mercoledì 30 settembre 2015
Kristy
Titolo Originale: Kristy
Regia: Oliver Blackburn
Attori: Haley Bennett, Ashley Greene, Lucas Till, Chris Coy, Mike Seal, Lucius Falick
Genere: Horror, Thriller
Paese: USA
Anno: 2014
Durata: 86 Minuti
Trama: Durante le vacanze per il giorno del Ringraziamento, Justine(Haley Bennett) rimane da sola nel campus universitario.Una sera, mentre fa compere in un supermarket viene notata da una ragazza, che ben presto mostrerà di avere delle intenzioni ben poco amichevoli e Justine dovrà cercare di sopravvivere.
Giudizio finale: "Kristy" è diretto da Oliver Blackburn e scritto da Anthony Jaswinski.La storia proposta è molto banale e non aggiunge nulla al cinema di genere, anzi è un qualcosa di già visto in moltissimi film precedenti a questo; mentre per quanto riguarda la regia di Oliver Blackburn, questa è molto anonima e non riesce a incutere la giusta tensione allo spettatore, salvato dalla breve durata del film, che nonostante tutto scorre piuttosto agevolmente.Non si salvano neanche le prove degli attori protagonisti, con Haley Bennett e Ashley Greene che forniscono interpretazioni poco convincenti e che non riescono a sorreggere tutto il peso del film sulle loro spalle e questo anche a causa di un cast di supporto che non riesce a brillare a causa delle interpretazioni mediocri fornite.
Consigliato: No, da evitare.
lunedì 28 settembre 2015
Everest
La spedizione sull'Everest più disastrosa fino alla valanga del 2014 e al terremoto in Nepal del 2015. Una serie di incredibili eventi e fatalità che portarono alla morte di ben 8 persone.
Di questo parla Everest, film del 2015 diretto, co-prodotto e montato da Baltasar Kormákur, che ha aperto la 72ª edizione della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Il film racconta la spedizione sull'Everest di un gruppo di persone, guidate dai leader di due aziende commerciali che organizzavano scalate sulla vetta più alta del monda, Rob Hall e Scott Fisher. Partiti alla volta della vetta il 10 maggio 1996, insieme ai loro clienti e ai loro aiutanti, troveranno durante la scalata (e la discesa) una serie di imprevisti che renderà questa spedizione un disastro di grandi proporzioni.
La spedizione del 1996 a cui fa riferimento il film di Kormákur è stata raccontata in vari libri dai sopravvissuti a quei terribili giorni (i più importanti sono Aria Sottile del giornalista Jon Krakauer e la replica dell'alpinista kazako Anatoli Boukreev), finendo per la prima volta sui grandi schermi cinematografici grazie alla Universal Pictures e ai 65 milioni di dollari improntati (cifra irrisoria per i tempi moderni) per dare vita alla pellicola.
Everest è un buonissimo film, girato in maniera ottima e molto realistico; la spettacolarità delle scene ad alta quota è garantita anche dalla fotografia perfetta di Salvatore Totino e dalle musiche curate da Dario Marianelli. Il montaggio non ha punti deboli, grazie ad un ritmo sostenuto che non solo elimina i tempi morti, ma da modo allo spettatore di appassionarsi alle avventure di questo gruppo di scalatori e immedesimarsi a tal punto da emozionarsi di fronte le incredibili fatalità che hanno reso la spedizione del 10 maggio 1996 un autentico disastro. Il merito è di un grande Baltasar Kormákur, per la prima volta alle prese con un kolossal del genere e capace di esaltare ogni singolo fotogramma della pellicola e esaltarsi poi in fase di montaggio per un film davvero di ottimo livello.
Il merito del regista (e non solo) islandese è anche stato riuscire a guidare un gruppo di grandi attori (tra cui spiccano Jason Clarke, Jake Gyllenhaal e Josh Brolin) a delle interpretazioni molto veritiere dei personaggi interpretati, senza sbavature e incredibilmente autentiche (oltre che di alto livello).
