash, Pelè è un biopic che non dimentica le origini del protagonista, andando quindi ad indagare anche la situazione familiare e del paese di appartenza dello stesso. Il problema è che non riesce ad essere incisivo né come il primo, né come il secondo film citato: a differenza di Race, la storia di Pelè è molto romanzata, dal suo rapporto con Altafini ai vari "bisticci" con il ct Feola; il confronto con Trash è assolutamente impari, perché il film di Daldry è più di una spanna superiore a Pelè e soprattutto è un affresco migliore della vita nei quartieri poveri in Brasile.
Pelè è diretto da Jeff e Michael Zimbalist, che curano anche la sceneggiatura della pellicola: quest'ultima è molto lineare, nonostante, come detto, le varie storie inventate inserite nella trama, e scorre molto bene; la regia si limita al compitino, non riuscendo a far cambiare marcia al film, che comunque resta godibile ma poco emozionante, se non in alcune sequenze finali (legate ai genitori di Pelè). Dove i fratelli Zimbalist si riprendono e fanno centro è nel buonissimo uso e nel buonissimo mix tra scene girate e scene reali, l'inserimento delle quali risulta per niente forzato e assolutamente azzeccato.
I complimenti poi vanno al cast: a partire dai due Pelè, Leonardo Lima Carvalho (che interpreta il calciatore da bambino) e Kevin de Paula (che interpretà il Pelè 18enne dei mondiali in Svezia), entrambi all'esordio ed entrambi molto bravi a calarsi nella parte; nota di merito, infine, anche a Vincent D'Onofrio, presente solamente nella seconda parte del film in qualità del ct Feola e autore di una prova convincente.
In fin dei conti però Pelè resta una piccola delusione, con luoghi comuni e scene atte ad impietosire che onestamente si potevano evitare.
SCENA CULT: il calcio per i vicoli di Bauru
VOTO FINALE: 5,5
giovedì 2 giugno 2016
Alice attraverso lo specchio
Alice in Wonderland fu un successo planetario di critica e pubblico e diede il via ai remake con attori in carne ed ossa dei classici Disney del passato. Era l'anno 2010 e Tim Burton, al massimo del suo splendore così come il suo attore "feticcio" Johnny Depp, tirò fuori dal cilindro (o dal cappello) un film sensazionale, difficilmente eguagliabile nel tempo.
Come in Alice in Wonderland, tocca a Linda Woolverton curare la sceneggiatura di Alice attraverso lo specchio, liberamente tratta dal libro di Lewis Carroll Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, sequel del più conosciuto Alice nel paese delle meraviglie; Tim Burton, invece, si limita al ruolo di produttore, lasciando la regia nella mani dell'inglese James Bobin, noto ai più per aver diretto i film sui Muppet; il cast è lo stesso del precedente film, con l'aggiunta di Sacha Baron Cohen nel ruolo del personaggio "il Tempo".
In questo secondo capitolo Alice, dopo molto tempo, ritorna nel paese delle meraviglie per scoprire che il Cappellaio Matto è molto malato e depresso; l'unico modo per salvarlo è andare nel Palazzo del Tempo, rubare la Cronosfera e viaggiare nel tempo, per provare a modificare alcuni eventi avvenuti nel passato.
Siamo lontani dal capolavoro di Alice in Wonderland, però Alice attraverso lo specchio è un film sufficiente, buono per passare un paio d'ore in tranquillità; è un film che non entusiasma, però non lascia basiti, anche se l'impressione che si sarebbe potuto osare un po' di più è palese.
La regia di Bobin si limita al minimo sindacale, cercando di seguire il più possibile la sceneggiatura senza voli pindarici ed evitando di sconvolgere più di tanto il mondo e gli equilibri creati da Burton 6 anni fa. La sceneggiatura di Woolverton si discosta leggermente dal racconto di Carroll, non riuscendo ad essere completamente incisiva, soprattutto a livello emozionale; la nota positiva sono i viaggi nel tempo di Alice, comunque sempre molto lineari e plausibili.
Per quanto riguarda il cast, la vera sorpresa è che tutte le interpretazioni, a parte quella strepitosa di Sacha Baron Coen, risultano sottotono, con poco mordente e abbastanza compassate. La sintesi di ciò è proprio Johnny Depp, incredibilmente passivo in un ruolo che 6 anni fa lo esaltò ed esaltò il pubblico cinematografico mondiale: probabilmente per il buon Deep è arrivato il momento di fare una riflessione e reinventarsi, puntando su personaggi meno simili tra loro e variando un po' la sua recitazione.
Alice attraverso lo specchio resta comunque, tutto sommato, un film passabile: non tra i migliori della stagione, ma già dal trailer si poteva intuire che non sarebbe stato al livello del primo capitolo.
SCENA CULT: l'arrivo al Palazzo del Tempo
DIALOGO CULT:
Alice: "Time is a he?"
La Regina Bianca: "He is not someone you want as your enemy."
VOTO FINALE: 6+
mercoledì 1 giugno 2016
22.11.63
Titolo Originale: 11.22.63
Regia: Kevin Macdonald, John David Coles, James Franco, James Kent, James Strong, Fred Toye
Attori: James Franco, Sarah Gadon, George MacKay, Chris Cooper, Cherry Jones, Daniel Webber, Kevin J. O'Connor, Lucy Fry, Jonny Coyne, Nick Searcy, Josh Duhamel, Tonya Pinkins
Genere: Drammatico, Fantascienza, Thriller
Paese: USA
Anno: 2016
Durata: 60 Minuti
Numero Di Episodi: 8
Trama: Jake Epping(James Franco), un insegnante del Maine, viaggio indietro nel tempo fino agli anni sessanta per cercare di impedire l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy.
Giudizio finale: "22.11.63" è una miniserie tratta dall'omonimo romanzo di Stephen King e vede diversi registi avvicendarsi nel corso delle varie puntate, ma restando con uno stile piuttosto omogeneo e con un buon ritmo narrativo.La storia proposta, sebbene più indicata per il pubblico statunitense o per chi ha una conoscenza abbastanza approfondita della vicenda Kennedy, è comunque ben sviluppata e intrigante per lo spettatore, riuscendo a intrattenerlo e ad appassionarlo per l'intera durata della serie, con un finale che forse coglie un po' di sorpresa, ma che forse è il più giusto per chiudere la vicenda.Protagonista indiscusso è James Franco, autore di una prova di buon livello e con una buona caratterizzazione del personaggio, ben supportato dalle buone interpretazioni di Sarah Gadon, George MacKay e Daniel Webber, perfetti come personaggi comprimari e capaci di creare un ottimo feeling in scena tra i vari personaggi, riuscendo a dare maggiore risalto ad una storia che già di base poteva risultare intrigante, ma che grazie a ottime interpretazioni fa risaltare maggiormente la serie.Un ulteriore punto di forza di 22.11.63 è la perfetta ricreazione dell'ambientazione degli anni sessanta, riuscendo a dare maggiore credibilità alla storia e alla serie.
Consigliato: Sì, da vedere.
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