Seconda stella a destra, e poi dritto fino al mattino. La strada per l'isola che non c'è è stampata a lettere cubitali nell'immaginario comune, così come la storia di Peter Pan, dei bambini sperduti e della loro continua "guerra" con il capitan Uncino. Ciò che non è mai stata raccontata è l'origine della leggenda del bambino che non vuole crescere.
Pan - Viaggio sull'isola che non c'è, film uscito ad ottobre negli Stati Uniti e solamente un mese dopo qui in Italia, racconta di come Peter, abbandonato dalla madre in un orfanotrofio nei pressi dei giardini di Kensington, venga rapito dal pirata Barbanera e portato sull'isola che non c'è. Costretto a lavorare in miniera, fa la conoscenza di Giacomo Uncino ed insieme a lui progetta la fuga per mettersi a capo di una tribù che possa combattere Barbanera e i pirati.
Non proprio una libera interpretazione della favola di Peter Pan, visto che qui si tratta di una sorta di prequel delle vicende raccontate nei libri dello scrittore scozzese James Matthew Barrie. E grazie a ciò lo sceneggiatore Jason Fuchs ed il regista Joe Wright hanno potuto sbizzarrirsi nell'inventare quasi di sana pianta una storia che avesse come protagonisti i personaggi dei libri ma che raccontasse vicende totalmente inedite. Il problema, ed anche bello grosso, è che ciò che ne è venuto fuori è un film incasinato e pieno di invenzioni narrative, che sfiniscono e destabilizzano lo spettatore, facendolo perdere, in più di un'occasione, nei vari spunti della storia: Pan non riesce ad avere una sua identità, unendo in maniera un po' invasiva molti elementi cinematografici attinti da altre saghe di successo.
A salvarsi di Pan sono gli effetti visivi, realizzati ottimamente e contraltare perfetto delle vicende raccontate dal film: se quest'ultime appesantiscono lo spettatore e cercano di farlo scappare (come vorrebbe Uncino) dall'isola che non c'è, le musiche di John Powell, le scenografie di Aline Bonetto, le musiche di Jacqueline Durran, la fotografia di John Mathieson e Seamus McGarvey e gli effetti speciali riescono a dare vitalità alla storia e un motivo di interesse a chi sta guardando il film.
Il cast è di buonissimo livello, con il piccolo Levi Miller e la sempre brava Rooney Mara autori di prove sostanziose. Da contraltare però, c'è la prova di Hugh Jackman: poco incisivo il suo personaggio (Barbanera), non propriamente uno dei migliori villain cinematografici, poco significativa la sua caratterizzazione; sicuramente dall'attore australiano ci si aspetta sempre qualcosa in più.
Dispiace dover bocciare un film come Pan, perché l'idea alla base del film era accattivante, così come le modalità di messa in scena della storia: siamo nel 2015, quindi cercare di strizzare l'occhio allo steampunk per dare una prospettiva diversa alla storia di Peter Pan è assolutamente condivisibile (a parte un paio di scene); purtroppo, però, si è cercato di fare troppo e ciò non ha assolutamente giovato al film.
SCENA CULT: il mondo delle fate
DIALOGO CULT:
Peter Pan: "Always be friends, Hook. Are we?"
Hook: "Always. It can't possibly go wrong."
VOTO FINALE: 5
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