Everest è un grande film, oltre che un monito messo lì a ricordare che la montagna è un mostro difficile da domare.
SCENA CULT: il salvataggio di Beck da parte di Rob
FRASE CULT: "You, my friends, are following in the footsteps of history, something beyond the power of words to describe. Human beings simply aren't built to function at the cruising altitude of a 747. Our bodies will be literally dying. Everest is another beast all together."
VOTO FINALE: 7,5
giovedì 17 settembre 2015
Inside Out
Chiudete tutto, qualsiasi previsione; dissipate ogni dubbio; non pensate a futuri sconvolgimenti. Il premio come miglior film d'animazione alla prossima cerimonia degli Oscar a fine febbraio 2016 andrà ad Inside Out, produzione Pixar e distribuzione Disney, nei cinema italiani da pochi giorni (mentre negli Stati Uniti è uscito lo scorso giugno).
La storia è quella della piccola Riley, 11 anni e una vita felice. Nella sua mente, vivono e crescono insieme a lei le sue emozioni: Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura. Da dietro una consolle guidano e aiutano la piccola Riley nei momenti della sua vita. All'improvviso si ritrovano tutti spiazzati dal trasloco della famiglia di Riley dal Minnesota a San Francisco.
Esilarante e commovente al tempo stesso, impressionante nel suo realismo e nel suo essere incredibilmente veritiero, nonostante si stia parlando di un film di animazione e di personaggi (forse) inventati. Tutto questo è Inside Out.
Le abilità tecniche e artistiche della Pixar sono ormai radicate e quasi mai in discussione, la direzione (perché in questi casi si parla più di direzione che di regia) di Pete Docter (mente dei più grandi successi Pixar degli ultimi anni) è come sempre di sostanza e perfetta, focalizzando, in modo adeguato, l'attenzione di Inside Out sulle emozioni, protagoniste del film ma anche importanti nel rapporto con lo spettatore.
A completare il quadro la perfetta colonna sonora curata da Michael Giacchino, mai banale, mai fuori tempo, sempre in sincronia con la storia.
Sembrerà strano, sembrerà un azzardo dirlo a settembre: ma è fuori da ogni dubbio che Inside Out sia non solo il miglior film d'animazione degli ultimi anni, ma vincerà sicuramente il premio Oscar il prossimo febbraio.
FRASE CULT: "Congratulations San Francisco, you've ruined pizza! First the Hawaiians, and now YOU!"
VOTO FINALE: 8
mercoledì 16 settembre 2015
Dead Rising: Watchtower
Tratto dall'omonima serie di videogiochi e ambientato, temporalmente, tra le vicende di Dead Rising 2 e Dead Rising 3, Dead Rising: Watchtower è un film del 2015, distribuito negli USA lo scorso 27 marzo attraverso la piattaforma online Crackle, di proprietà di Sony Pictures, mentre in Italia è uscito il primo di settembre in DVD e Blu-ray, su Sky e attraverso iTunes, Google Play, Chili e TIMVision.
Protagonisti delle vicende raccontate sono Chase Carter, reporter di una testata online, la sua aiutante e camerawoman Jordan, la giovane e affascinante Crystal e Maggie. Tutti e quattro in fuga per salvarsi da un'apocalisse zombie scoppiata all'interno di una zona di quarantena.
L'ambientazione tra secondo e terzo capitolo del videogame fa si che Dead Rising: Watchtower dia molte cose per scontate: per esempio il fatto che la presenza dei non-morti è ormai universalmente accettata, con la situazione che sembra sotto controllo grazie allo Zombrex, un farmaco che, se assunto con regolarità ogni giorno, garantisce a chi è stato infettato di condurre una vita normale. Ed in realtà questo è un bell'escape narrativo, perché consente di non appesantire il film e di concentrare il tutto nella lotta per la sopravvivenza.
La sceneggiatura di Tim Carter ha pochissime sbavature e rende Dead Rising: Watchtower un film assolutamente vedibile e godibile; certo, molti passaggi sono scontati e prevedibili ma è naturale visto che negli ultimi 15 anni sia il cinema che la tv hanno affrontato l'argomento "invasione zombie" in tutti i modi possibili e immaginabili.
Molto buona è la regia di Zach Lipovsky, sempre attento ai particolari e a proprio agio in tutte le scene di azione e combattimento che ci sono all'interno del film. Scene rese ancora più spettacolari da una fotografia di altissimo livello, che avvicina molto Dead Rising: Watchtower alla serie di videogiochi da cui è tratto.
Infine, con un cast che compie più che sufficientemente il proprio dovere, a risaltare all'interno del film sono due scelte azzeccatissime: la prima è quella di intervallare la lotta per la sopravvivenza di Chase e delle sue "compagne di viaggio" con scene in cui Frank West (protagonista del videogioco) è in uno studio televisivo a raccontare come si può sopravvivere ad un'apocalisse zombie (scene che definire esilaranti è dir poco); la seconda è quella di dare vita ad un ulteriore pericolo per i "non infetti", una banda di criminali in motocicletta (in stile Mad Max) capitanati da Logan.
Dead Rising: Watchtower non è un capolavoro ma nemmeno un film da buttare, consigliato agli amanti del genere zombie.
SCENA CULT: la lotta di Chase, in solitaria, contro un gruppo di zombie
FRASE CULT: "You are basically fucked!"
VOTO FINALE: 6
martedì 15 settembre 2015
The 100 - Stagione 1
Titolo Originale: The 100
Regia: Bharat Nalluri, Dean White, P.J. Pesce, Milan Cheylov, Wayne Rose, John F. Showalter, Matt Barber, John Behring, Omar Madha, Mairzee Almas
Attori: Eliza Taylor, Bob Morley, Paige Turco, Marie Avgeropoulos, Devon Bostick, Christopher Larkin, Isaiah Washington, Henry Ian Cusick, Lindsey Morgan, Ricky Whittle, Richard Harmon, Thomas McDonell
Genere: Drammatico, Fantascienza
Paese: USA
Anno: 2014
Durata: 40 Minuti
Numero Di Episodi: 13
Trama: Dopo una guerra nucleare che ha distrutto la civiltà sulla Terra, quel che resta del genere umano si trova su una stazione spaziale in orbita intorno al pianeta.Ora, dopo novantasette anni dalla guerra, un gruppo di cento giovani è rimandato sulla Terra per scoprire se il pianeta è nuovamente abitabile.
Giudizio finale: "The 100" è una serie creata da Jason Rothenberg e basata sull'omonimo romanzo di Kass Morgan.La serie è ben sviluppata e riesce molto bene a svelare poco per volta i misteri che si nascondono all'interno della storia, anche se non tutti.Inoltre la serie vanta un gran finale di stagione che lascia lo spettatore in sospeso e lo invoglia ad attendere la seconda stagione.I numerosi registi che si alternano nel corso delle tredici puntate fanno tutti un buon lavoro, riuscendo a mantenere uno stile piuttosto lineare e a far appassionare lo spettatore alla serie e ad ogni singolo episodio.Protagonisti della serie sono Eliza Taylor, Bob Morley, Marie Avgeropoulos e Thomas McDonell, autori di buone interpretazioni e di un buon affiatamento per l'intera prima stagione, nonostante si tratti dei primi ruoli importanti della carriera per i quattro attori.Buone prove anche per Paige Turco, Isaiah Washington e Henry Ian Cusick, sebbene in ruoli un po' più marginali.La serie annovera tra le proprie fila anche interpretazioni di buon livello dei suoi personaggi secondari, alzandone ulteriormente il buon livello finale.Unica nota negativa sono gli effetti visivi, che in alcune occasioni non sembrano all'altezza della situazione.
Consigliato: Sì, da vedere.
lunedì 14 settembre 2015
Pushing Daisies - Stagione 1 e 2
Titolo Originale: Pushing Daisies
Regia: Barry Sonnenfeld, Paul A. Edwards, Adam Kane, Peter O'Fallon, Allan Kroeker, Lawrence Trilling, Brian Dannelly, Peter Lauer, Paul Shapiro, Tricia Brock, Julie Anne Robinson, Dean White
Attori: Lee Pace, Anna Friel, Chi McBride, Ellen Greene, Swoosie Kurtz, Kristin Chenoweth, David Arquette, Christine Adams
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy
Paese: USA
Anno: 2007 e 2008-2009
Durata: 40 Minuti
Numero Di Episodi: 9 e 13
Trama: Il fabbrica-torte(Lee Pace) ha lo straordinario potere di far ritornare in vita i morti per un minuto e grazie al suo dono aiuta l'investigatore privato Emerson Cod(Chi McBride) a risolvere i casi più disparati.
Giudizio finale: "Pushing Daisies" è una serie creata da Bryan Fuller, che poteva essere sviluppata in modo un po' diverso, in quanto aveva degli spunti interessanti ma alla lunga la serie risulta essere abbastanza ripetitiva e con pochi colpi di scena.Inoltre la serie è stata chiusa dopo sole due stagioni e lascia senza risposte diverse situazioni.I registi delle due stagioni si mantengono tutti sullo stesso piano, cercando di dare continuità di stile nel corso di ogni singola stagione e risultando poco invasivi nella storia.Protagonisti delle due stagioni sono Lee Pace, Anna Friel, Chi McBride e Kristin Chenoweth, molto bravi in ogni singolo episodio con interpretazioni più che positive e con un ottimo affiatamento.Positive anche le interpretazioni degli attori di contorno, che nonostante il poco tempo a disposizione fanno del loro meglio per apparire credibili.Inoltre in entrambe le stagioni, si fa un uso massiccio di effetti visivi, che purtroppo in molte occasioni risultano essere poco credibili.
Consigliato: No, ma per il semplice fatto che la serie è stata chiusa e la fine della seconda stagione lascia in sospeso.
domenica 13 settembre 2015
I Fantastici 4
Probabilmente il punto più basso toccato negli ultimi anni dai film tratti dai fumetti a firma Marvel. E non per l'accoglienza in sala e per il flop al botteghino: I Fantastici 4 è un film completamente sbagliato, a partire da una trama superficiale e poco accattivante e per finire con delle scelte di montaggio finale incomprensibili, con molte scene tagliate o messe insieme in modo approssimativo.
La storia inizia con Reed Richards e Ben Grimm da piccoli, con il primo, grazie ad un talento straordinario per le scienze, che sta cercando di costruire una macchina per il teletrasporto, ed il secondo suo fido aiutante. Cresciuti, grazie ad una presentazione del prototipo in una competizione scientifica, Reed viene assunto dal dottor Franklyn Storm. Lì entra in contatto con altri ragazzi geniali, intenti nel completamento di un "Portale Quantico" in grado di teletrasportarli in un’altra dimensione.
Nel 2009 la 20th Century Fox comunicò l'intenzione di operare un'azione di reebot del franchise cinematografico de I Fantastici 4, dopo i due film del 2005 e del 2007, che avevano ottenuto alterne fortune. Prodotto da Matthew Vaughn, sceneggiato da Simon Kinberg e Jeremy Slater e diretto da Josh Trank (Chronicle), i Fantastici 4, dopo varie "peripezie", vede l'approdo nei cinema statunitensi lo scorso 7 agosto, mentre in quelli italiani il 10 settembre, accolto in entrambi i casi con molto scetticismo e pessimismo. Scetticismo e pessimismo assolutamente comprensibili dopo la visione del film.
Partiamo dalla trama: leggera, poco accattivante, mai coinvolgente e assolutamente lacunosa. Continuiamo con un montaggio finale incomprensibile che, per ridurre la pellicola alla durata di 100 minuti, nella prima parte del film si sofferma male sui personaggi principali de I Fantastici 4, lasciando solamente all'ultimo spezzone (25-30 minuti massimo) la componente action e fantasy, anch'essa però trattata in modo approssimativo e in maniera frenetica (quasi si avesse fretta di chiudere il film il prima possibile). Tutto ciò ha comportato una montagna di scene girate ma tagliate nel montaggio finale, scene che avrebbero delineato maggiormente le personalità dei 4 (5) protagonisti del film e che (forse) avrebbero dato a I Fantastici 4 una diversa conformazione, magari più lineare e non così schizofrenica e male assortita.
Uno dei punti deboli del film, purtroppo, è sicuramente il poco feeling che si è venuto a creare tra i vari personaggi, probabilmente proprio a causa delle scelte finali di montaggio; e ciò comunque è dovuto anche alle interpretazioni (anch'esse ad intermittenza) dei 5 attori protagonisti del film: Miles Teller, Kate Mara, Michael B. Jordan, Jamie Bell e Toby Kebbell, 5 grandissime individualità che però restano tali e non riescono ad amalgamarsi e a dare vita ad un solo cuore pulsante, che in film come questo è estremamente importante. Sono attori di grandissimo valore ma purtroppo non sono riusciti a creare il feeling giusto che avrebbe potuto garantire alla pellicola maggiore rilevanza.
Niente da fare, I Fantastici 4 sono personaggi che si prestano poco alla trasposizione cinamatografica e questo film del 2015, realizzato in questa maniera aberrante, è lì a dimostrarlo.
DIALOGO CULT:
Reed Richards: "Please don't blow up, please don't blow up..."
Johnny Storm: "Oh, yeah, that's what I want to hear when going into another dimension!"Ben Grimm: "Don't worry, he does that."
VOTO FINALE: 4,5
domenica 6 settembre 2015
Southpaw
Nella boxe il termine "Southpaw" sta ad indicare la posizione normale per un pugile mancino; ed è proprio da questo termine che prende il titolo il nuovo film di Antoine Fuqua, Southpaw, sceneggiato da Kurt Sutter e avente come protagonista uno strepitoso Jake Gyllenhaal, nei panni del pugile di fama mondiale Billy Hope.
Ritrovatosi vedovo e sconvolto a tal punto di veder ormai rovinata la sua carriera, deve ricominciare dal nulla, cercando di tornare a vivere un'esistenza normale per poter così riprendersi sua figlia, temporaneamente affidata ai servizi sociali.
Di film sulla boxe ne sono stati fatti tanti, e probabilmente tanti se ne faranno. Southpaw non fa dell'originalità il suo punto di forza, anzi molte vicende sono state già presentate in pellicole simili del passato. Il punto di forza di Southpaw, oltre al notevole impatto emotivo che suscita la storia raccontata, è assolutamente da identificare nelle interpretazioni di Jake Gyllenhaal, Forest Whitaker e, anche se visibile per poco, Rachel McAdams. Gyllenhaal ormai è entrato nell'elite degli attori hollywoodiani, cosa confermata dalle sue ultime pellicole, Lo sciacallo e Everest (appena proiettato alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia); in Southpaw sfodera una grandissima interpretazione e un'assoluta capacità di entrare perfettamente nel personaggio interpretato, sia fisicamente (con una preparazione degna di un pugile professionista) che psicologicamente, riuscendo a rendere Billy Hope veritiero in tutti i suoi eccessi e in tutti i suoi diversi sbalzi di umore. Molto bravo anche Whitaker, spalla perfetta nella seconda parte del film e autore, come sempre, di prestazioni all'altezza; infine una nota di merito va anche a Rachel McAdams che, nonostante sia presente in poche scene, riesce a dare prova di grande maturità e di un'impronta artistica al di fuori della norma.
Il punto debole del film è, però, Antoine Fuqua, che non riesce a dare una sua impronta indelebile a Southpaw e non riesce a caratterizzarlo a pieno, mettendosi completamente nelle mani di Jake Gyllenhaal e cercando di non discostarsi più di tanto dalle pellicole sul pugilato già presenti nel panorama cinematografico. Dispiace, perché Southpaw non riesce a brillare di luce propria e alcune scene del film non hanno una forza dirompente tale da poterlo annoverare tra i migliori lungometraggi sul tema.
Southpaw resta comunque un buon film, con delle ottime scene di pugilato, ma troppo legato alle interpretazioni dei singoli che gli garantiscono, almeno secondo il nostro punto di vista, un punto in più nelle valutazioni finali.
SCENA CULT: gli slow motion durante gli incontri
DIALOGO CULT:
Tick: “We start tomorrow.”
Billy: “Training?”Tick: “No. Baking cookies.”
VOTO FINALE: 7,5
sabato 5 settembre 2015
Operazione U.N.C.L.E.
Dal 1964 al 1968, quindi in piena Guerra Fredda (anche se nel periodo un po' più "leggero"), andò in onda negli Stati Uniti la serie tv Organizzazione U.N.C.L.E. (The man from U.N.C.L.E. il titolo originale) in cui si narravano le gesta della spia americana Napoleon Solo e della spia russa Illya Kuryakin, entrambi agenti del Comando Network for Law Enforcement che lottava contro il male.
Riprendendo l'idee della serie tv degli anni sessanta, Guy Ritchie (aiutato nella sceneggiatura da Lionel Wigram) tira fuori un film completamente nuovo e assolutamente esaltante, combinando alla perfezione il suo modo di fare cinema con le ambientazioni (per lo più italiane) del 1963. Operazione U.N.C.L.E. è un film ad alto tasso tecnico e ritmico, con le inquadrature ed i tagli di montaggio tipiche del regista britannico che danno alla pellicola i tratti tipici di un fumetto ma mantengono intatta la veridicità della storia e il coinvolgimento dello spettatore. Grazie ad una storia che va dritta all'essenziale senza perdersi in "chiacchiere" inutili e ad una colonna sonora (con alcune chicche italiane) cucita addosso al film, Operazione U.N.C.L.E. riesce nell'arduo compito (ultimamente) di non annoiare mai e di riuscire a divertire grazie all'autoironia che pervade tutta la pellicola e tutta la vicenda raccontata.
In tutto ciò, vanno comunque sottolineate le interpretazioni dei tre attori principali: Henry Cavill (Napoleon Solo), Armie Hammer (Illya Kuryakin) e Alicie Vikander (Gaby Teller). Tre bravissimi attori presi singolarmente, spettacolari come gruppo: la chimica creata sul set tra i 3 è perfetta ed è un punto di forza fondamentale di Operazione U.N.C.L.E., basato anche sui dialoghi taglienti e divertenti tra i vari personaggi del film.
Operazione U.N.C.L.E., uscito nei cinema italiani il 2 settembre, resta da vedere, sia per i fan di Guy Ritchie, sia per chi vuole godersi un film di qualità e totalmente leggero e ironico.
SCENA CULT: l'inseguimento in motoscafo
FRASE CULT: "America teaming up with Russia. That doesn't sound very friendly."
VOTO FINALE: 7+
mercoledì 2 settembre 2015
The Last Ship - Stagione 1
Titolo Originale: The Last Ship
Regia: Jonathan Mostow, Jack Bender, Paul Holahan, Sergio Mimica-Gezzan, Michael Katleman, Brad Turner
Attori: Eric Dane, Rhona Mitra, Adam Baldwin, Charles Parnell, Travis Van Winkle, Marissa Neitling, Christina Elmore, Jocko Sims, John Pyper-Ferguson, Ravil Isyanov, Titus Welliver
Genere: Azione, Drammatico, Fantascienza
Paese: USA
Anno: 2014
Durata: 40 Minuti
Numero Di Episodi: 10
Trama: Quando un terribile virus sta decimando la popolazione mondiale, una biologa, in missione segreta sulla USS Nathan James, è l'unica persona in grado di trovare un antidoto.
Giudizio finale: "The Last Ship", serie basata sull'omonimo romanzo di William Brinkley del 1988, è creata da Steven Kane e Hank Steinberg e può avvalersi, tra gli altri, di Michael Bay nel ruolo di produttore.La serie non aggiunge nulla di nuovo al genere, poichè anche in altre occasioni è stato portato sullo schermo la decimazione della popolazione a causa di un virus, ma in questo caso cambia lo scenario in cui si svolgono i fatti.Un'altra pecca della serie è l'eccessiva celebrazione e attaccamento alla patria da parte dell'equipaggio della nave statunitense, un po' troppo forzata.I vari registi che si alternano nelle varie puntate, invece, se la cavano piuttosto bene, dando una buona scorrevolezza alla storia e riuscendo a destreggiarsi agevolmente negli ambienti ristretti della nave, riuscendo a non far annoiare lo spettatore.Inoltre, la serie può vantare, tra gli interpreti principali, un cast di buon livello, nel quale troviamo Eric Dane, Rhona Mitra e Adam Baldwin, autori di interpretazioni più che positive, anche se per quanto riguarda Eric Dane, in alcuni momenti la sua recitazione sembra un po' troppo forzata.Ma gli attori protagonisti sono ben supportati anche dai personaggi secondari e di contorno, riuscendo a stabilire un livello interpretativo di buon livello.Forse si poteva fare qualcosa in più con gli effetti visivi, che non sembrano sempre all'altezza della situazione.
Consigliato: No, si può evitare.
martedì 1 settembre 2015
Ant-Man
Non passerà alla storia come il miglior film della Marvel degli ultimi anni; non è sicuramente al livello dei vari Avengers e Iron Man. Ma comunque Ant-Man fa la sua buonissima figura e non delude i fan del fumetto e della saga cinematografica dei super eroi "mascherati".
Intepretato da Paul Rudd, Ant-Man racconta la storia del rapinatore Scott Lang, ex ingegnere elettronico che decide di assecondare il suo amico Luis per un ultimo colpo. Nella cassaforte che riesce ad aprire in casa di un vecchio ricco trova solamente una strana tuta che decide comunque di portarsi a casa. Quello che non sa è che quella cassaforte è dello scienziato Hank Pym e che quella tuta può restringere chi la indossa alle dimensioni di un insetto.
Diretto da Peyton Reed e tratto dai fumetti di Stan Lee e Jack Kirby, Ant-Man, dopo l'annuncio al Comic Con del 2012, è diventato realtà nell'estate del 2015, quando il 29 giugno si è tenuta la premiere ad Hollywood.
Il punto di forza della pellicola è sicuramente Paul Rudd, molto bravo a dare vita e veridicità ad un personaggio non facile da interpretare e dalle varie sfaccettature: non solo per i cambi repentini da "grande" a "miniaturizzato", ma anche per l'aspetto caratteriale e inconscio di Scott Lang, sempre in lotta con se stesso ma in egual misura comico e divertente al punto giusto. La vera grande anima comica della pellicola, però, è sicuramente Michael Pena, esilarante e mai sopra le righe, perfetto nei tempi comici e assoluto mattatore in ogni sua scena.
Buone e di sostanza, infine, le prove di Michael Douglas, di Evangeline Lilly e di Corey Stoll, piacevole conferma dopo la grande prova nella serie tv House of Cards.
Ant-Man in fin dei conti è un buon film, ben diretto, più leggero dei precedenti già citati sui supereroi, con dei picchi assolutamente di valore e dei momenti che potevano essere trattati in maniera differente (il rapporto padre-figlia tra Michael Douglas e Evangeline Lilly); resta un film da vedere, che non annoia grazie ad un buonissimo ritmo e alla capacità di prendersi poco sul serio, e che consente allo spettatore di uscire dalla sala cinematografica non deluso.
SCENA CULT: la prima esperienza di Scott con la tuta di Ant-Man
FRASE CULT: "I think we should call the Avengers"
VOTO FINALE: 6,5
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